domenica 27 dicembre 2009

UNA CANDELA

Fantasy Pictures, Images and Photos Non è vero che il tempo guarisce, che il dolore  sbiadisce, non è vero.
Sarà che è un periodo particolarmente brutto, sarà che mi sento molto fragile e stanca. Stamattina mi sono svegliata con l'urgenza di trovarti una candela, una bella candela piena di fiori che sciogliendosi lascierà profumata la casa.
Un profumo che mi farà male, anche il chiarore della piccola fiamma mi brucerà dentro, lì dove c'è quel vuoto, quel dolore mai assopito e quel rimorso di non averti mai capito.
Mai ho cercato di capire il tuo vivere, da figlia pretendevo che fossi tu quella a spiegarmi del perchè mi sentivo una figlia di cucolo.
Toppo diversa dal resto della famiglia, pretendevo di più, non mi bastava di avere solo cibo, io volevo molto di più.
Volevo amore e abbracci, baci e carezze, ma tu non avevi mai tempo o voglia, o forse non conoscevi queste frivolezze, con 5 figli tirare il pranzo con la cena era un'impresa non da poco.
Così sono cresciuta in fretta e in silenzio, l'unico pane che riusciva a colmare quella fame d'amore erano i libri, leggevo di tutto per poi confessare al prete le mie brutte letture ma mai pentendomi.
Li cercavo ovunque i libri, e sono ancora così, se entro in qualsiasi casa il mio sguardo vaga e inesorabilmente se ci sono libri si ferma quasi fossero amici da salutare.
Ricordo Guerra e Pace letto a 8 anni, ma ricordo anche dove l'ho trovato e il mio senso di colpa per averlo "rubato", si trovava buttato dentro a una cesta piena di ceppi in una baita usata da tutti e doveva servire per accendere il fuoco.
Così mi creavo una mia via di fuga ma perdevo la voglia di integrarmi nel vostro vivere, mi bastava fuggire in mondi diversi dove io potevo ritrovarmi.
Non so se ho sbagliato, sicuramente si, ma tu non hai mai fatto niente per richiamarmi indietro, mi hai lasciato andare via.
Me ne sono andata presto da casa e mi sono sempre sentita la figlia sbagliata, ma ora capisco, da mamma capisco tante cose.
Sono passati 7 anni e ricordo il tuo unico "ti voglio bene" in quel letto d'ospedale detto in maniera strana e quasi incomprensibile, ma io l'ho capito mamma, troppo le volte che avrei voluto sentirlo.
Sono sette anni che cerco di dimenticare quello che non c'è mai stato, ma quanta nostalgia anche solo di una polenta e di un "mangia, dai".
In fondo era amore anche quello, solo che io non lo sapevo, ora lo so mamma, ora lo so e la cosa mi fa piangere e mi fa sentire meno del solito la figlia sbagliata che ero.
La candela brilla e la fiamma è moltiplicata dalle mie lacrime, mi manchi mamma, mi manchi in questi giorni bui se puoi cerca di abbracciarmi ora e di tenermi stretta stretta, non lasciarmi piangere da sola.... 

sabato 19 dicembre 2009

UNA BIMBA

neve Pictures, Images and Photos Stamattina, mentre camminavo nel buio, affondando in un manto soffice di neve pensavo.
Tutto era bianco, anche la nuvola di vapore che usciva dalla mia bocca, un mondo irreale cristallizzato nel passato.
Con il pensiero ho aperto il laccio che chiude il sacco dei ricordi e ho rovistato cercando certezze e serenità.
Alla rifusa toccavo giorni o anni, non so, ma sempre riconoscendoli e per tutti c'era un sorriso, una smorfia di dolore e nel freddo pungente anche lacrime gelate nel cuore.
Ma in fondo, giù, persa in quel mare di vita ho trovato una bambina, quasi una Pigotta che all'epoca nessuno voleva.
Una bimba che ho preso con curiosità, l'ho portata alla luce dell'oggi e l'ho guardata con occhi spietati, senza darle nessuna giustificazione, solo lei e io, sono noi perchè siamo sempre la stessa persona.
Una bimba nata per sbaglio che già da subito sapeva di poter contare solo su se stessa, niente abbracci o baci, niente coperte calde o cappotti colorati,
La rivedo quella bimba, vestita di abiti regalati e da scarponi pesanti affinchè durassero di più.
Anche d'invero girava con calze corte fatte in casa con lana pungente, le mani al confine del congelamento sempre rosse e gonfie, niente giacca a vento, solo il correre per scaldarsi e l'infilarsi tra i capelli le manine gelate, così riusciva a scaldarle.
La bimba non sapeva che esisteva un altro modo di vivere, non sapeva che si poteva anche non avere freddo, che ci si poteva addormentare al caldo e non andare a letto in una stanza gelata con una bottiglia d'acqua calda.
Litigare per chi la mattina doveva scendere ad accendere l'unica stufa a legna, fare riscaldare la minestra che sarebbe stata la colazione e preparare l'inizio della giornata.
A lei non piaceva svegliarsi, non voleva lasciare il tepore delle coperte, guardava verso i vetri ricoperti di arabeschi di ghiaccio e quella pallida luce che filtrava non le dava gioia,
si copriva, si seppelliva tra i suoi sogni e aspettava.
Quella bimba nel mio sacco dei ricordi sta ancora sognando, forse ha ancora freddo e sta aspettando che il ghiaccio su quei vetri si sciolga in giorni più sereni.
Piano piano l'accarezzo e la rimetto giù, sperarando di non averle fatto male.
guardo fuori dalla finestra, ha ripreso a nevicare......

domenica 15 novembre 2009

TRE ROSE

Stamattina sono uscita più tardi a camminare, ho aspettato che il buio fosse meno cupo.
Una mattina fatta di nebbia e umidità.
Ho lasciato a casa Kora capendo dal suo fingere di dormire la non voglia di accompagnarmi.
Mi sono avviata con la musica nelle orecchie  lungo il solito percorso che porta al parco.
Mentre camminavo sulla  pista ciclabile ho potuto costatare le varie postazioni  delle "venditrici d'amore".
roses Pictures, Images and Photos Ogni 50 metri uno schifo, sacchetti del macdonald con fuoriuscite di patatine e vari incartamenti compresi i bicchieroni di carta delle bibite.
Bottiglie di vino e birra rotte, con i cocci sparsi a formare una catena tra una postazione e l'altra, profilattici come  palloncini sgonfi sparsi sulle siepi che costeggiano la strada, una desolazione unica.
Segni di una realtà  che non conosco ma che capisco che deve essere molto vasta.
Basta guardare, ormai  siamo talmente abituati a vederle che sono diventate invisibili, un esercito di esseri umani, donne di ogni età e ogni colore, tutte con una sola merce da vendere, loro stesse.
Ecco cosa pensavo arrivando al parco stamattina, a loro, chissà se sono costrette o no, chissà che sogni fanno, se hanno ancora dei sogni.
Il parco era immerso nel silenzio, le foglie sotto le mie scarpe erano mute, bagnate con i mille colori dell'autunno emanavano una solitudine che mi ha fatto male.
Guardavo le piante  semispoglie, i rami trasudavano gocce di tristezza e mi sono sentita sola, la musica non aveva senso, così ho spento la radio e mi sono immersa in quel silenzio fatto di pensieri confusi e di passi sempre più veloci, i miei.
Allungando lo sguardo ho notato buttate sull'erba delle macchie rosso sangue, mi sono avvicinata e ho visto tre rose!
Rose rosse, perfette, buttate come omaggio non gradito. Non amo i fiori recisi, sanno di morte, ma stamattina ho raccolto quelle tre rose rifiutate e ora sono in un vasetto accanto a me. Il sole sta bucando la nebbia, piano piano vincerà questa battaglia e tornerà a splendere, so che sarà così anche per me.
 

sabato 7 novembre 2009

ADDIO .....

tears Pictures, Images and Photos Ecco tutto è finito, compiuto.
Te ne sei andata stanotte, dormendo, la Morte ha dovuto rubarti così, quando Tu non vigilavi.
Sempre vigliacca la Morte.
L'hai combattuta per 17 anni, l'hai tenuta a bada, sorridendo e  blandendola di promesse, l'hai graffiata e presa a pugni, hai urlato e pianto cantando vittoria, ci hai creduto tanto.
Giorno dopo giorno strappato alla paura, gioendo del vivere di ogni giorno, imparando a sognare fino solo all'alba quando vedevi sorgere di nuovo il sole.
Stamattina è sorto il sole ma chissà perchè brilla meno.
Ciao dolce e indimenticabile amica, il mio cuore sta male, non riesce a volare alla tua velocità....

