Ma che casino sono riuscita a fare, però in qualche modo mi sembra di avere tutti i miei vecchi post anche su questa piattaforma.
Non è che ne sia entusiasta, non riesco a capire come funziona e non so quale casa sia meglio.
Mio figlio dice che è indifferente per gli amici, che una casa vale l'altra ma non ne sono convinta, mi ci vuole tempo per capire dove stare, intanto vado avanti così.
Ricordo quando ho iniziato su splinder è stata una sfida enorme per me, mai toccato un computer, oddio, vero che se non ci fosse Dario sarei naufragata subito.
Ricordo il colpo di fortuna nel trovare il mio template e l'intuizione nel postarlo, perfetto per me, l'emozione del primo commento, la ricerca affannosa del rendere bella quella mia casina.
Le mille cose messe dentro per poi toglierle e lasciare solo quello che veramente era mio, una "grotta" dove mi rifugiavo per scrivere di me, racconti sempre veri sotto tag bugiardi, per questo non voglio perdere niente.
Un testamento, ogni brano dice di me, di come sono e di quello che ero.
Un percorso lungo tanto la mia vita, basta leggermi per trovare il mio vero essere, certo chi non mi conosce può pensare che io sia una persona triste e buia, no, non sono così.
Sono una donna che sa cos'è e che cosa vuole, sono circondata da tanto amore e sono capace anche di darlo, magari in un modo non proprio giusto ma ne perdo anche per strada.
Non sono capace di essere indifferente al dolore altrui, se vedo una persona in difficoltà non riesco a girare la testa dall'altra parte, certo questo ha portato anche a dolori non miei, dolori che potevo evitare ma dentro me c'è tanto spazio.
Spazio per ogni sfumatura di sentimenti, l'amicizia e la consapevolezza dei propri sbagli, la tenerezza di una carezza, la difficile parola del perdono, il dare sempre un'altra possibilità, chiudere solo gli occhi e non il cuore a persone amate, l'accettarsi di non essere perfetti, capire le proprie mancanze e abbracciare ogni giorno ringraziando un Dio che ancora non conosco.
Anche ora è l'inizio di una nuova avventura, un progetto che mi stimola e che mi fa bene, spero solo di imparare in fretta....
Non è che ne sia entusiasta, non riesco a capire come funziona e non so quale casa sia meglio.
Mio figlio dice che è indifferente per gli amici, che una casa vale l'altra ma non ne sono convinta, mi ci vuole tempo per capire dove stare, intanto vado avanti così.
Ricordo quando ho iniziato su splinder è stata una sfida enorme per me, mai toccato un computer, oddio, vero che se non ci fosse Dario sarei naufragata subito.
Ricordo il colpo di fortuna nel trovare il mio template e l'intuizione nel postarlo, perfetto per me, l'emozione del primo commento, la ricerca affannosa del rendere bella quella mia casina.
Le mille cose messe dentro per poi toglierle e lasciare solo quello che veramente era mio, una "grotta" dove mi rifugiavo per scrivere di me, racconti sempre veri sotto tag bugiardi, per questo non voglio perdere niente.
Un testamento, ogni brano dice di me, di come sono e di quello che ero.
Un percorso lungo tanto la mia vita, basta leggermi per trovare il mio vero essere, certo chi non mi conosce può pensare che io sia una persona triste e buia, no, non sono così.
Sono una donna che sa cos'è e che cosa vuole, sono circondata da tanto amore e sono capace anche di darlo, magari in un modo non proprio giusto ma ne perdo anche per strada.
Non sono capace di essere indifferente al dolore altrui, se vedo una persona in difficoltà non riesco a girare la testa dall'altra parte, certo questo ha portato anche a dolori non miei, dolori che potevo evitare ma dentro me c'è tanto spazio.
Spazio per ogni sfumatura di sentimenti, l'amicizia e la consapevolezza dei propri sbagli, la tenerezza di una carezza, la difficile parola del perdono, il dare sempre un'altra possibilità, chiudere solo gli occhi e non il cuore a persone amate, l'accettarsi di non essere perfetti, capire le proprie mancanze e abbracciare ogni giorno ringraziando un Dio che ancora non conosco.
