martedì 29 marzo 2011
LAURA
Laura aveva fretta di arrivare a casa, una dannata fretta!
La rabbia che sentiva dentro si riversava fuori in tremiti e singhiozzi, piangeva, lei che non piangeva mai.
Da sempre considerava il pianto inutile e dannoso, per piangere si deve avere qualcuno vicino per farsi sentire, per farsi coccolare.
Ma lei era sola da sempre, chiusa in se stessa senza dare mai la possibilità a nessuno di oltrepassare quel muro tirato su da lei.
Uno scafandro con feritoie dalle quali lei osservava lo scorrere dei giorni, dei mesi e degli anni senza mai lasciarsi coinvolgere da niente e nessuno.
Libera di essere prigioniera di se stessa, libera del suo non fare niente che le potesse far male.
Ma non era bastato, dove aveva sbagliato?
Entrò in casa di corsa, una casa bella e fredda come lei, a volte mangiava in piedi, sopra il lavandino per non sporcare nulla e per ridurre così il tempo che dedicava a se stessa.
Anche l'alimentarsi era inutile, a volte si dimenticava di mangiare, se ne ricordava di notte quando non riusciva a dormire, mentalmente ne cercava il motivo e quando lo stomaco mandava segnali ben precisi l'alzarsi le procurava disagio.
Si strappò via la giacca e corse in bagno ma non arrivò alla tazza, il vomito la tradì, si accasciò a terra e sparse tutta la sua paura sul pavimento.
Non era più rabbia ora, era paura, una paura che puzzava come il suo vomito e che la faceva sentire come una bambina.
Solo le bambine piccole e incapaci vomitavano così, solo gli idioti sporcavano senza doversi preoccupare di chi doveva pulire dopo.
Frasi vecchie, nascoste dentro lei trovarono strade contorte per salire in superficie.
Scusami mamma, scusami, non ci sono riuscita a vomitare nel vasino, non picchiarmi mammina...... no, non ti chiamerò più mammina, te lo prometto mamma, sei mamma, non mammina....
Lo scafandro ora era diventato una coperta e Laura sentiva tutto il freddo dei tanti inverni fatti da sola, il gelo spesso e liscio dove tutto scivolava via anche il dolore era così facile da gestire, bastava una piccola spinta e cadeva via da lei.
Ma allora perchè era bastato così poco per fare cambiare tutto?
Stancamente entrò in doccia, come da bimba apri l'acqua al massimo e si accucciò lasciandosi accarezzare da quella cascata solitaria, così riusciva a pensare con più serenità.
Nascosta nella doccia realizzò che la vita era venuta a stanarla per presentarle il conto.
Scoppiò in una risata, il conto, già, un conto fatto di morte, la mano era già lì, su quella piccola bozza.
L'aveva scoperto una settimana prima, la sua prima reazione era stata di sorpresa, poi l'autopalpazione si era fatta professionale, accidenti si, c'era un nodulo, lo scafandro non era bastato.
La mattina dopo in ospedale Rosanna le aveva fatto la mammo, parlando del più e del meno come a non dare importanza a quello che stavano facendo.
Un ago aspirato con citologico e ora il verdetto, rabbia, rabbia e ora paura.
Una vita fatta solo di niente e ora tutte queste emozioni da inscatolare, solo che non aveva più posto dove metterle, non aveva amici o spalle su cui piangere.
No, piangere no, quante volte lo aveva detto ai pazienti?
Non serve piangere, bisogna lottare e ancora lottare, solo questo lei sapeva.
Quante volte queste parole le aveva sentite in casa?
Lottare, non piangere, ma le guerre fanno male, ci si ferisce, si sanguina e allora si va sotto la doccia e si piange la sotto, si piange piano e i singhiozzi fanno male strizzati con le mani premute sulla bocca.
Laura si alza non sa cosa fare, guarda il pavimento sporco e si sente sporca anche lei, c'è sempre un nemico, pensa, non è bastato non amare più per non soffrire, papà la sua battaglia l'aveva persa anni fa.
Già, forse tutto l'inizio partiva da papà, mammina, anzi mamma, non contava, o forse contava troppo.
Mamma lasciata presto, "buttata" giù da quella torre di ghiaccio che le si era formata nel cuore e mai più voluta.
E ora?
Laura sa cosa succederà, è medico lei, papà ne sarebbe orgoglioso.
Ma ora che fare?
Laura prende il telefonino e fa il numero a memoria, quel numero non c'è nella sua rubrica, aspetta una voce e si accorge di pregare anche se sa benissimo di non sapere pregare.
Preghiere dette con l'anima e la risposta del "pronto" la coglie impreparata,
mammina sono io, mammina sono Laura, posso chiamarti mammina mamma? Ho bisogno di te mammina....
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......................................