domenica 1 novembre 2009

MARA

Photobucket Rieccomi a cercare di scrivere i miei sentimenti verso di te, di farti sentire tutto l'amore che ho per te.
Diciotto anni fa ancora non ti avevo abbracciata, non ti avevo nemmeno vista, solo un vuoto grande dentro me, mi sentivo derubata e sola, già mi mancavi.
Mara, quante volte hai voluto sapere della tua nascita, i primi filmati, quel tuo arrivare all'improvviso, lo scompiglio e la mia paura.
Ricordo tutto sai?
Quel 31 ottobre era un giovedì freddo e piovoso, ricordo che stavo male, pressione alta, lo sai che la tua gestazione è stata sempre a rischio, tanta è stata la paura di non poter arrivare alla fine, paura di andare incontro a un'eclampsia
La rottura delle membrane mi ha colto all'improvviso, non era così che doveva andare, e non così presto!
Durante il tragitto verso ospedale pensavo a una mia collega, ricordando un aneddoto poco simpatico, non ridere, ma veramente per me era un incubo.
Vilma era nata il 2 novembre, come consuetudine di reparto in queste date si regalavano dei fiori, peccato che la caposala arrivò un con un enorme vaso colmo di crisantemi!
La festeggiata scoppiò a piangere e a urlare, a nulla servì rassicurarla del fatto che in Giappone era il fiore dell'amore, Vilma continuò tutto il giorno a singhiozzare disperatamente.
Ecco io non volevo farti nascere il 2 Novembre!
O prima o dopo, questo era garantito.
Per tutta la notte abbiamo parlato in silenzio io e te, cercavo di aiutarti ma il mio corpo non voleva lasciarti uscire, geloso e possessivo ti voleva per sempre dentro di se.
Alla fine stremata e delusa mi arrendevo al secondo taglio cesareo.
Così ti hanno strappato da me, sotto fredde luci e con violenza, non c'è stato il gioioso coinvolgimento della salaparto, il mio primo abbraccio e nemmeno le mie lacrime liberatorie.
Quando sono uscita dalla sala operatoria c'era papà che mi aspettava, lui si, ti aveva vista e ricordo che riuscì a farmi sorridere dicendomi,
"è bellissima e ha il pannolone che le arriva alle ascelle".
Ho dovuto aspettare fino alle dieci prima di vederti e scoprire che eri quella che io sapevo da sempre.
Mara, come sono corsi questi anni, quanta nostalgia che ho di te bambina, quel tuo crescere del quale io ho vissuto, ora sei grande e devo lasciarti andare.
Lo so da sempre che sei una persona meravigliosa, da sempre so che non sei mia, la vita ti aspetta e io sono ferma in questa casa-nido pronta ad accoglierti se ne avrai bisogno.
Buon compleanno Amore

mercoledì 21 ottobre 2009

PENSIERI PERSI



Sta piovendo e fa freddo, domani dovrò rinunciare a portare Kora con me a camminare.
Non sono mai uscita con lei sotto la pioggia, non so se per lei la cosa sia gradita o no, va bene, ci penserò domani.
Domani, con che sicurezza usiamo questa parola, nemmeno per un attimo pensiamo che il domani potrebbe non arrivare più.
Come ci sentiamo grandi e invincibili, poi basta lasciare sciolti i pensieri e ecco, i ricordi come nuvole galoppanti ti fanno salire un'ansia che assomiglia al panico, ti blocchi e basta.
Ascolti dentro di te il cuore che corre, vorresti venire a patti con lui, ma sai che è inutile, stai aspettando e lui lo sa, dovrebbe essere più lento per darti la possibilità di regolare il respiro senza boccheggiare. Anche stasera e anche stanotte penserò a Lei, una Guerriera che ormai di umano non ha più niente ma continua la sua lotta solamente per l'amore che prova per i suoi cari. Mi sento così inutile! Non ci sono più sorrisi, solo lacrime anticipate, non vado più a trovarla, non mi riconoscerebbe più.
Aspetto, solo questo posso fare, timidamente chiamo casa o su messanger per sapere il trascorrere delle sue ore, sorrido dei suoi miglioramenti con le lacrime che mi scorrono sul viso e sento altre lacrime tra le parole di Roberto.
Ci lasciamo con un saluto che sa di fretta per non doverci dire di più, solo cose positive ci scambiamo, e l'abbraccio ogni giorno si fa più stretto.....



 

giovedì 8 ottobre 2009

PERIODI NERI

solitudine Pictures, Images and Photos


Ci sono periodi pesanti, giorni senza senso, ore trascinate a forza dalla non voglia di fare.
Giorni che giro al largo anche dal computer, leggo e mi lascio coccolare da storie inventate da altri.
Guardo l'autunno avanzare ma non trovo gioia nei suoi colori, forse perchè fa ancora caldo e le foglie sono avvizzite da tempo.
Restano appese ai rami come pipistrelli a testa in giù, l'estate non è stata clemente con loro, pochissima pioggia le ha lasciate così, smorte e fragili.
Niente funghi e nemmeno castagne, la terra è troppo arida.
Mi va bene così.
Così mi sento a volte.
Arida e stanca, è un periodo, lo so, poi passerà.
Passerà e tornerò a scrivere i miei pensieri, ma oggi ne sono vuota,
Ridere solo la bocca e non con il cuore e gli occhi fa male, non fa per me.
Aspettatemi 

martedì 29 settembre 2009

OLTRE

...OLTRE.... bisogna andare oltre.
Questo non toglie il dolore che come un martellare furioso continua a rincorrere i miei pensieri.
Sono stata ore seduta in silenzio, così da sentire anche il più flebile miagolio, ho guardato il tramonto diventare notte e il freddo diventare nebbia.
Ho visto le rondini partire, ho seguito i loro interminabili voli, il loro radunarsi e il loro chiamarsi.
Come tante prefiche le ho sentite urlare, chiamare a raccolta le più giovani e i più spericolati.
Ho guardato le false partenze, poi quando tutto sembrava una farsa, di colpo c'è stato il vuoto!
Ecco, è successo, l'estate è finita.
Partite le rondini, i settembrini già fioriti, le foglie iniziano a cadere, tutto continua come se niente fosse successo.
Sono solo io che non riesco a oltrepassare questo stupido dolore.
é come trovarsi sui sassi bagnati di un torrente, e sto cercando quello giusto, quello che non si muoverà quando cercherò di attraversare il guado.
Sono solo pensieri senza senso, lo so, ma mi sento più povera, continuo ad accarezzare Tiffany, Sissi e Maya, quasi a ricordarmi che loro ci sono, ma è Mefisto quello che mi manca.

domenica 20 settembre 2009

MEFISTO



Questo per me è un brutto periodo, sono ormai più di 15 giorni che il mio Mefisto è scomparso.



La sera prima di partire per Saviore le ho fatto un pò di foto, mai pensando di non ritrovarlo più al mio ritono.



Ultimamante era diventato nervoso, vuoi perchè geloso di Kora, vuoi perchè assomigliava sempre di più a quei 50/60 enni che sentono la gioventù svanire e cercava in tutti i modi di evadere per avere mille avventure!



Non siamo più riusciti a beccarlo mentre scappava, tutti ormai eravamo convinti che riusciva a volare, si, come gli scoiattoli volanti, allargando le quattro zampe e tenendo la coda come timone.




Oppure calandosi come un acobrata lungo il muro perimetrale della casa, a nulla sono servite le grate e le varie reti messe apposta per impedire le sue fughe.



Devo dire che era molto arrabbiato con me, dopo avere consultato due veterinari e avendo avuto la stessa risposta l'ho fatto sterilizzare.



Mefisto ha 7 anni e mezzo, dunque un signore di mezza età, la sua razza, certosino, non è per niente aggressiva e infatti le prendeva sempre, quando arrivava a casa era conciato sempre da far paura, corse dal veterinario, punture e antibiotici, poi fare i test per le varie malattie.




Così seguendo le indicazioni del veterinario ho fatto quello che  sembrava il male minore ma non ho fatto i conti con Mefisto, pensavo di proteggerlo e di farlo stare meglio, invece mi ha dimostrato il contrario, se ne è andato.



Spero tanto che torni e che non abbia incontrato sulla sua strada "l'uomo nero".



Dire che mi manca è riduttivo, di notte ho incubi e sento  sempre la sua voce che mi chiama per avere coccole e gratini.



Sto vivendo la sua scomparsa come un lutto, niente riesce a darmi la speranza che possa ritornare ed è questo a farmi paura, non ho mai avuto questa certezza che Mefisto non tornasse da me.

venerdì 11 settembre 2009

IL MIO 11 SETTEMBRE....

disperazione Pictures, Images and Photos


.... è 11 settembre, una data che tutto il mondo ricorda, è giusto così, anch'io ricordo esattamente ogni ora, ogni minuto di quel pomeriggio.



Ma ho anche altri ricordi legati all'undici settembre, più personali, vero Cri?.



Tre anni fa era semplicemente un lunedi, primo giorno di scuola, una bella giornata, calda ma non troppo.



Non so perchè ne parlo, solo che io ne ho bisogno, a distanza di tre anni forse ne ho elaborato il lutto?



Non credo, so solo che il dolore è da stamattina che mi rosica, devo accendere la candela, già, io non vado mai al cimitero, ma ad ogni ricorrenza "devo" accendere una candela.



Una candela speciale, bellissima, scelta con cura e sempre profumata.