Anche ora è l'inizio di una nuova avventura, un progetto che mi stimola e che mi fa bene, spero solo di imparare in fretta....
POST VECCHI
13
dic
2011
La bimba era già a letto nonostante il sole battesse ancora sui vetri della finestra.
La mamma era stata categorica, "a letto presto presto, domani mattina ci si alzaa alle 5!".
Che avventura, pensava Lisa nascondendosi alla luce, il corpo avviluppato da coperte fatte a capanna attorno a lei.
Domani avrebbe preso il pulman e sarebbe andata a trovare i nonni!
Un viaggio lungo quasi una giornata, una storia da raccontare lunga lunga a compagne invidiose e antipatiche.
Pensando a loro quasi si dimenticava di chiudere gli occhi e di chiamare il sonno. sempre sorridendo scivolò nel sogno.
La sveglia trillò nel silenzio di casa, Lisa come una molla corse a prepararsi, bastò poco, tutto era già pronto, la mamma chiuse la casa e preso in braccio la sorellina più piccola si avviarono a piedi.
I loro passi rimbombavano per le vie deserte del piccolo paese, solo le rondini mattiniere come loro le guardavano passare stupite.
Già il sole spuntava dalle cime colorando di rosa le nuvole, Lisa era felice mentre guardava il grosso pulman fermo ad aspettarle.
Veramente non le stava aspettando, era l'ultima fermata il quel paese aggrappato alle montagne.
Un paese dove anche la strada si fermava contro il nulla, il pulman era l'unico mezzo per scendere alla civiltà.
Lisa scelse il posto vicino al finestrino, si sistemò con cura assicurandosi di potere vedere bene in ogni direzione, erano solo loro, tre femmine e l'autista.
Il via fu dato con uno strappo potente, Lisa rabbrividì, era fatta, era in viaggio!
Tutto era nuovo, gli alberi sembravano rincorrerla, non la volevano lasciare andare, per un attimo Lisa pensò di cadere nel buco che le si era formato dentro.
Un vortice di piacere e di ansia, il sobbalzare dell'autobus mentre girava quasi su se stesso in curve strette e costeggiate di dirupi faceva si che il respiro per un attimo smettesse di uscire.
Agrappata al finestrino ammirava il veloce scorrere del panorama, a ogni paese c'era la fermata e il pulman piano piano si riempiva.
Gente che andava al lavoro, Lisa li guardava con curiosità, sembravano già stanchi con vestiti vecchi e le mani callose messe a mò di cuscino sotto la guancia, qualcuno si addormentava.
Donne che andavano al mercato con i loro abiti migliori, sprofondate nei sedili a parlottare fra loro, sembravano delle pagnotte appena tolte dal forno, le guancie rosse per il piacere di quello che ancora non avevano visto ma che sicuramente avrebbero comprato.
Ragazzi che andavano a scuola, studenti come diceva la sua mamma, lei era una scolara, per essere studenti si doveva prendere il pulman e scendere a valle per le superiori.
Lisa osservava tutto e tutti, era la migliore avventura che mai avesse avuto e nemmeno immaginato e poi il viaggio era appena iniziato.
Arrivati a valle si doveva cambiare pulman, ad aspettarle c'era un pulman azzurro, a Lisa sembrò molto più bello e più grande, anche l'odore era diverso, non sapeva di polvere e di freddo, un profumo di cose nuove l'avvolse.
Anche le persone sembravano diverse, più allegre, più belle, Lisa sorrise sentendosi parte di un universo misterioso, tutto da scoprire e da "imparare".
Il pulman correva senza strappi, sembrava volare su una corsia fatta di bambagia, anche le macchine piccole e timorose sembravano scostarsi per lasciare libero il passaggio, quasi intuissero l'urgenza dell'arrivo.
Lisa guardava tutto, anche i vari saluti erano per lei novità ma alla fine la cosa divenne normale, come il parlare a persone sconosciute, mai fatto prima, la mamma sorrideva e partecipava ai discorsi.
Un parlare che spaziava dal tempo al cosa si faceva, discorsi brevi o lunghi a seconda delle fermate, un semplice arrivederci e l'uscita di scena, già, il pulman come un palcoscenico viaggiante.
