sabato 31 maggio 2008

...VERITà O LEGGENDA????

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In paese e fuori la chiamavano tutti "la strega", ma il suo vero nome era Domenica.


Da piccina aveva imparato tutto quello che si poteva imparare sulle erbe e radici che crescevano per tutta la vallata.


Come insegnanti le vecchie custodi,  da sempre depositarie di antichi rimedi,  contornati di misteri e amalgamati con paure che si perdevano nelle leggende tramandate di bocca in bocca attraverso gli anni. 


La vita con lei non era stata generosa, sempre sola, viveva di quel poco che riusciva a trovare, d'estate raccoglieva funghi e legna, d'inverno si arrangiava con la canocchia della sua povera mamma, filava la lana per pochi soldi.


Tutti se potevano la evitavano, salvo chiamarla quando stavano male.


Certo, la mamma che si presentò alla sua porta quella sera, di norma   voltava la testa al suo passaggio, ma ora non poteva ignorare il suo potere, anche se con paura, bussò alla  porta.


 "Menica, bisogna proprio farmi guarire il mio bambino"


disse con fare implorante la povera mamma, mentre dondolava con le braccia il suo piccolo, che continuava a piangere disperatamente.


La vecchia sdentata, ritta dinanzi al fuoco, stette impassibile e muta, non guardò nemmeno la donna che era entrata nel suo tugurio.


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" Che vi ho fatto Menica di non rispondermi? Vi ho dato le patate, vi ho dato il lardo e il salame, se mi guarite il bimbo vi darò ancora qualche cosa".


La vecchia alzò il capo finalmente, e con una faccia di mistero e di paura disse:"il vostro Giacomo, Dora, mi ha detto "strega", e io quella parola non la voglio.


La Dora comprese allora: il suo bambino s'era ammalato perchè quello scavezzacollo di Giacomo, il primogenito, un maschietto dai dodici ai tredici anni, nel tornare dalla scuola s'era unito alla frotta di monelli che gridavano dietro alla Menica: "Strega! Strega!".


Intanto però la "strega" s'era rabbonita, aveva preso una scodella con dell'acqua pura, vi aveva messo del refe in forma di croce e biascicava non so quali preghiere sibilline.


Anche il bambino si quetava, e quando gli scongiuri furono finiti, Dora trasse di sotto al grembiule un cartoccio e lo diede a Menica, Menica lo prese senza dir parola, e l'altra se ne andò.


angeli

Così da tanti anni ella esercitava il suo mestiere superstizioso, che le faceva guadagnare un pò di pane....   

mercoledì 28 maggio 2008

....... 34 ANNI FA , MA SE GUARDIAMO BENE NIENTE é CAMBIATO


Mara mi ha chiamato dicendomi che va in manifestazione.

Oggi per noi è il giorno della  memoria.

 ho piacere che mia figlia senta come un dovere questa triste ricorrenza .

 I ricordi corrono a quel martedì, chi se lo può scordare?

orror
Un martedì pieno di pioggia di un maggio freddo e strano. Ero una ragazza  che già lavorava, si cresceva in fretta,  ed entrare nel mondo del lavoro era cosa normale.

La notizia mi arrivò proprio sul lavoro, la radio sempre accesa per rendere meno faticose quelle ore, all'improvviso il silenzio,  poi la notizia, ricordo il senso di irrealtà, lo stupore  e  poi la rabbia.

Mollare tutto e andare a cercare i compagni, vedere la gente per strada piangere ed abbracciarsi come a cercare in quel contatto  la sicurezza di stare  sognando, di potersi svegliare e ridere di quei sogni così schifosi!!

Ma non era un sogno, era una realtà che ci toccava da vicino, stavolta toccava  noi!

Conoscevo personalmente Livia,  donna fantastica, insegnante e da sempre impegnata nel volontariato nei consultori femminili.

Tempi di discussioni,  di partecipazione nei collettivi dove ognuno di noi portava idee cercando un nuovo modo di  vivere.