Lo so non serve a niente ma mi piace accenderla per la persona che abita nel mio cuore, anche se solamente per alleviare il mio dolore.



Tre anni fa, come ho detto era lunedì e Cristina stava morendo, l'ho capito da subito, non per niente lavoravo in ospedale, quando sono scesa per cambiarla, c'erano già tutti i segni.



Marisa non voleva ascoltarmi, si agrappava a tutto, ricordo che mi sono messa a urlare per aumentare la morfina, ma che cazzo poteva fargli male?



Cristina era solo dolore!



Non potevo permettere che per egoismo nostro Lei conoscesse l'inferno del dolore più atroce.



Ho urlato che avrei chiamato il 118, così sarebbe morta da sola!



Già i suoi figli evitavano la camera, troppo gli urli dovuti al dolore, troppo la paura di vedere la loro mamma ridotta a un ammasso urlante e inriconoscibile!



Già i figli, i miei nipoti, 4, l'ultimo Alessio di appena 5 anni, muti, scioccati, veramente se vogliamo essere sinceri sono ancora fermi a quell'11 settembre del 2006.



Niente è cambiato da allora, non vogliono cambiare, sarebbe come dire veramente addio alla loro mamma.



Ricordo che sono salita in casa mia, mi sono messa sotto la doccia e ho urlato, gridato tutta la mia rabbia e lo schifo che mi sentivo dentro, il non accettare un epilogo che avevo seguito per tre brevi anni, io volevo più tempo.



Tempo per Lei, per me, per i suoi figli, tempo che non c'era più...



Sono scesa e Lei era in agonia, fuori c'erano operai che stavano riasfaltando la strada, ricordo che come una iena sono balzata addosso al responsabile urlando che una mamma di 43 anni stava morendo, e che per piacere andassero a rompere altrove.



Cristina è spirata alle 18, abbracciata a suo marito e ai suoi due figli più grandi, ricordo Luca che le teneva il suo viso sul suo petto e piangeva, non l'ho più visto piangere da allora.



Chiara era un groviglio di dolore, e Massimo, mio cognato, incredulo e sconfitto, ecco tutto era finito, tutto era compiuto.



Per me solo una rabbia e un dolore assurdo, e il peggio è che non riesco a lasciarti andare, scusa Cri, tu sai come sono, una che non vuole che tu te ne vada per sempre.



Ti ho conosciuto bimba, ti sono stata sorella e amica, e sono stata quella che ha fermato la cerimonia quando volevano mettere il vaso delle tue ceneri in un loculo pieno di detriti.



Ricordo il mio sdegno, e il mio farmi avanti con scopa e paletta, quanto abbiamo riso a casa poi....



mi manchi Antipatica.....

venerdì 4 settembre 2009

PAROLE, SOLTANTO PAROLE...

Photobucket

Sappiamo parlare ma non sappiamo ascoltare, pochi sanno ascoltare.


Burattini sempre sul palcoscenico vogliamo essere, sempre primi attori e non vorremmo mai lasciare la scena.


Pieni di noi stessi, egoisti ed egocentrici e capricciosi, come bambini battiamo i piedi, io, io, sempre e solo IO!


Difficile capire quando un amico ha bisogno di te, cogliere il disagio di una solitudine o il dolore dilagante che si intravede solo a tratti in occhi sfuggenti.


Come capire l'attimo se il nostro vivere è solo l'essere?


Parliamo tanto senza dire nulla, domande senza aspettare risposte, come bolle di sapone che soffiamo verso il cielo, nascono in bocca, sotto la lingua, ma non sappiamo assaporarle.


Lanciamo parole come proiettili, quasi avessimo paura di non contare nulla, parliamo con frasi lette, sentite e risentite, come scrittori in erba che rubano ai  poeti parole e sensazioni credendoci grandi pure noi. 


Photobucket

QUESTO è IL MITICO LAGO DI BOS,  VALSAVIORE, GRUPPO DELL'ADAMELLO.


SONO UNA FRANA, OPPURE è SPLINDER CHE OGGI NON HA VOGLIA DI LAVORARE,  MI SI è CANCELLATO  IL POST 


 " MAGIA"  MI SCUSO CON TUTTI QUELLI CHE ERANO PASSATI A LEGGERLO E A COMMENTARLO.


PRENDO DEI GIORNI DI PAUSA E ME NE VADO NELLA MIA MAGICA TANA, A PRESTO,


CESY

mercoledì 19 agosto 2009

LE CARAMELLE DI PAPà

amore


Al rumore della moto che scendeva verso la piazza era una gara a chi arrivava primo.



 


Primo a salutare papà, primo a ricevere i vari fagotti legati stretti stretti così da essere tanti.



 


I primi a salutare quell'uomo quasi estraneo, lontano da casa sempre molti mesi, sempre in "sguissera" (svizzera) a lavorare per noi.



 


Papà, usato sempre come spauracchio dalla mamma, quello che ti avrebbe riempito di botte se non ti comportavi bene!



 


Ma quando arrivava era bello, dimenticavi le possibili punizioni, cercavi un suo sguardo e allungavi una carezza verso quel viso con la scusa di tirargli via lo sporco che il viaggio gli aveva lasciato.



 


Poi come folletti si faceva la fila a portare tutto in casa, speranzosi di trovare un qualcosa per noi.


pasol

 


Papà con lo sguardo stanco ci guardava aspettando che la nostra frenesia si calmasse, poi come un prestigiatore riusciva a farci sorridere.



 


Lunghe file di caramelle, unite due a due emergevano nei posti più disparati, nascoste, stipate un pò ovunque (per via della dogana) file che si capiva da subito che erano buonissime!



 


Caramelle speciali, non si trovavano in vendita in paese e per questo molto più buone e mangiate con la consapevolezza che il papà le aveva scelte proprio per noi!



 


Mai più mangiato caramelle così buone, sono solo ricordi o sarà una vera verità?



 


Papà, quante volte davanti a caramelle rivedo quelle lunghe strisce e sento la tua voce, "cercate bambini, cercate"



 


ti cerco papà, ti cerco tanto, non solo per le caramelle,



 


ma tu dove sei andato?

venerdì 7 agosto 2009

UN ANNIVERSARIO

io e dario


Questo post lo dedico a me, alla mia storia di vita vissuta con il mio compagno di sempre, Dario.



Oggi è il nostro anniversario di nozze, 33 anni insieme, 34 anni dal primo bacio il 13 settembre del 1975!



Penso che nessuno credesse veramente in noi, due ragazzi senza niente, pieni solo del loro amore e dei loro sogni.



Il primo incontro, il riconoscerci e capire da subito che l'importante eravamo noi, solo e sempre noi, le mille difficoltà nel trovare la strada per stare assieme, la decisione di sposarci, anche perchè era l'unico sistema per stare ogni attimo assieme.



Dario che molla l'università, penso che la sua famiglia non mi abbia mai perdonato per questo, anche se la "colpa" non è stata mia, ma una decisione maturata prima di conoscermi.



Cercare un lavoro allora era difficile come ora, gli anni 70 non erano facili per nessuno, ricordo che per entrare in ferriera (raccomandato da mio padre) Dario ha dovuto nascondere il suo diploma di geometra.



Ricordo il suo primo giorno di lavoro, il 2 di maggio 1976, il cercare una casa, qualsiasi, e trovarla in un appartamento con un letto già montato, e esserne felici, fissare la data senza chiedere al prete se la chiesa era libera.



Parlare con il parroco della decisione di sposarci in chiesa solo per desiderio dei miei genitori, ma di non volere fare nessun  corso prematrimoniale, la sua ammirazione sulla nostra sincerità scaturita nell'addobbare l'abazia di tutti i vasi disponibili così che la navata era un tripudio di mille e mille colori!



Dipingere da soli con colori inventati al momento quelle tre stanze, rifiutando qualsiasi aiuto, quasi avessimo paura dell'intrusione di estranei del nostro futuro, anche solo dipingendo i muri.



Per noi era la "nostra" casa, dall'espressione che fece  mia suocera doveva essere quasi una stamberga, ma non ce ne importava!



Forse il fatto era che mia suocera mi aveva visto sole due volte, e l'annuncio del nostro matrimonio la raggiunse al mare, quindi partenza anticipata, insomma un caos per loro, felicità per noi.



Parliamo pure dell'arredamente, che tenerezza mi fa ripensare a quelle tre stanze, camera da letto con armadio stravecchio, sala arredata con reti a mò di divani con sopra materassi con bellissimi teli colorati, librerie fatte a cubo impilate l'una sull'altra, perchè si, i libri erano tanti, più di tutte le altre cose messe assieme, e poi i quadri di Dario, e in mezzo alla stanza tappeti.



Le uniche cose comperate erano quelle indispensabili, un gas, un frigo, la lavatrice, tavolo sedie coperte nenzuola ecc, ecc, insomma il minimo, ma vi assicuro che volavamo.



Come volavamo quel 7 agosto di 33 anni fa, per me non è stato il giorno più felice, lo ero già, anche il vestito ha una sua storia, preso in prestito da una cugina che si era sposata in dicembre (hahhahahha, da notare il cappello con le piume di cigno.... con il caldo che faceva naturalmente ho abolito il bolerino dello stesso piumaggio) e poi separata, la quale continuava a dirmi che mi avrebbe portato male!!