L'idea del palco lasciò Lisa senza fiato, ecco cos'era, un teatro, un bellissimo teatro viaggiante!
Persone che per un'ora entravano nella tua vita e poi così, semplicemente se ne andavano regalandoti una manciata del loro vivere.
Tasselli di vite che facevano ricordi e voci, sorrisi e racconti che se belli si sarebbero raccontati, magari inventando un finale, magari rendendoli propri.
Lisa guardava quegli attori di vita e assimilava il diverso, anche i dialetti erano stranieri, decifrare le parole a volte era impossibile ma quante risate quando capiva il significato, a volte la mamma la zittiva, a volte rideva con lei amiccante e complice.
Le ore passavano veloci e la città le accolse con il suo caos, altro cambio di pulman, altro colore, giallo stavolta, un colore ridente che ben si addiceva a quel fiume incessante di auto.
Lisa stretta sul sedile guardava gli studenti stipati ovunque, tanti in piedi e tanti ammucchiati sui sedili, pochi parlavano, quasi tutti collegati a cuffie ascoltavano musica.
Il pulman non sembrava più un teatro ma una grande macchina con tanti manichini collegati a fili misteriosi, forse venivano alimentati attraverso quei fili.
Forse venivano indottrinati a nuove religioni, chissà, un esercito fatto di ragazzi che non si guardavano, non si parlavano ma che aspettavano nuovi ordini da un tiranno nascosto nelle loro cuffie.
Lisa guardò la mamma che con un semplice segno l'ammoni di stare zitta e le indicò con il mento la porta.
Mancava poco all'arrivo, a Lisa dispiaceva lasciare il viaggio, già, perchè un pulman continua a viaggiare, era fatto per questo, ma sapeva che ci sarebbe stato il viaggio del ritorno e questo la fece stare bene.
Raccolse il suo zainetto e si avviò piano verso l'uscita chiedendo scusa prima a bassa voce, poi quasi urlando a quegli alieni che si trovavano nel corridoio, a fatica raggiunsero la porta e scesero.
Toccare terra fu per Lisa una vertigine, si fermò a guardare il grosso pulman partire e rivide tutto e tutti, un grande palcoscenico sul quale tutti si è protagonisti e la vita è semplicemente la trama.
mercoledì 14 settembre 2011
VECCHI SOGNATORI
Una serata normale, un trovarsi attorno al tavolo a mangiare una pizza e a parlare.
Amici e complici, battute e risate, discorsi fatti d'affetto e di carezze negli occhi.
Fermarsi ad ascoltarsi e vedere ancora i sogni aleggiare in alto sopra noi.
Quattro persone "grandi" che si raccontano i progetti del fare domani, come se di domani ce ne fossero a iosa, che bello!
La risata parte gorgogliante per poi tramutarsi in uno scoppio di puro divertimento vedendo l'espressione di stupore degli amici.
Non capiscono, spiegarlo è come strappare un velo, è un ritrovare tutti quei progetti ancora addormentati, è un dirci che si, possiamo ancora realizzarli.
Chi dice che i sogni sono solo per gli adolescenti?
Noi non siamo mai invecchiati dentro, noi ancora crediamo di cambiare il mondo e ci riusciamo.
Sicuramente il nostro vivere è come lo abbiamo voluto noi, ci stiamo bene e ci ritroviamo simili in tante cose.
Caro il mio Boss, caro amico mio, gelosa non lo sono per l'affinità che ti avvicina a Dario anzi, mi fa bene vedervi parlare, ascoltarvi è bello, due adolescenti con i capelli grigi pronti a partire per qualsiasi giusta guerra.
Ogni giorno siamo in guerra, scindere le informazioni che ci riversano in continuazione addosso, capire quali sono le verità nascoste e restare noi stessi, non omologarci è l'imperativo.
Sappiamo che non si può combattere contro mulini a vento, è appunto questa consapevolezza che ci fa veri e forti, in fondo noi crediamo in tante Dulcinee, magari buttate per giorni o anni in cassetti scuri ma sappiamo che sono lì e che ci aspettano.
