giovedì 19 agosto 2010

SENZA TITOLO

Lampione2 Pictures, Images and Photos Chissà perchè è così facile amare i cuccioli.
Bambini o animali, guardarli e sorridere è naturale, allungare una carezza o dare un bacio  è  un obbligo.
Il bisogno di protezione che si scatena nell'adulto è senza dubbio per salvaguardarne la specie dall'estinzione.
E quando questa viene meno?
Quando questo bisogno cade cosa diventiamo?
Nel secolo scorso non c'era penuria di figli, anzi, erano in troppi
Troppe bocche  da sfamare, magari 5 figli dalla prima moglie morta di parto e altri 6/8 dalla sposa più giovane.
Ricordo le "storie" che mi raccontavano da bimba, ora so che non erano racconti ma verità.
Fiabe dove si parlava di inverni feroci e senza cibo, dove in un letto si dormiva in 6, tre a ogni capo del letto, così da non sapere mai quale era il lato giusto.
Stufe sempre accese con sopra pentole annerite e colme di minestre allungate ogni giorno di più.
Vestiti mai lavati e passati ai più piccoli come regali di natale, la primavera che come una porta scardinata lasciava entrare la luce a colpire il vuoto fatto dalla morte.
Si, c'erano tanti bimbi, ma la morte metteva a posto le cose.
Bastava una tosse un pò più cattiva del solito, un mal di pancia e un nuovo angioletto se ne volava via.
Non si investivano sentimenti sui neonati, troppo il rischio di soffrire.
In ogni famiglia rimaneva vago il numero dei morticini, bastava piangerne uno per tutti.
Nei miei primi ricordi dell'asilo c'è l'accompagnare al cimitero i defunti, come tanti birilli vestiti a festa, mantellina e cappello bianchi per i bambini, mantella e copricapo nero  per gli adulti.
Ma per i bambini non c'erano nemmeno le tombe, venivano messi con gli adulti e il più delle volte nemmeno un nome a ricordarli.
Si partiva per la propria vita presto, non c'erano legami fatti di sentimento, le catene dell'amore potevano aspettare, quello di riempire la pancia era prioritario.
Guardo con stupore i ragazzi adolescenti che arrivano in Italia e guardo i nostri figli, come avranno fatto a lasciare la loro famiglia?
E le madri, come possono dormire non sapendo dove sono?
Noi che vediamo bambini o al massimo ragazzi i trentenni, come faranno quei diciottenni senza nessuna esperienza?
Oppure loro sono solo quell'Italia di allora?
Sono più duri, selezionati dalla povertà e più egoisti?
Senza nessuna catena d'amore a tenerli legati alle loro famiglie e molto più affamati di cibo?
Sapranno trovare l'amore dentro loro o si perderanno nel sottobosco del male?
Sentiranno la nostalgia di una carezza e sapranno fermarsi davanti a un sorriso?
Li guardo, sono in tanti, piccoli gruppi furtivi che si spostano velocemente lungo la via, un parlare alto quasi urlato, come a dire che ci sono, che esistono.
Chissà dove andranno a dormire stanotte.........


 
 

mercoledì 11 agosto 2010

COME CI CAMBIA LA VITA

cuore-acqua Pictures, Images and Photos


Stordita e incapace di pensare si ritrovò a camminare cercando la macchina.
Non aveva memoria, non sapeva cosa fare, solo un pensiero martellava dentro lei.
Un pensiero che rimbombava contro le pareti del suo cuore, urtava tra le costole come pugnalate per poi strizzarle le viscere facendola sussultare.
Finalmente trovò la macchina, come un automa salì, appoggiò la testa sul volante mentre un conato di vomito le saliva dalla gola secca.
Pensò di svenire, magari era un sogno, magari si svegliava nel suo letto accanto a Davide, l'avrebbe abbracciato raccontandogli l'incubo e avrebbero riso, si, doveva essere così, Dio Ti prego fa che sia così!
Ma le parole del medico dentro lei e la luce dell'insegna del Pronto Soccorso toglievano ogni illusione, era sveglia, non poteva scappare da nessuna parte.
Guardò il sacchetto di plastica che aveva buttato sul sedile e dal quale usciva la camicia di Davide, da lì aveva capito la gravità della cosa.
Certo al Pronto Soccorso erano attesi, come erano entrati c'era già un cardiologo ad aspettarli, ma questo non l'aveva spaventata, Davide era stato da un cardiologo nel pomeriggio il quale gentilmente lo aveva indirizzato in reparto per ulteriori esami, avrebbe telefonato lui ai colleghi.
Come falchi l'avevano attorniato, spogliato e attaccato al monitor mentre l'infermiera  prelevava il sangue per gli enzimi.
Lei seguiva tutto senza voler capire niente, si cantava una nenia muta, il suo cuore batteva forte contro le costole, mise una mano sul seno come a monito di quella fretta, cercò di vedere Davide tra quei camici bianchi.
Sembrava stanchissimo, pallido e con gli occhi chiusi, per un attimo ebbe paura, una paura folle, ma poi pensò che era tutto così assurdo, non poteva succedere a loro, loro no, loro avevano tanto da fare, stavano ancora costruendo la loro vita e poi la loro bimba aveva appena due anni!
Vide arrivare di corsa il tecnico del laboratorio, sentì l'abbaiare furioso del cardiologo mentre litigava con la caposala dell'Unità Coronaria, dovevano spostare un vecchio, subito, immediatamente, in Pronto Soccorso c'era un uomo di 40 anni sotto infarto e l'avrebbe portato su subito.
Ancora non voleva capire, ancora si guardava attorno quasi a cercare l'uomo che stava male, poi il medico la cercò con lo sguardo, a passi veloci le fu accanto e le tese la borsa con tutti i vestiti di Davide, l'aggredì con parole dure, lei che lavorava in ospedale non si era accorta che Davide era sotto infarto da tempo?
Lei cercò di parlare, balbettando cercava di giustificarsi, certo che l'aveva sospettato, per questo c'era stata la visita dal cardiologo, ma come si fa ad obbligare un uomo a fare determinate cose se lui non vuole?
Rincorse la barella fino alla porta che le fu chiusa in faccia, poi aspettò e aspettò ancora, alla fine si ritrovò in macchina riversa sul volante e schiacciata da quella orribile verità.
Davide era gravissimo, guidò piano fino a casa cercando le parole per comunicare ai suoi bambini l'accaduto.
Mentre spegneva la macchina,in quel preciso momento capì che la sua vita era cambiata, mai più sarebbe stata come prima, mai più sarebbe andata a dormire pensando che il domani sarebbe stato certo, alzò gli occhi verso il cielo e pregò.