RispondiElimina.....without words.....
:-(...
RispondiEliminaun saluto sister
mi hai lasciata senza fiato....
RispondiEliminaPensiero superultramaximegapositivo inviato!
RispondiEliminaPerchè la vita deve sempre essere così difficile? Perchè, vinta una battaglia, è già ora di affrontarne e combatterne un'altra? Perchè non c'è mai pace su questa Terra? Perchè?...
RispondiEliminaUn abbraccio!
interesasante, molto interessante!
RispondiEliminapenso all'immensità dell'universo, al gelido vuoto interstellare
RispondiEliminadove non c'è nessuno
eppure
sono caldi soli - le stelle -
davvero commovente, brava
una narrazione toccante, lo straziante dolore per un male di cui non si conosce l'esito, le atroci verità di un destino chiuso in scatole di domande.
RispondiEliminaDavvero vive queste sensazioni amare che traspaioni dalle tue righe, un testo molto riflessivo.
Buongiorno cara sister
RispondiEliminaMolto toccante. Un dramma che purtroppo ha toccato, tocca, e toccherà tante, troppe persone. Speriamo che la medicina dia, presto, i risultati che da troppo promette senza riuscire a mantenere. Anche se passi in avanti ne sono stati fatti.
RispondiEliminaUn caro saluto a te, ed un incoraggiamento senza fine a tutte le Laure del mondo.
Buon giovedì cara sister...
RispondiEliminaBuona serata carissima.
RispondiEliminaLetto e riletto - il mio pensiero a tutti coloro che vivono i veri drammi
RispondiEliminaChe dire? resto senza parole. Non so cosa origina la voglia di scrivere di Laura, se è finzione o verità, né devo saperlo. Ma la finzione è spesso riproposizione di una verità vissuta, o annusata nella vita altrui, o semplicemente vista passare accanto a sée intuita. E' una pagina straziante che qualunque madre potrebbe leggere con terrore e qualunque figlia con commozione. UN saluto (m)
RispondiEliminaUn racconto bello e terribile, sembra di sbattere la faccia cotro il muro della solitudine e della morte che incombe. Il finale arriva come una carezza, bagnata di lacrime, ma sempre carezza.
RispondiEliminaUna narrazione toccante di chi vive il dramma dell'impotenza: la salute è ciò che ci tiene in vita e ci fa combattere le sofferenze della vita. Spero che quella protagonista abbia trovato la forza di combattere e di salvarsi.
RispondiEliminaUn racconto che per quanto sia infinitamente triste è bello per l'esposizione scorrevole e pregnante.
buona giornata, un abbraccio.
annamaria
Ho sentito un brivido nella schiena. Un dramma nel dramma! mamma mia! fa riflettere davvero, se penso a quante persone vivono questo momento allucinante...la malattia che non perdona, è terribile! Una spada di Damocle sulla testa per tutta l'umanità. Speriamo che la ricerca porti a risultati di guarigione, perchè questo terribile male sia sconfitto!
RispondiEliminaUn abbraccio, serena notte Cesy*
Buona giornata sister :-)
RispondiEliminaBuona notte sister :-)
RispondiEliminaBuon giovedì sister :-)
RispondiEliminami ha interessato molto e con l'occasione ho letto anche i precedenti
RispondiEliminabuonanotte franco
Ti auguro buon fine settimana sister :-)
RispondiEliminalascio solo un buona domenica a tutti ,il resto lo tengo per me se no perso dalla foga potrei travalicare i limiti della buonaeducazione .
RispondiEliminaSo cosa si prova; terrore,impotenza, solitudine, rabbia
RispondiEliminaMa poi la forza della vita prende il sopravvento e si cerca di lottare
E se si ha vicino una persona cara , tutto è più facile
Bella narrazione, densa e senza fronzoli
Bacio
Un saluto domenicale, a presto (m)
RispondiEliminaascolta,
RispondiEliminaho letto poco del tuo blog.......
questo tuo post è frutto tuo?...della tua fantasia?....sei tuoi ricordi?....
Cavolo........è stupendo...da qualsiasi parte provenga......
L'ho letto arrivando alla fine con gli occi appannati dalle lacrime.
Sister..........grazie........so dirti solo che..........realtà, o fantasia......vorrei riuscire a trovare anche io le parole giuste come le trovi tu..
Ciao
A.
Molto drammatico anche il contrasto da come la protagonista vede la malattia tra quando ne è colpita e quando stava "dall'altra parte della barricata"!
RispondiEliminaBentornata, carissima Sistercesy!
RispondiEliminaUn forte abbraccio :)
Buon inizio di settimana :-)
RispondiEliminaBuongiorno sister :-)
RispondiElimina
RispondiEliminaNarrazione molto coinvolgente.
Un caro saluto
Luiss