domenica 27 febbraio 2011

NASCITE PRIMAVERILI

gatti


Oggi nevica, l'inverno vuole provare a fare paura, fa freddo ma già i merli cercano ramoscelli e il loro richiamo sembra una risata.
Guardo la neve scendere ma la magia non c'è più, ora voglio il sole e il rinascere della vita.
Sicuramente in casa mia la vita ultimamente è entrata a ondate, 11 gattini!
Già, era tanto tempo che le mie gatte non diventavano mamme, paciose e coccolose si sono godute le loro giornate anche dopo essere state in trasferta da Obi Wan.
Trasferte fatte otto giorni una dall'altra, un viaggio quasi fino a milano, ma che volete, quando l'amore e gli ormoni fanno impazzire...
Sissi che diventa matta dal desiderio, non bastono le urla strazianti, no, fa pipì ovunque.
Maya più timida ma ugualmente determinata, insomma Obi Wan è necessario.
Così lunedi 7 febbraio Sissi ha iniziato a seguirmi come un cagnolino già di prima mattina, io ero contenta perchè pensavo a un parto veloce, illusa.
Alle tre del pomeriggio il primo segno visibile, alle 10 la sera ho chiamato il veterinario, ma secondo lui tutto stava procedendo bene.
Che fare?
Io e Sissi sul lettone con la sala parto già pronta di panni puliti forbici e guanti, Dario in cameretta a dormire.
Alla fine a un quarto a mezzanotte il primo piccolo è nato, come al solito ho tagliato il cordone ombelicale e aperto il sacco permettendo così a Sissi di leccare suo figlio.
Piano piano sono nati gli altri fratellini, l'ultimo verso le quattro di mattina, credetemi, ero distrutta!
Sei piccoli perfetti pelosetti, quattro femmine e due maschietti, tutti vispi e urlanti, già impegnati a menarsi per accaparrarsi la mammella con più latte.
Abbiamo dormito tutti nel lettone, Sissi con i cuccioli nella grande cesta e io con la mano su di loro.
Perfetto, una era andata, ora restava ancora Maya, ero preoccupata, il ricordo di Pollicina mi tormentava e aspettavo con ansia l'evento.
A distanza esatta di otto giorni, il 15 febbraio Maya ha iniziato il travaglio ma velocemente, contrazioni forti e a distanza di mezz'ora il primo cucciolo è nato.
Il secondo era podalico e Maya non riusciva a farlo nascere, per il dolore si è avventata sul primo nato cercando di morderlo, con una mossa velocissima l'ho salvato e così ho dovuto fare anche con gli altri cuccioli.
Maya per il dolore cercava di morderli, non si rendeva conto di quello che faceva, alla fine è nato il quinto e ho capito che era un'altra Pollicina.
gatti Minuscola, la metà dei suoi fratellini e senza nessuna vitalità, non mi sono arresa, ho iniziato il a massaggiarla con del cotone, l'ho frizionata piano piano ma sembrava che non servisse a nulla.
Poi ho notato che la sua pancina iniziava a muoversi, che le zampette si agitavano, allora l'ho lasciata alla sua mamma che impaziente voleva conoscerla.
Non volevo scommettere su Pollicina, già una volta avevo perso, ma neppure mollarla senza tentare.
Siccome era troppo debole e non riusciva a trovare un posto tranquillo dove mangiare l'ho attaccata a un capezzolo di Sissi, la cosa ha funzionava.
Poi l'ho anche allattata con il biberon, insomma ora Pollicina è una graziosa signorina e ha già aperto gli occhietti.
Adesso ho trasferito le due gatte con tutti i figli nel mezzo letto, uno spettacolo!
Anche l'allattamento ora è fatto senza distinzioni, Sissi e Maya si danno  ai piccoli sia figli che nipoti e alla sera c'è solo un enorme nido fatto d'amore. 