Tempi brutti,  la violenza  era attorno a noi,   la paura si respirava  si leggeva sui muri,  lunghe scritte nere, minacciose  anche in quel  colore così marcato.

Ma se mi guardo attorno mi si stringe il cuore, sui muri vedo a distanza di 34 anni le stesse scritte.

Sento che abbiamo fallito, non è cambiato niente, il seme di quella violenza c'è sempre,

orror
Però  una speranza  vive, penso a mia figlia, oggi c'è lei al mio posto, e mi sento meglio,

Grazie piccola, ti voglio bene. 

domenica 25 maggio 2008

..... ASPETTANDO GODOT ...... PER GIGANTE E FIAMMA


.........  quante volte stiamo fermi ad aspettare un qualche cosa di indefinibile? Quante volte "non" viviamo aspettando Godot. E intanto la vita corre! Corre nascondendoci la sua fragilità, noi che come emeriti idioti ci sentiamo immortali, noi che ci permettiamo il lusso di giocarci questa vita sicuri che si può barare sempre e comunque. . Non sarà mai "domani" ma è "sempre" ora! Fortunati chi non ha mai aspettato Godot, chi vive la sua ora "sempre", sicuri di avere come compagni di viaggio l'amore, la tenerezza e il rispetto nell'essere tutti su una medesima strada. La via che ci porta per mano verso quell'unica meta che è la morte. Il mio pensiero va al Gigante di Fiamma, non lo conoscevo personalmente, ma "parlando" con Lei e leggendo i suoi post, sicuramente sono persone che non sono rimaste sedute ad aspettare un "domani migliore". Una persona che nonostante sia straziata dentro, chieda ancora dei "sorrisi" per accompagnare il suo compagno che "è andato avanti", è una che vive anche  questo evento in cammino con la realtà. Davanti a queste emozioni mi sento piccola piccola, vorrei abbracciare forte Fiamma,  chiedere a lei di aiutare me a capire la vita che certe volte pesa così tanto da fermarmi a riposare aspettando, scusate, Godot


annidaridere.splinder.com


 


mi è stato chiesto di mettere il nome del blog di Fiammetta, lo faccio con gioia.

giovedì 22 maggio 2008

...... PRONTI A SPICCARE IL VOLO ....

gatti

.... tutte le volte è uno strappo al cuore ...ma lo so che "deve" succedere, ormai sono "grandi", le loro "mamme" mi chiamano da giorni, vogliono i loro "piccoli"!  Vogliono i "miei" piccoli amori, così perfetti da amare e da coccolare, con un "imprint" così umano da essere quasi dei cuccioli-bambini. A me restano i ricordi. Tante notti,  ad allattarli e a coccolarli, tanti graffi e tenere coccole, tante lezioni di vita di famiglia sempre ricordando che "loro" erano di passaggio. Stasera è partito Noè, va a vivere con una coppia giovane giovane. La ragazza  era emozionata e lui tenero tenero,  sembrava un neopapà. Domenica toccherà a Sofy e poi Artù. A me resterà un cassetto pieno di ricordi e di foto che mi invieranno per dirmi il loro grazie. Ma ora scusate se mi sento uno straccio, sulle mie gambe mentre scrivo, non c'è Noè, e già mi manca .....



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domenica 18 maggio 2008

.... un'altra storia ...

Questa è una storia che mi fa male.

 La vita di una gatta unica, speciale , la storia della mia Sissi.

La racconterò a puntate, inizierò da così lontano che quando arriverò a lei, vi sembrerà di vederla e conoscerla attraverso l’amore che ho per lei …..

Come una fiaba iniziò ….

Tanti anni fa in una casa normale, abitata da una famiglia comune, vivevano in armonia gli umani, una gracula religiosa, chiamata Merlino e una gatta siamese dal buffo nome, Scimmia.