Ancora possiamo gioire di un tramonto, ancora possiamo piangere abbracciando un albero, ancora gridiamo grazie alla luna e ancora e ancora...... viviamo...
mercoledì 15 giugno 2011
ARRIVEDERCI...
L'estate è alle porte, i blog sembrano pianeti disabitati.
Case abbandonate con ragnatele comparse di domande vuote.
Fa male entrare e non trovare risposte, anche solo un buon giorno farebbe bene.
Mi giro e rigiro cercando un sorriso, poi mi accorgo che anch'io ne sono assente e mi fermo sorpresa.
Si, anch'io sono per altre strade, sono già via, passo per un saluto veloce, tanto per non far dimenticare che esisto.
Già sono altrove, seguo con lo sguardo l'evolversi di questa estate piovosa, già sono via.
Migrante in cerca di sole, di serenità, lascio il blog a quest'inverno, ora non voglio impegnarmi.
Altri soli mi attendono, sicuramente le mie emozioni troveranno sempre casa qui, culla ideale e diario di adolescente tarda.
Lacrime e sogni lanciati nel web come richiamo d'aiuto, tanto so che nessuno verrà in mia salvezza!
Ma anche grida d'amicizia, quella si che ne colgo a piene mani!
Guardo con tenerezza giorni andati e aspetto con serenità quelli a venire, ruota che fa ciclo di vita e mai delude.
Lascio a voi che passate un abbraccio grande, non un addio ma un arrivederci a tempi più generosi di convivenza e di affetto.
Vi lascio con la consapevolezza di avere avuto tanto, tantissimo da tutti voi e so che sicuramente non è un addio ma un arrivederci.
Con stima e affetto,
Cesy
Case abbandonate con ragnatele comparse di domande vuote.
Fa male entrare e non trovare risposte, anche solo un buon giorno farebbe bene.
Mi giro e rigiro cercando un sorriso, poi mi accorgo che anch'io ne sono assente e mi fermo sorpresa.
Si, anch'io sono per altre strade, sono già via, passo per un saluto veloce, tanto per non far dimenticare che esisto.
Già sono altrove, seguo con lo sguardo l'evolversi di questa estate piovosa, già sono via.
Migrante in cerca di sole, di serenità, lascio il blog a quest'inverno, ora non voglio impegnarmi.
Altri soli mi attendono, sicuramente le mie emozioni troveranno sempre casa qui, culla ideale e diario di adolescente tarda.
Lacrime e sogni lanciati nel web come richiamo d'aiuto, tanto so che nessuno verrà in mia salvezza!
Ma anche grida d'amicizia, quella si che ne colgo a piene mani!
Guardo con tenerezza giorni andati e aspetto con serenità quelli a venire, ruota che fa ciclo di vita e mai delude.
Lascio a voi che passate un abbraccio grande, non un addio ma un arrivederci a tempi più generosi di convivenza e di affetto.
Vi lascio con la consapevolezza di avere avuto tanto, tantissimo da tutti voi e so che sicuramente non è un addio ma un arrivederci.
Con stima e affetto,
Cesy
lunedì 30 maggio 2011
LUCCIOLE E URLA
Le urla sono finalmente fuggite, solo l'eco è rimasto tra le trame del tempo.
Urla come farfalle impigliate in reti di pensieri, colori di lucciole impazzite contro il barattolo di vetro.
Urla di voci chiassose, indifferenti al dolore di occhi colmi di lacrime.
Lucciole prese in una sera di maggio, notte magica a rincorrerle al chiarore di luna.
Fuochi fatui, promesse di gioia rinchiuse in scatole nere.
Come lanterne di fate non indicano nessuna strada, il bosco di notte fa solo paura.
Solo le urla trovano la strada, quella più corta, la maledetta!
Può sorgere la luna ma non sempre è luna piena.
Luna buona.
Luna nera fa paura, il silenzio ne è garante.
Anche il silenzio tace nel bosco, nemmeno un albero si scuote.
Silenzio fatto di pece, la volpe stanotte digiuna e danzano sole le streghe.
Sciamane sorelle dimenticate, solo le urla vi sono amiche, il vuoto che vi attornia fa casa.
La notte come ogni notte finisce, il sole sorge, resta solo il barattolo e le lucciole.
