mercoledì 19 agosto 2009

LE CARAMELLE DI PAPà

amore


Al rumore della moto che scendeva verso la piazza era una gara a chi arrivava primo.



 


Primo a salutare papà, primo a ricevere i vari fagotti legati stretti stretti così da essere tanti.



 


I primi a salutare quell'uomo quasi estraneo, lontano da casa sempre molti mesi, sempre in "sguissera" (svizzera) a lavorare per noi.



 


Papà, usato sempre come spauracchio dalla mamma, quello che ti avrebbe riempito di botte se non ti comportavi bene!



 


Ma quando arrivava era bello, dimenticavi le possibili punizioni, cercavi un suo sguardo e allungavi una carezza verso quel viso con la scusa di tirargli via lo sporco che il viaggio gli aveva lasciato.



 


Poi come folletti si faceva la fila a portare tutto in casa, speranzosi di trovare un qualcosa per noi.


pasol

 


Papà con lo sguardo stanco ci guardava aspettando che la nostra frenesia si calmasse, poi come un prestigiatore riusciva a farci sorridere.



 


Lunghe file di caramelle, unite due a due emergevano nei posti più disparati, nascoste, stipate un pò ovunque (per via della dogana) file che si capiva da subito che erano buonissime!



 


Caramelle speciali, non si trovavano in vendita in paese e per questo molto più buone e mangiate con la consapevolezza che il papà le aveva scelte proprio per noi!



 


Mai più mangiato caramelle così buone, sono solo ricordi o sarà una vera verità?



 


Papà, quante volte davanti a caramelle rivedo quelle lunghe strisce e sento la tua voce, "cercate bambini, cercate"



 


ti cerco papà, ti cerco tanto, non solo per le caramelle,



 


ma tu dove sei andato?

venerdì 7 agosto 2009

UN ANNIVERSARIO

io e dario


Questo post lo dedico a me, alla mia storia di vita vissuta con il mio compagno di sempre, Dario.



Oggi è il nostro anniversario di nozze, 33 anni insieme, 34 anni dal primo bacio il 13 settembre del 1975!



Penso che nessuno credesse veramente in noi, due ragazzi senza niente, pieni solo del loro amore e dei loro sogni.



Il primo incontro, il riconoscerci e capire da subito che l'importante eravamo noi, solo e sempre noi, le mille difficoltà nel trovare la strada per stare assieme, la decisione di sposarci, anche perchè era l'unico sistema per stare ogni attimo assieme.



Dario che molla l'università, penso che la sua famiglia non mi abbia mai perdonato per questo, anche se la "colpa" non è stata mia, ma una decisione maturata prima di conoscermi.



Cercare un lavoro allora era difficile come ora, gli anni 70 non erano facili per nessuno, ricordo che per entrare in ferriera (raccomandato da mio padre) Dario ha dovuto nascondere il suo diploma di geometra.



Ricordo il suo primo giorno di lavoro, il 2 di maggio 1976, il cercare una casa, qualsiasi, e trovarla in un appartamento con un letto già montato, e esserne felici, fissare la data senza chiedere al prete se la chiesa era libera.



Parlare con il parroco della decisione di sposarci in chiesa solo per desiderio dei miei genitori, ma di non volere fare nessun  corso prematrimoniale, la sua ammirazione sulla nostra sincerità scaturita nell'addobbare l'abazia di tutti i vasi disponibili così che la navata era un tripudio di mille e mille colori!



Dipingere da soli con colori inventati al momento quelle tre stanze, rifiutando qualsiasi aiuto, quasi avessimo paura dell'intrusione di estranei del nostro futuro, anche solo dipingendo i muri.



Per noi era la "nostra" casa, dall'espressione che fece  mia suocera doveva essere quasi una stamberga, ma non ce ne importava!



Forse il fatto era che mia suocera mi aveva visto sole due volte, e l'annuncio del nostro matrimonio la raggiunse al mare, quindi partenza anticipata, insomma un caos per loro, felicità per noi.



Parliamo pure dell'arredamente, che tenerezza mi fa ripensare a quelle tre stanze, camera da letto con armadio stravecchio, sala arredata con reti a mò di divani con sopra materassi con bellissimi teli colorati, librerie fatte a cubo impilate l'una sull'altra, perchè si, i libri erano tanti, più di tutte le altre cose messe assieme, e poi i quadri di Dario, e in mezzo alla stanza tappeti.



Le uniche cose comperate erano quelle indispensabili, un gas, un frigo, la lavatrice, tavolo sedie coperte nenzuola ecc, ecc, insomma il minimo, ma vi assicuro che volavamo.



Come volavamo quel 7 agosto di 33 anni fa, per me non è stato il giorno più felice, lo ero già, anche il vestito ha una sua storia, preso in prestito da una cugina che si era sposata in dicembre (hahhahahha, da notare il cappello con le piume di cigno.... con il caldo che faceva naturalmente ho abolito il bolerino dello stesso piumaggio) e poi separata, la quale continuava a dirmi che mi avrebbe portato male!!



Ritrovarci sul sagrato dell'abazia di Maguzzano, guardarci negli occhi e sapere che era tutto per gli altri, noi sapevamo già che era così da sempre, non c'erano dubbi, non ce ne sono mai stati.



Ci siamo scambiate le fedi, è vero, ma non ho mai fatto una notte con la fede al dito, nel senso che non l'ho quasi mai portata, ci apparteniamo senza nessun vincolo se non quello dell'amore che ogni giorno ci scambiamo.