Perché avesse quel nome bastava conoscerla, buffa era la prima parola che saltava in mente, buffa e strana.

 Non pensate che lei fosse una gatta “normale” nemmeno per sogno!

Era una gatta possessiva, amava me e mio marito, ma mio figlio, nato dopo di lei no, proprio non lo sopportava!

La convivenza andava avanti tra graffi e pianti, con  gatta e  figlio separati a viva forza,

il problema era che a vincere era sempre Scimmia!

Poi la svolta, nel 1991 nasce Mara, già preparati al peggio, cerchiamo soluzioni ancora prima del fatidico “primo incontro”.

Scimmia diventa una “sorvegliata speciale”, non può avvicinarsi a Mara,

il lettone ormai è tabù, le coccole sono miste a urli terrorizzati al suo sempre cercare di “capire” chi è quell’esserino urlante che mi porta via tanto tempo!

Una mattina la troviamo pacifica che dorme nella cesta con la bimba, eludendo i nostri sforzi ormai ridotti alla disperazione lei, la carognetta,  era riuscita nel suo intento!

Amore a prima vista, mai visto una gatta così innamorata di un cucciolo d’uomo.

La prima amica di mia figlia è stata una gatta, come pure il primo gioco, ho dei ricordi bellissimi riguardo a quelle due.

Mara che “vestiva” Scimmia con i suoi indumenti, poi la metteva nella carrozzella delle bambole e la portava a spasso per tutta la via, uno spasso!

Vivevano in simbiosi, Mara che cresceva e Scimmia che invecchiava.

 Poi la natura fa il suo corso, a 15 anni un gatto è vecchio anche se per chi lo ama non vorrebbe mai perderlo.

 Ricordo l’ultima sera, è venuta a “salutarmi” sul lettone, le ho fatto le coccole, ricordo stavo leggendo, dopo un po’ Dario mi chiama con una voce stupita, incredula,  dicendomi che Scimmia era morta.

Era acciambellata nella sua cesta, una cesta rotonda, azzurra con dei disegni raffiguranti dei gatti, sembrava dormisse ….

La mattina dopo, non c’è stato nemmeno bisogno di dirlo ai figli, lo “sapevano” già.

Non mi sono mai chiesta il perché lo sapevano, forse il dolore è contagioso.

Abbiamo pianto,  tutti, era venuta a mancare una di noi, anche la neve che quel giorno scendeva non portava gioia, era solo dolore e vuoto.

Solo una decisione vedendo i figli soffrire così tanto e non poter fare nulla, anche noi eravamo un grumo di dolore, mai più, mai più gatti.

Per oggi mi fermo qui, ricordando la mia Scimmia, vi confesso che ho le lacrime agli occhi …..

 

sabato 17 maggio 2008

semplicemente una richiesta di aiuto che non ci costa NULLA.....



    Oggetto:


     Leucemia - Per favore leggete il seguito





     Se la cestinerete davvero non avete cuore!



     Salve, sono un padre di 29 anni.io e mia

      moglie abbiamo avuto 

     una vita


     meravigliosa.


     Dio ci ha voluto benedire con una bellissima bambina.


     Il nome di nostra figlia è Rachele. Ed ha 10 anni.

      Poco tempo fa

     i dottori


     hanno rilevato un cancro al cervello e nel suo piccolo corpo.


     C'è una sola via per salvarla, operare!


     Purtroppo, noi non abbiamo denaro sufficiente per far fronte al

     costo. AOL e


     ZDNET hanno acconsentito per aiutarci.


     L'unico modo con il quale loro possono aiutarci è questo: Io

     invio questa


     email a voi e voi inviatela ad altre persone. AOL rileverà la

     traccia di


     questa e-mail e calcolerà quante persone la riceveranno.


     Ogni persona che aprirà questa e-mail e la invierà ad altre

     persone ci


     donerà 32 centesimi.