Nulla è più magico, nemmeno le lucciole, insetti neri senza più luce....
giovedì 19 maggio 2011
NIENTE PERDONO
La notizia le arrivò dopo giorni, ma le esplose dentro e fece male.
Era morto e sepolto, già la pioggia filtrava nella bara e il buio lo stringeva nell'abbraccio eterno.
Ancora e ancora non riusciva a perdonare, tutto il silenzio e il dolore che circondava quella sua piccola e immensa storia le tolsero il tempo ributtandola all'origine di quel dolore.
Una manciata d'anni, sei? Oppure di meno?
Non ricordava, sa solo che era primavera e con la mamma era andata per cicorie, che bello!
Era raro uscire da sola con la mamma, era bello, la mamma le insegnava posti segreti e le raccontava storie vissute da bimba.
Anche quel giorno era riuscita a far suonare il tarassaco cantando la canzoncina magica.
Sona sona bel fiurì, sona sona bel fiurì, fal per me bel fiurì, sona sona sul per me....
Era quasi sera, l'azzurro si infittiva di rondini chiassose e le cime erano oro puro, la salita era un mare verde punteggiato di fiori un vento dolce le accompagnava verso il paese.
La bimba era stanca, la bocca sporca e appicicosa del colore e del succo di fragole, sdraiata in quel mare d'erba, gli occhi appesi alle nuvole e il cuoricino aperto alla vita, era stanca e felice.
Felice di esistere, felice di vivere, ogni cosa era perfetta, anche il falchetto che volteggiava su di lei, certamente in cerca di una lepre o di un pollo, tutto era giusto.
Anche il ragazzo suo vicino di casa, una manciata d'anni più di lei era lì, seduto a guardare a valle.
Quante volte la bimba e il ragazzo avevano giocato assieme?
La mamma non si preoccupò, in paese tutti i bimbi erano fratelli, si avviò verso casa svelta già pensando alla cena, lasciò la bimba ai suoi sogni.
Sogni che diventano incubi!
La bimba non poteva sapere di curiosità malate, sa solo che di colpo il cielo sopra lei è diventato nero di paura, "l'amico" è diventato una bestia.
Con forza la preme contro l'erba alta, quasi soffoca in quel groviglio di steli e calore, cerca di diffendersi, il perchè non lo sa ma lo intuisce.
Una lotta silenziosa, inutile gridare, lo sa, mille mani che cercano di alzare la gonnellina, le sue manine che cercano di tenerla ferma, le mutandine quasi strappate e alla fine solo quella voce "sta ferma, voglio solo vedere come sei fatta".
Ricorda le lacrime che si fermano nelle orecchie, pozzi di vergogna.
Vergogna verso se stessa, lotta ancora e alla fine lui la lascia, vergogna verso lui, lo guarda negli occhi e sa già che mai e poi mai lo perdonerà, mai!
Sa che ha subito una violenza grande ma sa che non ne parlerà, il perchè è perso nel suo essere donna, sa solo che non si fermerà mai più da sola con un "amico".
Le rondini gridano e loro dicono tutto al mondo, ma il mondo continua indifferente.
Anche la mamma non si accorge di nulla, la cena è pronta ma la bimba non ha fame, cerca dentro di lei un pensiero per assolversi e per perdonarsi.
Tante sere d'estate sono passate, la bimba è diventata donna ma si è sempre portata quel segreto addosso, un male che sgorgava ogni volta che vedeva il "ragazzo".
Piccola e crudele donna anche lei, quando l'ha visto malato e in balia di un male lungo e incurabile ha gioito, ecco la giusta punizione ha pensato.
Una punizione per quello che lui le ha fatto, anche ora che sa che è morto quello che sente sono ancora i gridi delle rondini, anche ora il perdono non c'è....
Non c'era bosco, ma prati, non c'era buio ma sole non c'era un lupo ma un "amico", non era fiaba ma realtà..... forse.
Ma il perdono sicuramente no!
Era morto e sepolto, già la pioggia filtrava nella bara e il buio lo stringeva nell'abbraccio eterno.
