mercoledì 28 settembre 2011

IL VIAGGIO

montagne Pictures, Images and Photos


 La bimba era già a letto nonostante il sole battesse ancora sui vetri della finestra.
La mamma era stata categorica, "a letto presto presto, domani mattina ci si alzaa alle 5!".
Che avventura, pensava Lisa nascondendosi alla luce, il corpo avviluppato da coperte fatte a capanna attorno a lei.
Domani avrebbe preso il pulman e sarebbe andata a trovare i nonni!
Un viaggio lungo quasi una giornata, una storia da raccontare lunga lunga a compagne invidiose e antipatiche.
Pensando a loro quasi si dimenticava di chiudere gli occhi e di chiamare il sonno. sempre sorridendo scivolò nel sogno.
La sveglia trillò nel silenzio di casa, Lisa come una molla corse a prepararsi, bastò poco, tutto era già pronto, la mamma chiuse la casa e preso in braccio la sorellina più piccola si avviarono a piedi.
I loro passi rimbombavano per le vie deserte del piccolo paese, solo le rondini mattiniere come loro le guardavano passare stupite.
Già il sole spuntava dalle cime colorando di rosa le nuvole, Lisa era felice mentre guardava il grosso pulman fermo ad aspettarle.
Veramente non le stava aspettando, era l'ultima fermata il quel paese aggrappato alle montagne.
Un paese dove anche la strada si fermava contro il nulla, il pulman era l'unico mezzo per scendere alla civiltà.
Lisa scelse il posto vicino al finestrino, si sistemò con cura assicurandosi di potere vedere bene in ogni direzione, erano solo loro, tre femmine e l'autista.
Il via fu dato con uno strappo potente, Lisa rabbrividì, era fatta, era in viaggio!
Tutto era nuovo, gli alberi sembravano rincorrerla, non la volevano lasciare andare, per un attimo Lisa pensò di cadere nel buco che le si era formato dentro.
Un vortice di piacere e di ansia, il sobbalzare dell'autobus mentre girava quasi su se stesso in curve strette e costeggiate di dirupi faceva si che il respiro per un attimo smettesse di uscire.
Agrappata al finestrino ammirava il veloce scorrere del panorama, a ogni paese c'era la fermata e il pulman piano piano si riempiva.
Gente che andava al lavoro, Lisa li guardava con curiosità, sembravano già stanchi con vestiti vecchi e le mani callose messe a mò di cuscino sotto la guancia, qualcuno si addormentava.
Donne che andavano al mercato con i loro abiti migliori, sprofondate nei sedili a parlottare fra loro, sembravano delle pagnotte appena tolte dal forno, le guancie rosse per il piacere di quello che ancora non avevano visto ma che sicuramente avrebbero comprato.
Ragazzi che andavano a scuola, studenti come diceva la sua mamma, lei era una scolara, per essere studenti si doveva prendere il pulman e scendere a valle per le superiori.
Lisa osservava tutto e tutti, era la migliore avventura che mai avesse avuto e nemmeno immaginato e poi il viaggio era appena iniziato.
Arrivati a valle si doveva cambiare pulman, ad aspettarle c'era un pulman azzurro, a Lisa sembrò molto più bello e più grande, anche l'odore era diverso, non sapeva di polvere e di freddo, un profumo di cose nuove l'avvolse.
Anche le persone sembravano diverse, più allegre, più belle, Lisa sorrise sentendosi parte di un universo misterioso, tutto da scoprire e da "imparare".
Il pulman correva senza strappi, sembrava volare su una corsia fatta di bambagia, anche le macchine piccole e timorose sembravano scostarsi per lasciare libero il passaggio, quasi intuissero l'urgenza dell'arrivo.
Lisa guardava tutto, anche i vari saluti erano per lei novità ma alla fine la cosa divenne normale, come il parlare a persone sconosciute, mai fatto prima, la mamma sorrideva e partecipava ai discorsi.
Un parlare che spaziava dal tempo al cosa si faceva, discorsi brevi o lunghi a seconda delle fermate, un semplice arrivederci e l'uscita di scena, già, il pulman come un palcoscenico viaggiante.
L'idea del palco lasciò Lisa senza fiato, ecco cos'era, un teatro, un bellissimo teatro viaggiante!
Persone che per un'ora entravano nella tua vita e poi così, semplicemente se ne andavano regalandoti una manciata del loro vivere.
Tasselli di vite che facevano ricordi e voci, sorrisi e racconti che se belli si sarebbero raccontati, magari inventando un finale, magari rendendoli propri.
Lisa guardava quegli attori di vita e assimilava il diverso, anche i dialetti erano stranieri, decifrare le parole a volte era impossibile ma quante risate quando capiva il significato, a volte la mamma la zittiva, a volte rideva con lei amiccante e complice.
Le ore passavano veloci e la città le accolse con il suo caos, altro cambio di pulman, altro colore, giallo stavolta, un colore ridente che ben si addiceva a quel fiume incessante di auto.
Lisa stretta sul sedile guardava gli studenti stipati ovunque, tanti in piedi e tanti ammucchiati sui sedili, pochi parlavano, quasi tutti collegati a cuffie ascoltavano musica.
Il pulman non sembrava più un teatro ma una grande macchina con tanti manichini collegati a fili misteriosi, forse venivano alimentati attraverso quei fili.
Forse venivano indottrinati a nuove religioni, chissà, un esercito fatto di ragazzi che non si guardavano, non si parlavano ma che aspettavano nuovi ordini da un tiranno nascosto nelle loro cuffie.
Lisa guardò la mamma che con un semplice segno l'ammoni di stare zitta e le indicò con il mento la porta.
Mancava poco all'arrivo, a Lisa dispiaceva lasciare il viaggio, già, perchè un pulman continua a viaggiare, era fatto per questo, ma sapeva che ci sarebbe stato il viaggio del ritorno e questo la fece stare bene.
Raccolse il suo zainetto e si avviò piano verso l'uscita chiedendo scusa prima a bassa voce, poi quasi urlando a quegli alieni che si trovavano nel corridoio, a fatica raggiunsero la porta e scesero.
Toccare terra fu per Lisa una vertigine, si fermò a guardare il grosso pulman partire e rivide tutto e tutti, un grande palcoscenico sul quale tutti si è protagonisti e la vita è semplicemente la trama.
   