     Per favore aiutateci


     Con sincerità George Arlington Barbara Varano Laboratorio di

     Virologia


     Istituto Superiore di Sanità V.le Regina Elena 299 00161 Roma, Italy


     Tel

     39-06-49903170

     Fax 39-06-49387184


     Dr Fabrizio Bianchi 1° Ricercatore CNR Sezione Epidemiologia

     Istituto di


     Fisiologia Clinica Consiglio Nazionale delle Ricerche Area di

     Ricerca di San


     Cataldo Via Moruzzi,1 - 56127 PISA (Italy) phone: +39-(0)50-3152100/1


     fax: +39-(0)50-3152095 Massimiliano Giangaré cell.

    328 9583457




     Prof. Ettore Cardarelli Università degli studi di Roma

     'ProductID='La Sapienza'' w:st='on'>La Sapienza'


     Via Eudossiana 18 00184 Roma





Io non  so se è una verità,

ma nel dubbio, accetto la loro richiesta,

poi sta alle nostre coscienze capire se la "cosa"  è davvero importante,

un bacio a tutti.....

Cesy 

giovedì 15 maggio 2008

.... la corsa più bella del mondo ....

pasol

Ci siamo, dopo tutta la settimana a sentire sulle strade dei "ruggiti", dopo il calvario per chi doveva entrare in una Brescia piena di divieti per  causa "loro" ecco che partono!


Parte la "Freccia Rossa", ovvero la Mille Miglia! 


Stasera lo spettacolo è lungo la strada che porta al lago di Garda, tutto il percorso sarà un palco fatto di tavolini improvvisati,  panche e sedie,  con persone che sventoleranno bandiere fatte  da un unico colore, il rosso.


pasol

Persone che come ogni anno,  per questa simpatica festa organizzano  ai margini della strada, concerti e spettacoli  il tutto mangiandosi un panino e bevendo il  vino della Franciacorta, guardando sfrecciare il lunghissimo corteo di auto che sfilerà fino a notte inoltrata.


La corsa " più bella del mondo" come la chiamò il grande Enzo Ferrari, partirà da viale Venezia, giardini di Rebbuffone, alle 19,30, quindi da noi le prime arriveranno verso le 8.


Quest'anno le vetture in gara sono 375, ma altrettanto sono quelle che le seguono per mille motivi, un'allegra carovana fatta di puro divertimento all'insegna della regolarità.


Le auto che gareggiano sono  state costruite dal 1927 al 1957,  tutte devono essere "originali"  dunque delle nonne e bisnonne.


Vedere il loro passaggio è veramente uno spettacolo, la scia  vorticosa  di altri mezzi che le accompagnano facendole sembrare delle regine tra trombette d'epoca e classon assordanti, il tutto condito con urla di un entusiasmo, che non mi vergogno a dirlo, prende tutti gli anni anche me.


I guidatori poi, sono  tutti vestiti secondo la moda che usavano all'epoca delle  loro auto, tante scoperte,  dai colori brillanti, bellissime!


Come sempre questa corsa richiama personaggi famosi, sportivi e non, lungo la strada si può sentire i vari cori che ineggiano ai più famosi, al che,  sentendoli, ( se sono i navigatori,)  si alzano per ricevere il dovuto omaggio!  


mille

Solo scrivendo sento l'entusiasmo crescere,  si sente anche adesso il rombo di auto che passa sulla statale, certamente sono le "gregarie" che fanno dei giri di prova, oggi è permesso loro quasi tutto, è una festa tutta bresciana,  una partecipazione totale che durerà fino a sabato notte, quando la gara si concluderà  tra trofei e stanchezza.


 giovedì sera ore,22,30.


Sono appena tornata dal vedere la mitica partenza, una cosa non manca mai, la pioggia.


C'è il detto " la Mille o parte bagnata, o arriva affogata! "


Così è stato, sul più bello, quando  l'aria era piena di rombi,  suoni di classon, urla e applausi, l'acqua ha iniziato a scrosciare.