Ancora e ancora non riusciva a perdonare, tutto il silenzio e il dolore che circondava quella sua piccola e immensa storia le tolsero il tempo ributtandola all'origine di quel dolore.
Una manciata d'anni, sei? Oppure di meno?
Non ricordava, sa solo che era primavera e con la mamma era andata per cicorie, che bello!
Era raro uscire da sola con la mamma, era bello, la mamma le insegnava posti segreti e le raccontava storie vissute da bimba.
Anche quel giorno era riuscita a far suonare il tarassaco cantando la canzoncina magica.
Sona sona bel fiurì, sona sona bel fiurì, fal per me bel fiurì, sona sona sul per me....
Era quasi sera, l'azzurro si infittiva di rondini chiassose e le cime erano oro puro, la salita era un mare verde punteggiato di fiori un vento dolce le accompagnava verso il paese.
La bimba era stanca, la bocca sporca e appicicosa del colore e del succo di fragole, sdraiata in quel mare d'erba, gli occhi appesi alle nuvole e il cuoricino aperto alla vita, era stanca e felice.
Felice di esistere, felice di vivere, ogni cosa era perfetta, anche il falchetto che volteggiava su di lei, certamente in cerca di una lepre o di un pollo, tutto era giusto.
Anche il ragazzo suo vicino di casa, una manciata d'anni più di lei era lì, seduto a guardare a valle.
Quante volte la bimba e il ragazzo avevano giocato assieme?
La mamma non si preoccupò, in paese tutti i bimbi erano fratelli, si avviò verso casa svelta già pensando alla cena, lasciò la bimba ai suoi sogni.
Sogni che diventano incubi!
La bimba non poteva sapere di curiosità malate, sa solo che di colpo il cielo sopra lei è diventato nero di paura, "l'amico" è diventato una bestia.
Con forza la preme contro l'erba alta, quasi soffoca in quel groviglio di steli e calore, cerca di diffendersi, il perchè non lo sa ma lo intuisce.
Una lotta silenziosa, inutile gridare, lo sa, mille mani che cercano di alzare la gonnellina, le sue manine che cercano di tenerla ferma, le mutandine quasi strappate e alla fine solo quella voce "sta ferma, voglio solo vedere come sei fatta".
Ricorda le lacrime che si fermano nelle orecchie, pozzi di vergogna.
Vergogna verso se stessa, lotta ancora e alla fine lui la lascia, vergogna verso lui, lo guarda negli occhi e sa già che mai e poi mai lo perdonerà, mai!
Sa che ha subito una violenza grande ma sa che non ne parlerà, il perchè è perso nel suo essere donna, sa solo che non si fermerà mai più da sola con un "amico".
Le rondini gridano e loro dicono tutto al mondo, ma il mondo continua indifferente.
Anche la mamma non si accorge di nulla, la cena è pronta ma la bimba non ha fame, cerca dentro di lei un pensiero per assolversi e per perdonarsi.
Tante sere d'estate sono passate, la bimba è diventata donna ma si è sempre portata quel segreto addosso, un male che sgorgava ogni volta che vedeva il "ragazzo".
Piccola e crudele donna anche lei, quando l'ha visto malato e in balia di un male lungo e incurabile ha gioito, ecco la giusta punizione ha pensato.
Una punizione per quello che lui le ha fatto, anche ora che sa che è morto quello che sente sono ancora i gridi delle rondini, anche ora il perdono non c'è....
Non c'era bosco, ma prati, non c'era buio ma sole non c'era un lupo ma un "amico", non era fiaba ma realtà..... forse.
Ma il perdono sicuramente no!
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VALENTINA
13
dic
2011
Ti amo, mamma.
Queste parole come musica le cantavano nel cuore, era sicura che le cose sarebbero andate bene ora.
Ora che vedeva sua figlia quasi serena, allungò la felpa e guardò Valentina togliersi la maglietta.
Il gelo invase di colpo il suo corpo e ogni musica sparì.
Restò immobile a fissare quei tagli fatti lungo il corpo, dove i vestiti coprono di più, tagli rossi, recenti e crudeli.
Valentina come una furia si girò urlando e si nascose nella felpa enorme, tutto ripiombò nel dolore.