domenica 13 febbraio 2011

NON CHIAMIAMOLI SCHERZI.....

piedi Pictures, Images and Photos Nadia si voltò di scatto alle urla che echeggiavano dietro di lei, ebbe solo la fugace visione di ragazzi che si rincorrevano lungo la pista ciclabile.
Un ragazzino era rincorso da altri ragazzi urlanti e minacciosi, Nadia cercò un solo motivo per chiudere occhi e orecchie ma non ne trovò.
Con passo veloce Nadia arrivò vicino al gruppo e si rese conto che stavano picchiando il ragazzino che era caduto a terra e si stava abbracciando per proteggersi da quei colpi che  arrivavano da tutte le parti.
Ragazzi sui 12/13 anni, adolescenti, un branco di lupacchiotti in cerca di emozioni forti, bulli o biglie lanciati verso la vita, senza regole o paura, l'essere in tanti faceva la loro forza.
Nadia ne prese uno per il braccio alzato per colpire e lo strattonò gridando un basta forte forte.
Come per incanto ci fu silenzio, la sorpresa fu totale!
Occhi cattivi e disincantati la fissarono e per un attimo lei ne ebbe paura, poi fu solo un fuggi fuggi, solo il ragazzino a terra continuava a singhiozzare.
Nadia sentiva quel dolore e non vedeva più il ragazzo ma Danilo, un suo collega che un branco di lupi adulti aveva distrutto.
Danilo che si lavava i piedi in continuazione, Danilo che alla fine era finito in psichiatria,  non era un ragazzino ma un uomo di 45 anni con una famiglia normale e con un lavoro quasi invidiabile.
Un lavoro svolto in ospedale, posto pieno di sofferenze ma dove si nascondono tanti lupi in cerca di prede solo per soddisfare il bisogno di divertirsi, di emergere da giorni sempre uguali.
Tutto iniziò in mensa con una frase banalissima, quando entrò Danilo quella sera (la sera pochi andavano in mensa) qualcuno disse : ma che puzza di piedi...
Tutto qui, una frase buttata li e lasciata li come a riposarsi.
Solo che quando Danilo entrava in una stanza era la solita frase che  sentiva dire, "ma che puzza di piedi", mai rivolta direttamente a lui ma il dubbio ormai si era fatto strada dentro lui.
Danilo che iniziava a lavarsi i piedi in continuazione, che chiedeva a chi riteneva suo amico se i suoi piedi puzzazzero.
E nei reparti lo scherzo trovava sempre più seguaci, ormai non c'era posto dove Danilo poteva andare senza essere seguito da quella odiata domanda.
A casa  era un inferno, anche la moglie che lavorava in ospedale era disperata e cercava aiuto,  Danilo accusava lei di non sapere fare il bucato, si lavava le calze lui stesso con i saponi più declamati dalla pubblicità, ma ormai  i suoi piedi ammorbavano il mondo.
Lo "scherzo" andava avanti da mesi quando Danilo crollò, la disperazione non più arginata e sfociata in una sera di violenza verso se stesso e la sua famiglia.
Un correre di autombulanze e di "amici", un TSO fatto per proteggerlo da se stesso.
Quasi un mese passato in psichiatria e poi fiumi di  psicofarmaci e Danilo sempre a lavarsi i piedi fino ad avere piaghe da strofinamento.
Tutto questo dolore perchè?
A distanza di anni Nadia se lo chiede ancora mentre aiuta il ragazzino a togliersi la terra dai vestiti, lo guarda e istintivamente lo abbraccia.
Lei sola sa che quell'abbraccio è per Danilo, è un condividere il dolore di tutti i Danilo che subiranno violenze psicologiche da lupi mascherati da uomini.
Il ragazzino si lascia abbracciare e Nadia cerca di tamponare con la mano le lacrime che solcano il viso segnato da graffi ma che sotto le sue dita si apre al sorriso, ecco pensa, questo è un regalo splendido!