Ma la pioggia non ha dato fastidio, la Mille è anche questo, che serata gente...... da ricordare!


Ora le foto......  


 


   


> pasol pasol pasol pasol

martedì 13 maggio 2008

Qualche delitto l’abbiamo anche noi qui in paese….

Oggi si conclude una vicenda che, se vogliamo leggerla secondo l’ottica del paese, è iniziata 22 anni fa.

Oggi dopo 15 mesi trascorsi in una cella frigorifera, torna a casa una donna, una madre.

orror
Torna per l’ultima volta tra le strade che l’hanno vista nascere e crescere, amare, incontrare l’uomo che l’ha resa madre, che forse ucciderà quel figlio e alla fine ucciderà anche lei.

Questa è la storia di una famiglia e di un paese intero, legato a questa vicenda, troppo assurda per rimanere impassibili, per girare il capo e continuare la solita vita.

Tutto ha inizio il 28 aprile 1986, il piccolo Cristian di soli dieci anni sparisce; sembra impossibile nella nostra sonnacchiosa provincia; poi in quel paese è strano, si conoscono tutti, un paesino attorniato da monti feriti dove viene rubato il famoso marmo “Botticino”.

Il lavoro principale del piccolo borgo sono le cave di marmo, il papà di Cristian è uno di quelli che vivono con la polvere di marmo appiccicata perennemente alla pelle, tutti conoscono tutti, l’allarme è immediato, in poche ore tutta la provincia è allertata.

Partono le ricerche, ogni uomo lascia il lavoro, ogni donna s’improvvisa detective, sembra un incubo, ma il bimbo non c’è.

Si formulano ipotesi, ma allora non c’erano gli “zingari”, i “rumeni”, stupratori e pedofili erano cose lontane, noi eravamo un’isola felice!

Si batte casa per casa….

 cava per cava,…

 alla fine si arriva sul monte di casa, la Maddalena…

Qui bisogna fermarsi, andare piano per accompagnare quel padre……

Ma perché lui corre … subito … deciso verso un punto esatto?

Perché non si avvicina a quel corpicino martoriato?

orror
Mille dubbi che lo legheranno a un sospetto che rimarrà a lungo.

Cristian è stato strangolato da sconosciuti, poi portato sul monte, dopo tante indagini il solo sospettato è proprio il padre.

Durante il processo si vede un padre distrutto da quest’accusa infamante, lei la madre, una figura carica di una dignità unica, lo difende, non può accettare questa verità.

Ora dicono gli esperti che lei per continuare a vivere non poteva credere a quella verità.

Quella verità che l’ha uccisa.

Il padre è assolto, l’assassino resta impunito, poi la vita riprende il suo normale corso, anche se con una paura che gira per il paese, ai bimbi ora non è più permesso di giocare nei prati…. c’è in giro il lupo cattivo….

orror
Passano gli anni, poi la notizia, la mamma di Cristian si è suicidata, è il 10/02/2007.

Ricordo la notizia battuta da una tv locale, ricordo la reazione che ha avuto un mio amico vigile che si trovava a casa mia quel giorno e che allora partecipò al ritrovamento del cadavere del piccolo.

Ricordo il suo grido e le sue parole “ ha ucciso anche lei”.

Le indagini gli hanno dato ragione, uccisa come suo figlio, strangolata.

Un delitto secondo l’accusa studiato “a tavolino”, solo il movente non è stato chiarito, forse la mamma era più forte ora?

Forse poteva affrontare quella verità?

Non lo sapremo mai, di lei restano delle immagini di donna dolce, immersa in un mondo, dove le brutture non devono esistere, dove il suo Cristian non può avere incontrato il lupo che era suo padre!!

Oggi riposerà finalmente vicino al suo Cristian.

domenica 11 maggio 2008

UNA LETTERA .....


Maternità Oggi è un giorno particolare, la festa della mamma, il nodo in gola si fa più grosso,  malinconia, rimpianto e rabbia mi fanno compagnia mentre ti penso. 