Vane le promesse, vane le carezze, anche l'amore era inutile, anche pregare o il bestemmiare non sarebbe servito a nulla!
Valentina stava sprofondando in un pozzo nero e non voleva essere aiutata, voleva morire.
Come si fa a lasciare morire una figlia?
Come aiutarla se lei non vuole?
Anche l'abbraccio era una corda da cui scappare per non essere presa.
Presa dall'amore, ma Valentina voleva un altro amore e questo lei lo sapeva, maledetto amore sbagliato.
L'amore può essere un assassino, l'amore ti uccide se non ti ama.
Anche le lacrime sono inutili, sterili e senza sollievo, trovare soluzioni a volte è impossibile.
Ogni giorno è un rimbalzare su un muro, ogni giorno una cicatrice si aggiunge a quella precedente, non importa, si diventa insensibili e l'andare avanti diventa automatico.
Un vivere attorno a noi stessi, questo pensa, spiare quel dolore, capire se Valentina può portarlo, prendere speranza ogni volta che Valentina sorride, sentire il cuore balzare in gola quanto Valentina canta.
Domani sarà diverso, normale finalmente!
SI CAMBIA...
06
dic
2011
Cambiare costa molto, intermini di sicurezza poi...
Sarà che sono portata a vedere ogni angolazione del mio fare, anche traslocare un blog mi fa male.
Perdere amici mi rattrista, quasi 4 anni di splinder mi ha dato modo di conoscere diverse realtà, ho condiviso tanto con tante persone e ora ho paura a "saltare" su questa nuova piattaforma.
Non vorrei perdere nessuno, vorrei la mattina aprire questa casa e ritrovarci il buongiorno di Struzzino o la carezza di Annina, ma quello che so bene non sentirò mai più è il buon giorno di Barone, però vorrei poter passare sempre a casa sua per lasciare un saluto.
Stanze di vita comune, muri che si abbassano e che a volte diventano invalicabili, pensieri e urla che danno sfogo a lacrime amare, oppure scoppi di risate che nascono dal cuore.
Chi siamo noi?
Blogger, persone che vivono in questa dimensione cercando un messaggio lanciato da tanti altri, corde che danzano al suono di musiche che ci servono al momento.
Momenti allegri e momenti no ma sempre consapevoli di trovare consigli e incoraggiamenti, non ci si sente soli è questo la bellezza di essere un Blogger.
Non so se sarò capace di postare questi miei semplici pensieri ma devo pure iniziare a capire come funziona questa nuova casa.
Una casa grande e ancora molto vuota, fa quasi paura, la mia semplice baracca su Splinder era fatta su di me, ci stavo bene e avevo tutto quello che mi serviva ma ora si deve cambiare e allora forza Cesy....
Sarà che sono portata a vedere ogni angolazione del mio fare, anche traslocare un blog mi fa male.
Perdere amici mi rattrista, quasi 4 anni di splinder mi ha dato modo di conoscere diverse realtà, ho condiviso tanto con tante persone e ora ho paura a "saltare" su questa nuova piattaforma.
Non vorrei perdere nessuno, vorrei la mattina aprire questa casa e ritrovarci il buongiorno di Struzzino o la carezza di Annina, ma quello che so bene non sentirò mai più è il buon giorno di Barone, però vorrei poter passare sempre a casa sua per lasciare un saluto.
Stanze di vita comune, muri che si abbassano e che a volte diventano invalicabili, pensieri e urla che danno sfogo a lacrime amare, oppure scoppi di risate che nascono dal cuore.
Chi siamo noi?
Blogger, persone che vivono in questa dimensione cercando un messaggio lanciato da tanti altri, corde che danzano al suono di musiche che ci servono al momento.
Momenti allegri e momenti no ma sempre consapevoli di trovare consigli e incoraggiamenti, non ci si sente soli è questo la bellezza di essere un Blogger.
Non so se sarò capace di postare questi miei semplici pensieri ma devo pure iniziare a capire come funziona questa nuova casa.
Una casa grande e ancora molto vuota, fa quasi paura, la mia semplice baracca su Splinder era fatta su di me, ci stavo bene e avevo tutto quello che mi serviva ma ora si deve cambiare e allora forza Cesy....
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