domenica 27 dicembre 2009

UNA CANDELA

Fantasy Pictures, Images and Photos Non è vero che il tempo guarisce, che il dolore  sbiadisce, non è vero.
Sarà che è un periodo particolarmente brutto, sarà che mi sento molto fragile e stanca. Stamattina mi sono svegliata con l'urgenza di trovarti una candela, una bella candela piena di fiori che sciogliendosi lascierà profumata la casa.
Un profumo che mi farà male, anche il chiarore della piccola fiamma mi brucerà dentro, lì dove c'è quel vuoto, quel dolore mai assopito e quel rimorso di non averti mai capito.
Mai ho cercato di capire il tuo vivere, da figlia pretendevo che fossi tu quella a spiegarmi del perchè mi sentivo una figlia di cucolo.
Toppo diversa dal resto della famiglia, pretendevo di più, non mi bastava di avere solo cibo, io volevo molto di più.
Volevo amore e abbracci, baci e carezze, ma tu non avevi mai tempo o voglia, o forse non conoscevi queste frivolezze, con 5 figli tirare il pranzo con la cena era un'impresa non da poco.
Così sono cresciuta in fretta e in silenzio, l'unico pane che riusciva a colmare quella fame d'amore erano i libri, leggevo di tutto per poi confessare al prete le mie brutte letture ma mai pentendomi.
Li cercavo ovunque i libri, e sono ancora così, se entro in qualsiasi casa il mio sguardo vaga e inesorabilmente se ci sono libri si ferma quasi fossero amici da salutare.
Ricordo Guerra e Pace letto a 8 anni, ma ricordo anche dove l'ho trovato e il mio senso di colpa per averlo "rubato", si trovava buttato dentro a una cesta piena di ceppi in una baita usata da tutti e doveva servire per accendere il fuoco.
Così mi creavo una mia via di fuga ma perdevo la voglia di integrarmi nel vostro vivere, mi bastava fuggire in mondi diversi dove io potevo ritrovarmi.
Non so se ho sbagliato, sicuramente si, ma tu non hai mai fatto niente per richiamarmi indietro, mi hai lasciato andare via.
Me ne sono andata presto da casa e mi sono sempre sentita la figlia sbagliata, ma ora capisco, da mamma capisco tante cose.
Sono passati 7 anni e ricordo il tuo unico "ti voglio bene" in quel letto d'ospedale detto in maniera strana e quasi incomprensibile, ma io l'ho capito mamma, troppo le volte che avrei voluto sentirlo.
Sono sette anni che cerco di dimenticare quello che non c'è mai stato, ma quanta nostalgia anche solo di una polenta e di un "mangia, dai".
In fondo era amore anche quello, solo che io non lo sapevo, ora lo so mamma, ora lo so e la cosa mi fa piangere e mi fa sentire meno del solito la figlia sbagliata che ero.
La candela brilla e la fiamma è moltiplicata dalle mie lacrime, mi manchi mamma, mi manchi in questi giorni bui se puoi cerca di abbracciarmi ora e di tenermi stretta stretta, non lasciarmi piangere da sola.... 

sabato 19 dicembre 2009

UNA BIMBA

neve Pictures, Images and Photos Stamattina, mentre camminavo nel buio, affondando in un manto soffice di neve pensavo.
Tutto era bianco, anche la nuvola di vapore che usciva dalla mia bocca, un mondo irreale cristallizzato nel passato.
Con il pensiero ho aperto il laccio che chiude il sacco dei ricordi e ho rovistato cercando certezze e serenità.
Alla rifusa toccavo giorni o anni, non so, ma sempre riconoscendoli e per tutti c'era un sorriso, una smorfia di dolore e nel freddo pungente anche lacrime gelate nel cuore.
Ma in fondo, giù, persa in quel mare di vita ho trovato una bambina, quasi una Pigotta che all'epoca nessuno voleva.
Una bimba che ho preso con curiosità, l'ho portata alla luce dell'oggi e l'ho guardata con occhi spietati, senza darle nessuna giustificazione, solo lei e io, sono noi perchè siamo sempre la stessa persona.
Una bimba nata per sbaglio che già da subito sapeva di poter contare solo su se stessa, niente abbracci o baci, niente coperte calde o cappotti colorati,
La rivedo quella bimba, vestita di abiti regalati e da scarponi pesanti affinchè durassero di più.
Anche d'invero girava con calze corte fatte in casa con lana pungente, le mani al confine del congelamento sempre rosse e gonfie, niente giacca a vento, solo il correre per scaldarsi e l'infilarsi tra i capelli le manine gelate, così riusciva a scaldarle.
La bimba non sapeva che esisteva un altro modo di vivere, non sapeva che si poteva anche non avere freddo, che ci si poteva addormentare al caldo e non andare a letto in una stanza gelata con una bottiglia d'acqua calda.
Litigare per chi la mattina doveva scendere ad accendere l'unica stufa a legna, fare riscaldare la minestra che sarebbe stata la colazione e preparare l'inizio della giornata.
A lei non piaceva svegliarsi, non voleva lasciare il tepore delle coperte, guardava verso i vetri ricoperti di arabeschi di ghiaccio e quella pallida luce che filtrava non le dava gioia,
si copriva, si seppelliva tra i suoi sogni e aspettava.
Quella bimba nel mio sacco dei ricordi sta ancora sognando, forse ha ancora freddo e sta aspettando che il ghiaccio su quei vetri si sciolga in giorni più sereni.
Piano piano l'accarezzo e la rimetto giù, sperarando di non averle fatto male.
guardo fuori dalla finestra, ha ripreso a nevicare......