 Non sono mai stata quella che seguiva le mode, tu lo sai benissimo, non ti facevo regali per queste "feste" che fanno la gioia dei  fiorai, salvo poi portarti una pianta perenne da mettere nel tuo giardino una settimana dopo.



 Non siamo mai state amiche, tu eri la mia mamma, poi, mi sono ritrovata io madre e tu figlia.



 Non volevo essere tua madre, io volevo solo sapere che potevo contare su di te, non volevo essere quella "forte", quella che risolveva le cose che non ti  piacevano.



 Non mi andava quel tuo lasciare correre le cose come stavano,  il rifiutare la realtà, non mi aiutavi, ti chiudevi in un mondo dove la malattia non c'era, dove papà era il  gigante che ti proteggeva dalle brutture della vita.



Ma non tutto è un bel sogno, quando hai capito che papà  come una quercia malata sarebbe caduta, hai deciso di morire prima di lui.



 Mamma, a distanza di 5 anni, mi accorgo che sono ancora arrabbiata con te.



Ho dentro un dolore sordo che scava e non ti lascia andare via. Mi hai lasciata da sola a vedere morire papà, lui che voleva te!! 



 Lo so  che quella notte,  quando  se ne è andato, tu eri accanto a noi, ti ho sentito, io le tenevo la mano, ma sentivo su di me il  tuo abbraccio che ci univa  in un cerchio di serenità.



 Auguri mamma.......

giovedì 8 maggio 2008

Un'altra storia...

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Nel mio cuore, mescolato tra ricordi di animali che hanno condiviso un tratto di cammino con me e la mia famiglia c’è il ricordo di una “gazza ladra”, chiamata Checco, ora vi racconterò questa simpatica storia sicura di trovare in voi degli ascoltatori attenti e partecipi.

Dove abito non ci sono gazze, per vederle bisogna spostarsi nel mantovano, nella piatta pianura padana, io vivo tra le colline moreniche che fanno da sfondo al lago di Garda da una parte, dall’altra la città di Brescia, con vista sul monte di casa la Maddalena.

Ho scoperto questi meravigliosi volatili andando al mare, percorrendo l’autostrada se ne vedono tantissimi e sui pioppi penzolano i loro inconfondibili nidi.

La storia inizia al mare, per l’esattezza a Castiglione della Pescaia, quell’anno eravamo col carrello tenda, ricordo che siamo arrivati al campeggio Etruria, a mezzogiorno, c’era un assordante concerto di cicale, (a noi sconosciute) già preoccupati pensando alla notte abbiamo montato il carrello.

Va detto (a sentire gli abitanti) che a Castiglione non piove mai, sarà vero, ma quell’estate i temporali ci volevano bene…. e di notte spesso e volentieri era tutto un tuono, fulmini e scrosci d’acqua.

Il campeggio sorgeva nella pineta maremmana, sui pini sopra le nostre teste c’erano i nidi delle molte gazze che vivevano e mangiavano (si può dire) con noi, era uno spasso buttare loro dei pezzettini di cibo, sembrava che ci ringraziassero con la loro testolina ballando attorno a noi.

Una notte tra pioggia e tuoni sentiamo i disperati urli di gazze e miagolii altrettanto furiosi dei gatti che vivevano in campeggio, Dario ed io ci catapultiamo fuori e proprio sotto la “camera” vediamo un cucciolo di gazza che cerca di farsi il più grosso possibile per spaventare il gattone che incombe su di lui.

Naturalmente scacciamo l’infuriato felino, cercando di prendere con delicatezza il terrorizzato piccolo, accorgendoci così che ha una zampina rotta.

La mattina cerchiamo la mamma gazza, ma invano, mio figlio è “sicuro” che sia finita tra gli artigli del gatto, dunque il piccolo è nostro!