Ritrovarci sul sagrato dell'abazia di Maguzzano, guardarci negli occhi e sapere che era tutto per gli altri, noi sapevamo già che era così da sempre, non c'erano dubbi, non ce ne sono mai stati.



Ci siamo scambiate le fedi, è vero, ma non ho mai fatto una notte con la fede al dito, nel senso che non l'ho quasi mai portata, ci apparteniamo senza nessun vincolo se non quello dell'amore che ogni giorno ci scambiamo.

domenica 19 luglio 2009

CIAO

SOLITUDINE Pictures, Images and Photos


Non amo fare appunti, mi piaciono le sorprese.



Non sono quella che tiene fede alla scaletta fatta la mattina, non faccio mai nemmeno quei biglietti che farebbero così comodo quando si va a fare la spesa.



Semplicemente accolgo quello che mi arriva e cerco di trovare sempre il lato positivo delle cose, a volte è dura, difficile mettere in conto il dolore e il distacco.



Ho fatto una settimana al mare, bello e rilassante, ma anche una settimana è lunga da passare se si pensa a chi è rimasto e si ha paura di non vederne più il sorriso.



L'ho ritrovata stanchissima ma aggrappata alla vita con le unghie e i denti, fa male sorridere, guardandola sembra rimpicciolita, solo gli occhi rimangono suoi, tutto il resto se lo sta mangiando una bestia schifosa, un mostro fatto solo di dolore.



Anche la pelle ha la consistenza di una vecchia pergamena, ho stretto quelle mani, le ho baciate, e ho accarezzato quella pancia in procinto di esplodere, ma cosa può dare alla luce se non altro dolore?



Domani vado in montagna, mi sento in colpa, quasi avessi il potere che con la mia sola presenza potrei alleviare un pò la sua pena, che dannata presuntuosa sono.



O forse che magnifica egoista sono diventata, non voglio soffrire, allora cerco di alleviare IL MIO DOLORE.



Scappare fa comodo, si pùò fare in tanti modi, ma non ne sono capace, domani andrò via ma tu lo sai che lascio un pezzo di me con te.



Te lo lascio come pegno dolce amica, perchè lo rivoglio indietro con il tuo sorriso, fa niente se piangeremo, fa niente se non riusciremo a parlare con la bocca, ci penserà il cuore,



forza Mari, un bacione e ricordati che ti tengo forte forte per cuore.

mercoledì 8 luglio 2009

L'AMICO DEGLI AQUILONI

Si chiamava Tone, malato di "polvere" e con tanto tempo a disposizione.


Stava ore a guardarci giocare, magro e stanco, sempre con un fazzoletto  in una mano che  poi si portava alla bocca quando la tosse lo assaliva.


Una tosse brutta e cattiva che lo lasciava senza forze e con striature rosse sul suo candido telo.


Ma per noi Tone era un mago, con quelle sue mani scheletriche riusciva a costruire gli aquiloni più belli del mondo!


Noi lo adoravamo, non c'era giorno che non si andasse da lui per pregarlo di costruire il drago più brutto dell'universo.




Sempre sorridente ci insegnava la sua arte, bastoncini ricavati da rami e ora così sottili e leggeri da sembrare invisibili, carta crespa di tanti colori diversi, colla refe e ancora altra carta.


Aquiloni, Cervia Pictures, Images and Photos

Sotto le sue mani prendevano forma i sogni, uccelli dai colori meravigliosi, anche le cornacchie diventavano regine coloratissime!


Ad ogni aquilone che nasceva era legata una storia.


Tone ci raccontava dell'aquila che non sapeva più volare, e intanto dalle sue mani usciva un'aquila con un'ala più corta, noi delusi pensavamo che non avrebbe mai volato, ma fiduciosi ascoltavamo il finale della storia guardando verso le cime quasi a cercare con gli occhi una vera aquila.


Ma naturalmente l'aquila volava, si andava tutti dietro la chiesa, la c'era sempre vento, ognuno con il proprio aquilone e legati a quei fili c'era anche il nostro cuore.


Un balletto fatto di grida e fischi, corse sfrenate  e risate pazze nascoste dall'erba, e lui, Tone, seduto su un sasso a darci consigli.


Poi solo il silenzio, quando tutti gli aquiloni erano su in alto, si sentiva solo il vento, anche i respiri erano trattenuti, ci si spostava piano, attenti a non ingarbugliarci con i fili, e era semplicemente magia!


Magia nel vedere un mondo sognato e incantato diventare una realtà.


Normalmente era la discesa che spezzava il sogno, l'atterraggio era sempre difficile e il più delle volte gli aquiloni si danneggiavano, ma Tone sorrideva, ci avrebbe pensato lui.


Ma una bellissima mattina d'inverno, un aquilone speciale si alzò in volo, volò così in alto che non tornò più, Tone, il "nostro" Tone se ne era  andato.


Ricordo che al suo funerale stringevo un aquilone rotto, volevo chiedergli di restare, avevamo ancora bisogno di lui, volevamo ancora sognare e volare.


Sempre quando vedo aquiloni penso a Tone, e dentro di me gli dico grazie.


Grazie per tutti i sogni che ho fatto volando su quelle ali di carta, grazie perchè mi ha insegnato che anche un'aquila con un'ala più corta può volare, grazie per quell'infanzia che ho dentro chiusa in me.

lunedì 29 giugno 2009

CINZIA 3

d Pictures, Images and Photos

La nostra storia piace, sai Cinzia?


Pochi si sono resi conto che non è una storia ma realtà.


Oppure si, è un racconto di una vita, la tua, la mia la sto ancora scrivendo vivendola, tu no.


Tu, Cinzia, ti sei fermata a 25 anni e sei diventata un foglio scritto solo di nostalgia e ricordi, una storia da raccontare per ricordarmi che anch'io ho avuto 18 anni e tanta tanta fortuna!


Culo dicevi tu, ci volevano le palle per vivere come facevi tu, a volte ti invidiavo, ti guardavo e vedevo tutto quello che io non ero e che avrei voluto essere, almeno per un'ora.


Bella e intelligente, e sempre pronta a buttare all'aria il mondo, io sempre  cauta, ponderavo le cose, le studiavo sotto mille aspetti diversi e poi trovavo il modo di salvare capra e cavoli.


Quante volte mi ci hai mandato a quel paese per questa mia capacità, alla fine il nomignolo di "zia" me lo hai appioppato proprio tu!


Ero la "zia", quella delle menate, quella che ti teneva a discutere per una cazzata, ma era un modo per crescere, per diventare adulte.


Poi che cosa è successo?


Va bene, c'erano le canne, le manifestazioni e i discorsi sulle brigate rosse, ricordi? Angelo veniva giù da Trento con dei ciclostili e noi lo prendavamo in giro, che cretine che eravamo.


Ma poi che è successo?


Lo sai, e anch'io lo so, tutti lo sanno, o almeno quelli che sono riusciti a scappare fuori dal cerchio del Pifferaio matto!


Il Pifferaio matto che tentava tutti, così come il serpente della bibbia tentava Eva.


Lui e la sua mela chiamata eroina.


Come una lunga serpe bianca è entrato nella nostra vita, nella nostra compagnia, raccontava favole per chi era triste o incazzato e a tutti dava la stessa ricetta.


Ho lottato tanto, fino a diventare afona, ma per te lo sono sempre stata, ti incantava il Pifferaio, ti piaceva fare la dannata e maledetta e così ci hai trovato più gusto.


Ti bucavi e ti piaceva, sei sempre stata onesta su questo punto, non hai mai dato la colpa alla famiglia o alla schifosa società, lo facevi perchè ti andava bene così e basta.


Ti guardavo e non ti parlavo nemmeno più, era inutile, eri in un mondo che non capivo e che non volevo, diventavo invisibile oppure eri tu a sparire?


martedì 23 giugno 2009

CINZIA 2

la solitudine Pictures, Images and Photos

Già, altre canne, altri problemi.


Tutto si riduceva semplicemente al non pensare, non vedere che sbagliavi, tanto lo sapevi.


Quante volte nei nostri discorsi ne avevamo parlato?


Ti ricordi, Cinzia, con quanto disprezzo trattavamo chi si buttava via, chi andava avanti con canne e alcol?


Noi no, noi eravamo diverse, noi eravamo le "pure", si discuteva su tutto, niente ci faceva paura.


Ricordi le sere dei picchettamenti davanti a quella fabbrica, ricordi come io mi nascondevo quando usciva mio padre, e tu ridevi, madonna, quanto ti odiavo quando facevi così!


Mio padre che nemmeno sospettava della mia presenza, lui che in casa parlava da "rosso" ma che con una famiglia di 7 persone non poteva permettersi di mettere in pratica il suo pensiero.


Quanti come lui, ti ricordi?


Lavorare meno, lavorare tutti!


Ricordi quella sera quando noi credendoci grandi e più intelligenti di quegli uomini sudati e stravolti li abbiamo fermati dandogli dei crumiri?