mercoledì 14 settembre 2011

VECCHI SOGNATORI

FANTASY Pictures, Images and Photos


Una serata normale, un trovarsi attorno al tavolo a mangiare una pizza e a parlare.
Amici e complici, battute e risate, discorsi fatti d'affetto e di carezze negli occhi.
Fermarsi ad ascoltarsi e vedere ancora i sogni aleggiare in alto sopra noi.
Quattro persone "grandi" che si raccontano i progetti del fare domani, come se di domani ce ne fossero a iosa, che bello!
La risata parte gorgogliante per poi tramutarsi in uno scoppio di puro divertimento vedendo l'espressione di stupore degli amici.
Non capiscono, spiegarlo è come strappare un velo, è un ritrovare tutti quei progetti ancora addormentati, è un dirci che si, possiamo ancora realizzarli.
Chi dice che i sogni sono solo per gli adolescenti?
Noi non siamo mai invecchiati dentro, noi ancora crediamo di cambiare il mondo e ci riusciamo.
Sicuramente il nostro vivere è come lo abbiamo voluto noi, ci stiamo bene e ci ritroviamo simili in tante cose.
Caro il mio Boss, caro amico mio, gelosa non lo sono per l'affinità che ti avvicina a Dario anzi, mi fa bene vedervi parlare, ascoltarvi è bello, due adolescenti con i capelli grigi pronti a partire per qualsiasi giusta guerra.
Ogni giorno siamo in guerra, scindere le informazioni che ci riversano in continuazione addosso, capire quali sono le verità nascoste e restare noi stessi, non omologarci è l'imperativo.
Sappiamo che non si può combattere contro mulini a vento, è appunto questa consapevolezza che ci fa veri e forti, in fondo noi crediamo in tante Dulcinee, magari buttate per giorni o anni in cassetti scuri ma sappiamo che sono lì e che ci aspettano.
Ancora possiamo gioire di un tramonto, ancora possiamo piangere abbracciando un albero, ancora gridiamo grazie alla luna e ancora e ancora...... viviamo...