Giriamo tutta Castiglione per cercare informazioni per poterlo curare, ma la risposta è che “ci sono tante gazze”….

Compriamo una gabbia per metterlo al sicuro dai gatti, poi con delicatezza mio marito ed io gli “stecchiamo” la zampa rotta con il legno di un gelato, il trauma subito sembra passare col cibo che ingurgita in continuazione.

Passano i giorni, della mamma neanche l’ombra, ormai per noi è di famiglia, gli abbiamo trovato anche il nome Checco ….. lasciarlo è impossibile!!!!

Così finite le ferie, si parte verso casa con Checco a seguito, la zampa sembra saldarsi bene, inizia a saltellare tutto contento “sentendo” che il pericolo dell’abbandono è svanito.

Tornati a casa, c’è il solito tran tran, il lavoro, la casa e …. Checco, mio marito gli ha costruito una gabbia enorme che mettiamo in terrazza, è il punto di ritrovo preferito di tutti i bambini della via, tutti gli vogliono bene, tutti lo vogliono vedere.

Passa l’autunno e pure l’inverno, è primavera e Checco è bello come il sole, l’unica cosa è che lui si strappa le piume della coda, fa ridere, tutto bello e senza la coda ….

Lo porto giù in giardino, lo lasciamo libero cercando di fargli capire che DEVE imparare a volare, lo incitiamo, lo blandiamo con paroline dolci come fosse un bambino capriccioso, ma lui niente,

come un pollo mi segue zoppicando, sembra dirmi che lui sta bene dov’è, non se ne vuole andare, lo guardiamo sconsolati non riusciamo a fargli capire che lui è una gazza, che deve volare, lo riportiamo a casa e lo vediamo felice nella sua “prigione”, gli lasciamo la porta della gabbia aperta ma lui va e viene sempre saltellando.

Che fare??? Ora è giusto che ritorni a essere un uccello, che impari a volare e a vivere da gazza.

Ne parlo sul lavoro, una mia collega mi dice che suo cognato è un appassionato di pappagalli e volatili di varie specie, abita sulle colline con vista lago, ama i suoi uccelli e li lascia liberi di volare nel grande parco che circonda la sua villa.

La soluzione sembra ottimale, Checco vivrà in semilibertà, certo separarci da lui è un dolore, ma anche mio figlio capisce che per il nostro amico è l’ideale.

Con tristezza salutiamo il nostro Checco, con la promessa di andare a trovarlo, la mia amica mi rassicura che avrò sempre sue notizie tramite lei.

Passano i mesi e a Checco lasciato libero di scorazzare dove vuole, è cresciuta una splendida coda, riesce a fare dei piccoli voli tornando sempre a “casa”, è una gazza felice, seguendo i suoi progressi ci sentiamo tutti contenti per lui, sicuri di aver fatto la scelta giusta.

Ma una mattina, appena arrivata in ospedale, mi vedo venire incontro Mariella che mi abbraccia scoppiando in lacrime, spaventata, penso ….. non so cosa penso so solo che il mio Checco non c’è più.

Il cognato di Mariella era andato a Milano, per sicurezza aveva rinchiuso Checco nella gabbia, indovinate quello stupido uccello che cosa ha fatto????

Annoiandosi si è strappato tutte le piume della coda, quando è stato “liberato”, ha ripreso a fare come il solito i suoi piccoli voli.

 Ma senza coda è un problema volare, lui era abituato a sorvolare la piscina per il lungo, ed è proprio nell’acqua che è stato trovato …..morto.

Ecco questa è una “storia” che fa parte di me, un amico che mi è rimasto “dentro”,

un amico che quando mi vedeva saltellava come un pollo, mi veniva incontro felice dicendomi con una voce gracchiante : “ ciao come stai?”.