Ricordi la loro espressione, la loro rabbia e il loro parlare, la cosa a distanza di anni mi fa ancora male, ma mi fa anche sorridere, quanto eravamo sciocche e stupide!


Bisogna passarci per capire, bisogna sapere quanto costa un kilo di pane, un litro di latte, ma sopratutto avere una famiglia che conta solo su di te.


Tu sei il pane e il latte, non importa quanta gente è senza lavoro, tu ce l'hai e fai 10, 12 ore al giorno, e fa niente se le ore straordinarie sono pagate poco, l'importante è portare a casa soldi, anzi, pane e latte!


Ricordi quegli uomini?


Ci davano ragione, ma la famiglia veniva prima dei sogni.


Andavamo in piazza con la maglietta del Chè, cantavamo bandiera rossa e ci sentivamo eterne e invulnerabili.


Quanti sogni, quanti discorsi e quante menate che ci facevamo sempre, trovare un perchè a qualsiasi cosa, tutto girava e cambiava in continuazione, solo la nostra amicizia era un punto fermo.


Tutto fino a che tu hai iniziato a mollare, quanto ti ho disprezzato, mi sentivo tradita, volevo fartela pagare, ho cercato una scusa plausibile per il tuo comportamento ma non c'era.


Tutti noi vivevamo in un mondo così, ma stava a noi dire di no, stava a noi capire quando fermarci, e tu Cinzia, perchè, perchè non ti sei fermata? 


A distanza di tanti anni fa male solo scrivere il tuo nome, eppure cerco di andare avanti, di dirti tutto quello che non ti ho o forse non ho voluto dirti.


Cinzia  Cinzia  Cinzia

martedì 16 giugno 2009

CINZIA 1

Hate Pictures, Images and Photos

Cinzia ricordava bene il suo primo spinello.


Come poteva dimenticarselo?


Era la sera del 28 maggio del 74, il giorno della bomba,


Andava a scuola guida, finalmente era una 18enne e questo comportava la patente.


Suo padre su questo non poteva dire di no, erano già troppi i suoi ingiustificati no!


Allora si diventava maggiorenni a 21 anni, uno schifo!


Ricordava bene quella sera, gente che piangeva, che si abbracciava sgomenta, e dentro di lei una rabbia che cresceva a dismisura.


Una voglia di fare a botte, di spaccare tutto, i neri, i maledetti neri.


Quelli che giravano in vespino, quelli che si vantavano nel far vedere le catene, il loro simbolo.


Ragazzi sempre ben vestiti, sempre con i soldi in tasca, sempre pronti a bloccarti contro ad un muro per palparti le tette.


Cinzia era stufa di rispettare il perbenismo del suo mondo fatto solo di paura,  di abbassare il capo, di scantonare, di far finta di non vedere e di non sentire.


Quella sera si era arrivati al punto di non ritorno, lei lo sapeva, consapevole solo del suo dolore seguì Marco piangendo per i morti, piangendo per i suoi sogni e non certo per il suo futuro.


Lo sapeva che Marco si faceva di canne e a volte di trip, ma non era la sera di fare menate, così lo seguì.


Dalla Rossa c'erano tutti, sgomenti e incazzati, parole e bestemmie riempivano il locale, tra le mani le arrivò lo spino e stavolta al posto di passarlo se lo portò alla bocca.


Aspirò forte,  il fumo la stordì, tossi pure forte ma non mollò la presa, aspirò come se dovesse respirare dopo essere rimasta a lungo con la testa sott'acqua.


Ritornò alla superficie come un tappo di sughero, la testa leggera e finalmente senza pensieri, il suo primo spinello, lo sapeva che ne sarebbero seguiti altri, ne voleva altri.  

martedì 9 giugno 2009

NONNA ANGELA

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Era una nonnina piccola, simile a quella che si trova sempre nelle favole.


Un corpo minuto che spariva negli abiti sempre troppo grandi per lei, ma anche infagottata attirava l'attenzione.


Erano i suoi occhi a colpire, simili a cieli azzurri di primavere ormai dimenticate.


Mi piaceva parlare con lei, ascoltarla mentre le pettinavo i fragili capelli bianchi e sentire i suoi ricordi attraverso il suo respiro.


Mi parlava piano, a volte si fermava e mi  guardava con uno sguardo vuoto, allora capivo che era in un mondo dove io non potevo seguirla.


Un mondo fatto di dimenticanze, dove a volte io diventavo sua figlia e tutto era gioia e carezze, altre volte diventavo il suo incubo più atroce e allora  erano urla e morsi.


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Già l'alzaimer, malattia schifosa, quella che ti spegne giorno dopo giorno, ricordo dopo ricordo, quella che ti ruba l'amore e ti lascia solo la vergogna.


La vergogna dei figli che non capiscono come tu possa diventare un ammasso di carne urlante  immersa nella tua stessa urina e  giocare con le tue feci.


Nonna Angela se ne andava così, ogni giorno un pò di più, si dimenticava di aver fame e sete, si dimenticava di vivere.


A tratti emergeva da quell'oceano di nulla e allora le parlavo dei suoi figli, come una cantilena ripetavamo i loro nomi,  lei mi diceva di loro, di quanto li amasse e di come sentisse la loro mancanza.


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Una mancanza che era fatta di silenzi imbarazzanti, di sguardi cupi e colmi d'ansia, dove era finito l'amore?


L'amore e la tenerezza, quella cosa chiamata famiglia, quel cerchio che inizia nella pancia della mamma e che dovrebbe finire con noi figli che aiutiamo i nostri  genitori, amandoli e rispettandoli sempre.


Sempre e non fa niente se non ci riconoscono, siamo noi a conoscere loro e tanto basta, non serve scappare o voltarsi dall'altra parte, siamo sempre figli e dopo genitori.


 



 

giovedì 4 giugno 2009

UN MATRIMONIO


Mirko e Raffaella si sono sposati!


Chi è passato spesso a trovarmi sa chi sono, due belle persone che fanno parte della mia vita.


Martedì 2 giugno nel municipio di Soiano del lago si sono detti si, ma al posto del sindaco c'era un loro carissimo amico, delegato per l'occasione.


Festeggiati da amici e parenti, ma sopratutto dal loro splendido bambino, Edoardo, una festa unica, continuata per tutta la giornata in un clima rilassato e sereno.



Auguri ragazzi e tanta serenità,  che l'amore vi accompagni sempre per tutta la  vita e anche oltre.

lunedì 25 maggio 2009

SEMPRE CAOS A CASA MIA...


Di colpo senza preavviso siamo piombati in estate.


Caldo, caldo e afa, un inizio troppo brusco e insolito in questo maggio.


Mentre sto scrivendo il condizinatore ronza piano, e se alzo gli occhi vedo sdraiati sul pavimento tutti gli abitanti non umani che vivono in casa mia.


Kora, la cagnolina spaparanzata e tutta scodinzolante che con indifferenza allunga una zampa verso Tiffany a cercare amicizia.


Sissi più timida, scostata verso il divano che sonnecchia con aria beata, infine la mia Maya, tutta lunga e con le zampe scomposte rivolte verso il soffitto.


Manca Mefisto, ma lui non può entrare, troppi ormoni che non riesce a controllare, per lui la terrazza e il vaso di rucola sono l'ideale.



Ieri pomeriggio se ne è andata Mia, l'ultima gattina che era rimasta, ora vive a  milano con una graziosa bimba, stamattina ho contattato il papà il quale mi ha rassicurato sulla prima notte passata lontano da noi.


Ma ho un dubbio fortissimo riguardo a Sissi, sono 15 giorni che la tengo quasi segregata in casa per paura che vada in calore, e l'altro giorno osservandola meglio mi sono accorta che sembra incinta!


Non è possibile..... oppure si?


A Pasqua sono stata via 6 giorni, che Mefisto abbia festeggiato la cosa a modo suo?


Non so che pensare, continuo ad osservarla, è "grassa" solo sulla pancia, è pigra e continua a mangiare, va beh, la risposta tra un mesetto.


Mefisto sta perdendo un sacco di pelo, è stressato a causa di Kora, lei vorrebbe averlo come compagno di giochi e fa di tutto per leccarlo, il guaio è che dopo i leccamenti inizia a mordicchiarlo, ma avete presente una cucciolona di Pittbul?



Insomma, Mefisto vive a metà terrazza, sui cornicioni  o sul tetto e miagola disperato, ma è tutto da ridere quando esco a coccolarlo, mi siedo sul dondolo e lo chiamo, lui povera gioia, viene di corsa e mi si mette in braccio ed ecco che arriva Kora che lo guarda adorante e inizia a corteggiarlo.


Mefisto forte delle mie carezze la ignora e allora lei salta sul dondolo e inizia una lotta nella quale io faccio da arbitro.


Kora è dolcissima ma sta cambiando i denti e perciò mastica ogni cosa, sono già tre paia di tennis che mi distrugge, senza contare tutto il resto, spero che questo periodo passi presto.