 

 

lunedì 5 maggio 2008

LA LEGGENDA DI ARNO, DI ADAMé

 Ancora sulle montagne della Val Saviore si notano delle tradizioni e leggende singolari. I mandriani che abitavano d'estate sull'alpe d'Arno dicono che sentono di tanto in tanto,  (notte-tempo si capisce) il rumore di due zoccoletti, che si avvicinano; ma quando aprono la porta, per andar incontro agli zoccolanti, tace ogni rumore e non si scorge anima viva.   Così nella malga di Adamè, proprietà dei vicini di Grevo, ma territorio comunale di Saviore, a mezzanotte in punto entra per la porta una vecchia signora (colei che lasciò l'eredità ai Gravesi), fa girare la caldaia sul perno e poi si ritira. Nessuno ha mai osato interrogarla. "La donna del giuoco" è chiamata una strega fantastica che abita in un "bait"  tra Cevo e Saviore.  Ci si sentirebbero canti, urli, suoni, come durante una giostra, e chi osasse avvicinarsi vedrebbe un lume in basso, quando si trova in alto, in alto quando si trova in basso. Un'altra leggenda parla del "doss de l'Androla".  La Cappella dell'Androla è senza dubbio il migliore belvedere di tutta la Valle Camonica, tanto che vi è


saviore


stata "piantata" l'enorme croce di legno col Cristo rivolto verso il basso fatta  dall'artista romano Enrico Job (morto di recente), per la visita che il santo Padre Paolo II  fece a Brescia.  Esaurite le  cave di rame, chiamate "ramine" rimasero le gallerie, profonde e paurose . Ebbene, quel popolo che immaginò un serpente dall'anello d'oro, a cui nessuno osò mai avvicinarsi, perchè annietava con lo sguardo, popolò anche quelle gallerie di streghe. Queste fantastiche creature paurose, durante l'infuriare dei temporali, uscivano dai loro domini sotterranei e ballavano sotto le intemperie, sui prati dell'Androla, le più strane ridde infernali!!!!!  



cauldronfire

giovedì 1 maggio 2008

E CONTINUANO A CRESCERE ......

animali  i piccoli sono cresciuti, non vi nascondo la difficoltà che ho trovato nel dar loro da mangiare con il  biberon. Asia è stata bravissima nel coccolarli e nell'insistere a volerli allattare nonostante il pochissimo latte(solo due mammelle producono latte). Ora ho iniziato a integrare il latte in polvere con l'omogeneizzato, devo dire che i micetti gradiscono di più!!! In pochi giorni si sono "svegliatl" hanno aperto gli occhietti e iniziato a giocare. La mamma sembra sollevata, capisce che sono fuori pericolo e li lascia più spesso da soli andando a fare piccoli giri per la casa. Ho una canimaliosa buffa da raccontare, vi ricordate la mia Tiffany??? Quella gelosa, la principessa che snobbava tutti con l'aria di aver subito chissà quale torto?? Ebbene, tutto passato, dimenticato la gelosia e la ritrosia, la nostra regina si è fatta umile umile alla vista del biberon!!! Ho scoperto che adora gli omogenizzati, così davanti al pranzo dei piccoli c'è pure lei  che con fare da buona "zia" cerca,  leccandoli sulla bocca, di "rubare" qualche goccia che cola. Ma vi dirò di più, in fila c'è anche il papà Mefisto! Oggi per fare le foto ho portato il cesto dei mici fuori, in terrazza, il papà guardando la prole  gongolava, si vedeva chiaramente che era felice, li leccava e li annusava contento. Laanimali sua felicità è salita alle stelle quando ha visto il biberon, (Mefisto è stato allevato con il latte artificiale)  l'interesse per i figli è calato di colpo, ora il suo obbiettivo era la piccola tettarella piena di latte e carne. Ridendo l'ho preso in braccio e gli ho offerto la piccola bottiglietta, risultato? Tettarella rotta, ma Mefisto super felice!! La piccolina si chiama Sofy, un maschitto Artù (come il suo trisavolo), il secondo maschietto ancora non si trova il nome adatto a lui. Si accettano suggerimenti, grazie