Le altre gatte sono molto  sdegnose verso la cagnolina, loro proprio non la vogliono, Tiffany in particolare è gelosissima, lei non scappa, lei graffia, e di brutto.


Kora ha già capito che a comandare sono i gatti, deve solo trovare il modo di farsi accettare  e dimostrare tutta la sua dolcezza.


Però confesso che vorrei un pò più di pace.....


 

lunedì 18 maggio 2009

PER UN'AMICA

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Non sempre l'amicizia da gioia, a volte è faticosa e pesante.



Anche sapere che "devi" telefonare, lo hai pensato anche durante la notte, fa si che tu cerchi di spostare sempre al dopo quella chiaccherata.



Sai che Lei aspetta la tua telefonata, è un abbracciarsi e un raccontarsi la notte e le mille paure che si sono infiltrate nei suoi pensieri.



Già, perchè il dormire è l'ultima cosa che lei fa, e tu lo sai, conosci l'ombra che la sta oscurando, conosci il percorso intrapreso e sai che non ci sarà ritorno.



Tutti i suoi dubbi, le paure e il dolore buttati fuori, come fossero delle pietre che arrivano pesanti su di te.



Le domande che esigono una risposta, da un'amica si pretende una risposta, non bastano vaghe parole, si vuole certezze e programmi per il futuro.


soli Pictures, Images and Photos


Date per andare al mare, per festeggiare compleanni e risate da gustare  con lacrime di gioia che scendono  complici di quel capirci al volo.



No, non ci saranno più cene, il cinghiale che ho portato dalla Toscana pensando proprio a te, resterà ancora congelato per tanto, non hai più la forza di parlare a lungo, non riesci nemmeno a sorridere a lungo....



Cerco di mentire bene, sai?



Mi scopro brava, ti porto il gelato, la torta e intanto parlo, parlo di tutto, spettegolo e ti faccio ridere, ridiamo della tua pancia enorme, ne parliamo come se tu fossi incinta.



Parliamo del futuro, invento un futuro, per te per me, però sto attenta a non incontrare gli occhi di tua madre, non riesco a sostenerne lo sguardo, Lei sa, nei suoi occhi ci sono ricacciate indietro lacrime che  allagherebbero  il mondo intero.



Faccio finta di non sapere, di non vedere, l'importante sei tu, fa niente se la notte mi sveglio e ti penso, ti immagino semiseduta nel letto a lottare con il respiro, cercando sempre di non causare disturbo a nessuno, la mia amica combattente!



Sono anni che combatti contro quel mostro schifoso, battaglie con vittorie piccole e grandi, ma ora sei stata colpita troppo forte, il tuo corpo si sta arrendendo, lo so, lo capisco ma non ci credo.



Ora tutto è fermo, si aspetta, che cosa?



Non riesco a immaginare, anche parlarti ultimamente è difficile, mi manca l'aria, ti guardo e vorrei abbracciarti e mettermi a piangere.



Piangere egoisticamente per me, per questo dolore che mi fa stare così male, vorrei dirti che ti voglio bene, ma questo tu lo sai ....


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Lo sai ma ora te lo ridico, ora ti telefono, e ti farò ridere, ti racconterò del fine settimana passato a Saviore, della cena e delle persone che ho conosciuto, ti racconterò del cielo azzurro e della neve che ancora c'è sui monti e ti farò sorridere....

venerdì 15 maggio 2009

LA CORSA PIù BELLA DEL MONDO

Come tutti gli anni di giovedi, è occasione di divertimento ritrovarsi con amici per andare a vedere il transito della Mille Miglia.


La corsa più bella del mondo come diceva Enzo Ferrari!


Bella lo è davvero, vedere tutte quelle macchine sfilare davanti a noi, sembravano delle vecchie nobili signore piene di boria,


Vecchie si, ma con un fascino intramontabile, e gli occupanti poi, tutti  vestiti   in epoca con le loro vetture ... certi occhialoni e dei buffissimi caschi!


La corsa è partita da Piazza Loggia e il via è stato dato a Viale Venezia, come madrina quest'anno c'era Manuela Arcuri, tanti i partecipanti famosi alla guida dei bolidi.


Lungo tutto il percorso (io abito a circa 9 km. da brescia) è un accalcarsi di gente che va a vederle passare, c'è chi si organizza con tavoli e sedie cogliendo l'occasione per una cena tra amici.


E è così per tutto il tratto della prima tappa, la corsa deve raggiungere Roma e da lì ritornare a Brescia sabato sera.


Ho fatto foto e video, appena Dario avrà tempo e me le scaricherà  potrò  inserirle,  lo sapete che sono un'imbranata con il computer....


buona giornata a chi passerà a trovarmi.






Mille miglia 2009: dal 13 al 17 maggio da Brescia a Roma





mille_miglia_2008.jpgDal 13 al 17 maggio, cinque giorni intensi di emozione: il primo dedicato ai veterani della Freccia Rossa, il secondo a Brescia - con la partenza di sera e l’arrivo a Ferrara -, il terzo di gara per arrivare a Roma, il quarto ancora di gara per tornare - di notte - a Brescia e il quinto di premiazione.


Ognuno di questi giorni è fatto di mille momenti importanti: la presentazione delle auto, la partenza, la sfilata nei centri storici, l’attesa lungo i tornanti, l’ammirazione da vicino nei parcheggi, la premiazione. Cinque giorni per tutti, nei quali ognuno vive la propria Mille Miglia. Cinque giorni più grandi della somma del loro tempo.


PROGRAMMA
Mille Miglia 13 - 17 Maggio 2009
MERCOLEDI 13 MAGGIO
ore 14.00
ore 19.30 Apertura Villaggio Sponsor in Piazza della Loggia.
Ore 17.00
Santa Messa Duomo Vecchio, Piazza Paolo VI.

GIOVEDI 14 MAGGIO
ore 08.30
ore 15.30
Punzonatura in Piazza della Loggia delle vetture partecipanti. Esposizione nelle piazze nelle aree dedicate.
ore 10.00 Benedizione di una rappresentanza delle vetture in Piazza Paolo VI.
ore 19.45 Partenza della prima vettura da Viale Venezia per la tappa Brescia – Ferrara e presentazione al pubblico delle vetture partecipanti.
ore 00.00 Arrivo della prima vettura in Centro a Ferrara e presentazione al pubblico delle vetture partecipanti.


VENERDI 15 MAGGIO
ore 07.30
Partenza della prima vettura da Corso della Giovecca per la tappa Ferrara – Roma.
ore 12.30
ore 15.40 Sosta delle vetture a Sansepolcro (AR).
ore 20.30


Arrivo della prima vettura a Castel Sant’Angelo a Roma. Sfilata delle vetture con presentazione al pubblico.


SABATO 16 MAGGIO
ore 06.30 Partenza della prima vettura da Castel Sant’Angelo per la tappa Roma – Brescia.
ore 12.10
ore 15.30 Sosta delle vetture a Monteriggioni (SI).
ore 22.30
ore 02.00


Arrivo della prima vettura in centro a Brescia. Presentazione al pubblico in Viale Venezia.


L’ ITINERARIO
L’itinerario Brescia-Roma, e ritorno, attraversa girando in senso orario le strade classiche della Mille Miglia e tocca sette regioni: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria e Lazio, all’andata, a cui si aggiunge la Toscana al ritorno.


Il percorso 2009 propone il suggestivo attraversamento della Repubblica di San Marino e di alcune tra le più belle città d’Italia. Oltre a Brescia e Roma, assisteranno al passaggio della Mille Miglia anche Verona, Ferrara, Ravenna, Sansepolcro, Assisi, Spoleto, Rieti - all’andata - e Viterbo, Siena, Monteriggioni, Firenze, Modena, Reggio Emilia, Parma e Cremona al ritorno.


Rispetto al 2008 il percorso ha subito importanti variazioni. Quest’anno, per celebrare il 150° anniversario della battaglia di Solferino, la Mille Miglia devierà per i centri teatro del conflitto risorgimentale passando per Desenzano, S.Martino, Solferino e Pozzolengo. Tra le altre novità, il transito, con prova speciale, sulle rampe del Terminillo all’andata e per il centro storico delle città di Parma e Cremona sulla via del ritorno.


Rimangono gli storici passaggi al Passo della Futa e al Passo della Raticosa.


Ogni strada ha la sua storia, i suoi aneddoti, le sue tradizioni. In ottant’anni di vita, i paesaggi ai margini delle strade sono cambiati, così come è cambiato il Paese. Ma qualcosa di immutato è rimasto: la passione per la Freccia Rossa.

L’ OGANIZZAZIONE

A partire dall’edizione del 2008 la Mille Miglia, per cinque anni, è stata affidata a una nuova organizzazione costituita da tre società ad alta specializzazione:
MAC Events, Meet Comunicazione e Sanremorally.


L’obiettivo è valorizzare pienamente una manifestazione unica al mondo, farla essere ancora di più se stessa, con la propria tradizione, i propri valori, la propria identità.


La partenza e l’arrivo a Brescia, la fatica e l’agonismo appassionato dei partecipanti, il grande appuntamento di Roma, l’entusiasmo delle città che l’accoglieranno e la gioia della gente lungo le strade.
Infine la voglia di dare, a questo straordinario mito, tutta la luce che merita, di fare in modo che siano sempre più numerosi e partecipi gli occhi puntati sulle persone, sulle auto, sulle emozioni, sui luoghi della Mille Miglia.








venerdì 8 maggio 2009

LETTERA AL CUORE


Maternità Oggi è un giorno particolare, la festa della mamma, il nodo in gola si fa più grosso,  malinconia, rimpianto e rabbia mi fanno compagnia mentre ti penso. 



 Non sono mai stata quella che seguiva le mode, tu lo sai benissimo, non ti facevo regali per queste feste che sono  la gioia dei  fiorai, salvo poi portarti una pianta perenne da mettere nel tuo giardino la settimana dopo.



Non siamo mai state amiche, tu eri la mia mamma, poi...



poi mi sono ritrovata io madre e tu figlia.



Non volevo essere tua madre, io volevo solo sapere che potevo contare su di te, non volevo essere quella "forte", quella che risolveva le cose che non ti  piacevano.



Non mi andava quel tuo lasciare correre le cose come stavano,  il rifiutare la realtà, non mi aiutavi, ti chiudevi in un mondo dove la malattia non c'era, dove papà era il  gigante che ti proteggeva dalle brutture della vita.



Ma non tutto è un bel sogno, quando hai capito che papà  come una quercia malata sarebbe caduta, hai deciso di morire prima di lui.



Mamma, a distanza di 5 anni, mi accorgo che sono ancora arrabbiata con te.



Ho dentro un dolore sordo che scava e non ti lascia andare via.



Mi hai lasciata da sola a vedere morire papà, lui che voleva te!! 



Lo so  che quella notte,  quando  se ne è andato, tu eri accanto a noi, ti ho sentito, io le tenevo la mano, ma sentivo su di me il  tuo abbraccio che ci univa  in un cerchio di serenità.



 Auguri mamma.......



 



 



Anche questo è un post dell'anno scorso....



non voglio festeggiare una festa che mi fa soffrire...



non esiste una giornata per la "mamma",



la mamma è per sempre...

domenica 3 maggio 2009

RIPOSO ????????


Sono tornata a casa da poco, 3 giorni su a Ponte Caffaro.


Veramente è stata una faticaccia!


Sono partita venerdì 1 Maggio portandomi dietro due micetti che sono ammalati.


La mia Maya si è beccata un graffio nell'occhio, io credendo che fosse poca cosa non ho fatto nulla e così è istaurata una congiuntivite pazzesca.


Fosse finita lì, no, naturalmente no, l'ultima piccolina rimasta si è infettata subito.



Corse (già 4) dal veterinario, prima antibiotici per bocca e antibiotici per gli occhietti, ora punture di penicellina, già, la cosa è molto seria perchè c'è anche un fortissimo raffreddore con scolo continuo dal nasino.


Che fare? Di lasciarle a casa non se ne parlava nemmeno e così le ho prese con me.


Alla mattina devo fare la puntura e pulire bene gli occhietti per poi mettere la pomata antibiotica, Maya è brava, sopporta e non mi graffia, la piccolina invece è una tigre, ho le mani martoriate e tutte le volte che la prendo in braccio cerca di graffiarmi.


Poi c'è un altro piccolo problema, sono inappetenti, e allora vai con pappe e pappette varie, croccantini e omogeneizzati, coccole e canzoncine.


Ma a Caffaro siamo saliti non solo per (sig) riposare, bisognava tagliare il prato, l'erba era già altissima, ma ci siamo regalati una macchinetta che tritura l'erba, e che secondo chi ci ha venduto questa macchina si poteva lasciare tutto il tagliato nel prato.



Quando Dario ha finito di tagliare il prato ci siamo resi conto che l'erba era troppa, non si poteva lascire giù, così ho dovuto rastrellare tutto il prato e ammucchiarla in due grossi covoni.


Una faticaccia!


Ma mi sono anche divertita, ho piantato il giuggiolo, ho seminato tanti fiori, ho creato delle aiuole andando a prendere dei grossi sassi, ho accarezzato il ciliegio che è carico di frutti, non importa se non arriveranno a maturazione, lui ci sta tentando.


Ho parlato ai kiwi, il maschio sta già buttando le gemme dalle quali nasceranno i fiori impollinatori, le femmine più dormiglione solo qualche piccola fogliolina di un tenero verde.


Ho "rubato" nel giardino comune delle violette bellissime e le ho trapiantate nel prato, le primule che ho portato su la volta scorsa sono tutte vive e si stanno moltiplicando.



Ho sradicato le more, quelle senza spine, ma mi dispiaceva buttarle allora le ho messe vicino alla rete, stamani non davano segno di sofferenza, ho piantato degli ortaggi, 3 piantine di pomodoro a grappolo, due peperoni 1 melanzana e dei porri, quel che verrà, verrà.


Pensavo peggio per la mia schiena, vuoi per la mia ernia discale, operata si, ma il male non è mai passato, vuoi per l'età, ma ho visto che resisto ancora bene!


E vai Cesy!!



 


 

martedì 28 aprile 2009

UNA NASCITA

amore


Il 28 Aprile di tanti, tanti anni fa, cadeva di domenica.

Una domenica importante per il piccolo paese di montagna, una piccola comunità in cui le stagioni di   Madre Terra scandivano il vivere e il morire.

Si festeggiava l’arrivo della primavera con grandi fuochi e balli per le strade.

 Ai bambini era dato il compito di correre per tutto l’abitato, chi trascinando grosse catene che di solito erano appese sui focolari domestici, altri coi campanacci (tolti per l’occasione alle mucche che ancora svernavano nelle stalle), martellavano col loro eco tutta la valle in risposta di altri suoni provenienti dai paesi vicini.

Una festa comune, dove tutti al calar del buio partecipavano con allegria, portando grosse fascine per alimentare i falò e intonare attorno ad essi cori di canzoni di cui ormai si è persa la storia.angeli

Non so se gli abitanti di allora fossero  coscienti di festeggiare Beltane, chiamata anche la notte di Valpurga, ma certamente sapevano che quella era la notte delle streghe!!!

Ma torniamo a “quella” domenica, il paese si stava preparando per la sera, tutto procedeva serenamente, nella piazza principale, dove sarebbe avvenuta la festa il fermento cresceva di ora in ora.

Su questa piazza si affacciava una casa, dentro una ragazza impaurita e incinta di 7 mesi.

Non capisce molto di che cosa le sta succedendo, sa solo che è troppo presto per la nascita del bambino; si chiama in fretta l’ostetrica della zona, (anche se si sa che ci vorranno ore prima che arrivi) a rassicurarla ci sono “le Anziane,” ma la paura e il dolore di non farcela è forte.

Il suo compagno non sa che fare, guarda con occhi colmi di tristezza il tutto, si sente in colpa, non può angeliportarla in nessun posto per alleviare la sua sofferenza.

Si sente uno straniero, non è del paese e non ha un lavoro, vivono di quel poco che lui riesce con piccoli lavori a reperire, ma sa che per il bambino è troppo presto per nascere, anche le Anziane di nascosto lo guardano scuotendo la testa.

La realtà si confonde con la fantasia, il travaglio dura a lungo, i rumori della piazza fanno da sfondo a urla di dolore, poi ecco il miracolo della nascita, una bimba.

Una bimba in miniatura, è talmente piccola che tutti  pensano che non sopravvivrà, sarebbe un miracolo!!

Non possono portarla in ospedale, il papà non ha la “mutua”, sarà quel che samorearà, non la vestono nemmeno, (non ci sono vestiti che le vanno bene) le fanno un vestito con la bambagia, anzi l’avvolgono nella bambagia e la mettono nella culla.

Alla mamma viene detto che non può assolutamente toccare la bambina mignon, ci penserà l’ostetrica una volta al giorno, quando passerà alla sera; tutti sono sicuri che la piccola morirà presto.

La madre è abituata alla morte, in paese è di casa, nei bimbi poi…..

Solo che la bimba piange con voce forte, vuole da mangiare, che fare?

La madre ha latte, il seno duole e il prezioso liquido esce da solo.

Non sapendo che fare ma ascoltando il suo cuore  va alla  culla della figlia e con cautela   lascia cadere goccia a goccia il latte nella piccola bocca,  sembra incredibile ma la bimba mangia!

Passano i giorni e  incredibilmente la bimba vive,  la madre non la prende in braccio ma ha tanto di quel latte che alimentarla non è un problema, anche se naturalmente non è facile .

Alla fine l’ostetrica da il suo verdetto, la piccola vivrà.

Ho raccontato questa vicenda perche è la storia della mia nascita, mi piace pensare di essere stata Photobucketaiutata a vivere da una fata o una strega, sento  ancora i loro poteri vegliare su di me, a mia volta “sento” , spiegarvi non posso, ma “so” e tanto basta a me. 


A mia volta ho dato vita a una bimba nata anche lei un mese “prima”, penso che la sua data di nascita dica tutto, Mara è nata la mattina alle ore 6 del 1/11/1991, una streghetta che adoro con tutto il mio cuore!!!!! 

Ultima cosa, io pesavo 1.800grammi con un asciugamano a mo’ di vestito!


Questo è il post scritto l'anno scorso, oggi mi sento pigra,

e ne ho ragione, sono più vecchia di un anno,

oggi è tutto per me,

buona giornata a chi passerà a trovarmi,

Cesy 

venerdì 24 aprile 2009

... RICORDANDO LO





.... ricordo confuso....

lo zio matto, perchè?

ricordo la bara, il suo viso fasciato ....

un suo amico di prigionia che mi prese in braccio,

io piccola bimba di 4 anni,

ricordo... anzi ... incubo..

mi schiacciò sul quadrante tagliato,

dove solo il viso del "zio matto" si vedeva...

impressa nella mia memoria da quasi 50 anni.. lui.

lo zio matto.

... quello che nei campi di concentramento ci ha lasciato la testa....

quello che non riusciva più a vivere...

a mangiare... ad amare ...

quello che quando la frana si staccò dal monte non fuggì ....

anzi ..

alzo la testa .... tutti lo videro,

e si mise a ridere ....

morì ridendo ....

certamente era una risata incredula ...

morire così .... semplicemente così ....

impensabile dopo tutti gli orrori visti .....

ciao zio Piero, ciao zio matto, sei ancora nel mio cuore ...




partigiani Pictures, Images and Photos
Zio Piero non era matto di suo, è stato tutto l'orrore che ha vissuto come combattente e poi come prigioniero a farlo diventare così.

Per lui la guerra non è mai finita, era nel suo cuore, non riusciva a vedere la "liberazione", troppi gli amici morti, troppe le botte e la fame.

Fantasmi abitavano dentro di lui, urla e dolore camminavano con lui, non era solo sotto la frana che l'ha ucciso, erano in tanti, tantissimi, tutti quelli che lui ha visto morire.

 



domenica 19 aprile 2009

RIPOSO


Sono tornata a casa con tanti bellissimi ricordi dentro di me.


Giornate passate solo per vivere, sembra una sciocchezza ma è la verità, a volte si vive senza farci caso, si respira e basta.


Io per 6 giorni ho respirato felice solo di farlo, consapevole del dono che stavo vivendo con il mio compagno di sempre, vivere per noi!


La domenica di Pasqua l'abbiamo passata sull'Argentario, in macchina piano piano abbiamo girovagato per strade impervie con attorno a noi solo gabbiani e  vento.


Avvolti dal profumo di rosmarino che cresceva ovunque ci siamo fermati a guardare il mare, uno spettacolo stupendo e unico.


Abbiamo pranzato in riva al mare, panini con prosciutto e bevuto birra direttamente dalla bottiglia, ci siamo stesi a riposare guardando pigramente il gioco delle onde.


Il lunedì ci ha visti turisti sul monte Amiata, ogni collina sembrava un mondo a se, ogni fazzoletto di terra era diverso dall'altro, mille fiori sembravano sbocciati solo per farci piacere.



La sera ci trovava a mangiare "toscano", solo sul  vino rosso avrei da ridire... troppo "pesante", (meglio il chiaretto del nostro Garda).


Martedì finalmente, Saturnia, le terme!!


A mollo per circa 4 ore, una beatitudine!


Mi sono cercata la vasca con le bolle grosse e non ne sono più uscita.


Poi dormire, tanto, un silenzio grande, perfino gli uccelli sembravano dormire con noi.


Mercoledì terme di Sorano, acque diverse ma beatitudine uguale!!  


Visitato tante piccole città, Pitigliano la più diversa, unica, intagliata nel tufo, Montemerano, Manciano, Sovana e tante ancora con una caratteristica uguali per tutte, BELLISSIME!!!!


Giovedì sera sono rientrata a casa, della serie, le cose belle non durano!


Ma ho dentro tutto, la simpatia dei gestori di Poggio Petrella, il calore del sole che ci è stato amico sempre, i colori di questa primavera che ci ha accompagnato dalla pianura Padana fino al mare e oltre, i sapori del cibo, tutto è chiuso dentro di me.



Anche ora che sto scrivendo sento il profumo di rosmarino.


Si, devo confessarlo, sull'Argentario ho rubato.


Abbiamo fatto uno scambio, a lui è rimasto un pezzetto del mio cuore, a me una piantina  che con il suo profumo mi riporterà sempre a lui.


 

venerdì 10 aprile 2009

... UN PENSIERO

Per chi passerà in questa casa auguro un mondo di serenità e pace,


a volte basterebbe poco,


veramente poco,


basterebbe solamente volerlo un mondo di pace,


cominciando dalla propria famiglia, a volte ci si perde in ripicche stupide e senza senso, gelosie e meschinità che sappiamo solo leggere nella vita altrui ma mai nella nostra!


Basterebbe mettersi dall'altra parte, intuire o almeno cercare di capire che c'è sempre un perchè,


ma a volte è un perchè che fa comodo solo a noi, distorciamo a nostro favore quello che vogliamo senza mai chinare il capo,


senza vedere che i nostri figli ci guardano,


inutile piangere davanti al dolore altrui se non si è capaci di perdonare il fratello.


Buona Pasqua, io me ne vado a zonzo per la bella Toscana,


arrivederci,


Cesy


sabato 4 aprile 2009

MAX

silenzio..e angoscia Pictures, Images and Photos

Era  mattina ma la notte invernale sarebbe stata ancora lunga, iniziava il turno alle 6 e intanto si godeva in silenzio il caffè della macchinetta dell'ospedale.


Era partita da casa in anticipo, come sempre, gli piaceva alzarsi per poter leggere due pagine così iniziava bene la giornata.


Dar da mangiare al pesce rosso che nel silenzio della casa addormentata la chiamava  con schiocchii fatti a pelo d'acqua la faceva sorridere.


E il profumo del primo caffè era fatto solo per ricordarle quanto fosse bello poter sentire che nel silenzio del suo piccolo mondo tutto andava bene.


Scese e  la nebbia l'avvolse come una ingombrante coperta, per fortuna a quell'ora le macchine erano poche, guidò piano, immersa in quel silenzio irreale fatto di bianco e buio.


Negli spogliatoi salutò ricambiata con cenni, quasi fossero senza voce delle colleghe, poi si avviò a prendersi il primo caffè della macchinetta.


Chissà perchè la sua preferenza andò alla macchinetta del piano della Pediatria, di solito era quello più affollato e lei lo evitava, ma quella mattina era deserto e così decise di fermarsi lì.


Fu mentre beveva piano il suo caffè guardando il buio fuori dalla finestra che vide vicino a lei, riflessa sui vetri quella donna.


Veramente la sua mente registrò che non era "nuova", era una figura che  vedeva spesso, cortesemente la salutò cercando un argomento banale per potersi accomiatare.


Fu sorpresa dalla reazione della donna, la quale scoppiò in un pianto fatto di singulti e gemiti, la bocca aperta  a mangiare l'aria che sicuramente non arrivava ai polmoni, scossa da un dolore che faceva paura.


Istintivamente l'abbracciò, non sapeva che fare ma sentiva che era solo  quello che poteva e doveva fare!


Solo un nome usciva da quella bocca devastata dal dolore, Max... Max...


Fu il suo essere donna che la portò a conoscere quella storia?


O fu un dolore giunto ad un punto non più sopportabile?


Divennero amiche e così seppe di Max, un bimbo biondo che pesava poco più di un lattante, Max che non aveva futuro, che non aveva mai avuto un futuro.


Era nato "male" strappato con il forcipe dal caldo corpo di sua mamma e mai nato alla vita.


Max che l'unica cosa che riusciva a fare da solo era respirare e basta!


Max un guscio vuoto, un viso inespressivo gli occhi di un azzurro cielo da far stare male chi vi cercava un sorriso.


Max che era meglio se moriva subito, per tutti, ma non per lei.


Lei  gli raccontava dell'altra sua figlia, del marito ormai etilista, del non vivere la famiglia, del suo sacrificarsi solo per Max, non chiedeva se era giusto, lo faceva e basta!


Un'amicizia dura, impegnativa, fatta di abbracci e di discussioni, per Max poteva  tutto, per gli "altri" niente.


Nulla per la figlia adolescente, rabbiosa verso la sua vita e verso quel fratello che le portava mia l'amore della mamma, niente per il marito che sapendo di aver perso due persone in una volta sola si era rivolto alla bottiglia.


Questo tutto per Max.


Max che "viveva" in un letto su misura, girato e rigirato in continuazione, Max sedato contro attacchi epilettici, Max a cui veniva dato da mangiare tramite un tubicino impiantato nello stomaco, Max a cui lei doveva aspirare il muco dalla gola, Max.....


Una sola domanda alla fine, perchè?


Lei guardando il "suo" Max rispose la sua verità,


"perchè lui mi muore, lo so che mi muore....."


Non seppe più che dirgli, pensò che la morte aveva già colpito nel cuore di una ragazza e di un uomo solo...