domenica 24 ottobre 2010

KORA

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Sono ormai 14 giorni che non ho un attimo di respiro.
Uscire si casa è cosa da programmare, e sempre di corsa, insomma uno stress enorme.
Il giorno martedì 12 Ottobre Kora è stata operata  a Bergamo.
Era ormai da mesi che dopo una corsa o semplicemente dopo una camminata zoppicava vistosamente, all'inizio sembrava cosa da nulla ma a lungo la zoppia è andata aumentando.
I risultati delle radiografie hanno evidenziato una cosa assai più grave del previsto, rottura dei legamenti del ginocchio, assolutamente da operare al più presto possibile.
Anche i costi poi non sono da poco ma per Kora, ormai membro della nostra famiglia, questo e altro, l'importante è che vada tutto bene.
Photobucket Così individuata una clinica abbiamo prenotato la visita e concordato il tutto.
Così il martedì 12 come autista il mio amico Gigipaso (Bos Luigi) Dario Mara e Kora si sono recati a Bergamo.
Veramente io ero convinta che riportassero Kora a casa la sera stessa, ma così non è stato, confesso che nel vederli tornare da soli qualche lacrima è spuntata pensandola sola e abbandonata in una gabbia tutta dolorante.
Il mercoledì Kora è ritornata a casa, per me vederla così conciata è stato bruttissimo, sofferente e con un collare elisabettiano enorme, i suoi occhi mi parlavano della paura che aveva avuto di essere stata abbandonata, la sua gioia di essere a casa era pari alla mia.
Tutto era pronto per il suo rientro, anche la gabbia che gentilmente il mio vet. mi aveva prestato, la casa di Kora per un mese e più.
Farla entrare e poi rinchiudere il cancelletto è stata dura, ignorare i suoi pianti è stato straziante ma è cosa da fare.
L'operazione è molto complicata e per il buon esito Kora non deve caricare il peso sul ginocchio, naturalmente si porta fuori per i suoi bisogni, i primi 14 giorni sono stati molto pesanti.
Anche la terapia è stata impegnativa, 7 pastiglie mattina e sera, grosse e sicuramente dal sapore schifoso visto che già dal primo giorno Kora si rifiutava di mangiarle!
Trovare il modo di ingannarla non è stato facile, ora annusa tutto e mangia solo pezzettini piccolissimi, ma per fortuna abbiamo finito, ora solo mezza pastigliona al giorno e basta, meno male perchè non sapevo più cosa inventarmi.
Ora siamo arrivati a tenerla fuori dalla gabbia anche per 6/7 ore al giorno, distesa sul tappeto con uno di noi (quasi sempre io) a tenerla ferma, stamattina visto che è domenica abbiamo esagerato e l'abbiamo messa sul lettone.
Piano piano con precauzione l'abbiamo sollevata e messa sulle coperte e lei è impazzita dalla gioia, ho dovuto "placcarla" immobilizzandola e sgridandola forte, quando finalmente si è calmata ha dormito per ben tre ore accanto a Dario.
Anche ora è in sala sdraiata ai piedi di Dario e ronfa serena.
Photobucket A scriverlo sembra tutto facile ma non lo è per niente, quando siamo sole a casa e io devo fare altre cose lei inizia a piangere e io subito penso che ha un bisognino, sapete quante volte la porto in terrazza?
Lei serafica annusa l'aria e poi con occhi innocenti mi guarda e sembra quasi che mi sorrida ma di bisognini nemmeno l'ombra!
Si va avanti così per tutto il giorno, se poi ignoro i suoi lamenti inizia a ululare e la cosa non è bella per niente, ha ancora il collare e questo capisco che le sia penoso ma la ferita è lunga e i punti le verranno tolti solo martedi.
Ho pochissimo tempo per me ma non importa, l'importante è che lei stia bene e questo mi porta a dedicare a lei ogni attimo che posso.  

martedì 12 ottobre 2010

UNA STORIA BANALE

solitudine Pictures, Images and Photos Paola apri la busta lacerandola, troppa la fretta e la voglia di placare quella paura che da giorni le serpeggiava nella mente.
Il referto era scritto a macchina, i campioni erano tre, chiamati reperti A-B-C, corse alla fine e si bloccò.
Conclusione diagnostica citologica, A-B-C: atipie sospette per malignità.
Va bene, era iniziato il ballo.
Una danza fatta di lenti e valzer, sapeva che sarebbe stata solo una comparsa, non era lei la debuttante ma poteva aiutare suo padre nei passi più duri, non avrebbe permesso alla signora in nero di portartarglielo via senza lottare.
Ma ora la cosa più importante era imbastire una storia credibile per papà, non c'era tempo per fermarsi e ascoltare il suo dolore e la sua paura.
Ancora in ospedale fissò gli appuntamenti necessari, poi chiamò le sue sorelle e le convocò per il giorno stesso a casa sua.
Un pomeriggio di inizio dicembre, alla sera già si vedevano gli alberi illuminati e appesi ai balconi babbi natali infreddoliti aspettavano il Natale, chissà come sarebbe stato il loro di Natale.
Dare la notizia la rese più vera, stava succedendo a loro, incredulità e dolore, poi finalmente lo sfogo del pianto.
L'unione fa la forza, è vero, se poi uniamo anche l'affetto e la fiducia ci si sente forti e pronti a combattere il mondo, così Paola si sentiva mentre nel buio aspettava l'arrivo del sonno.
Spiegare a papà che doveva entrare in ospedale per ulteriori accertamenti fu dura, tante le sue domande, poche le risposte che Paola era disposta a dare, alla fine lo accompagnò in pneumologia  mostrando una serenità che era lontana anni luce.
Il ricovero era necessario per fare una biopsia e capire che tipo di tumore fosse per poi fare un piano di attacco, Paola sperava che il tutto fosse all'inizio, del resto gli esami precedenti erano tutti negativi.
Giorni su giorni, esami su esami, i medici non parlavano, bisognava ancora fare la biopsia.
Finalmente anche la biopsia fu fatta e i medici preferirono mandare a casa papà, appena l'esito sarebbe arrivato avrebbero chiamato Paola.
La cosa non le piaceva, si era ormai a metà dicembre, sapeva cosa succedeva in ospedale in quei periodi, ferie e malattie mettevano in ginocchio i reparti, e lei aveva fretta di sapere ....

mercoledì 6 ottobre 2010

STASERA SONO TANTO STANCA SCUSATEMI....


orror Ho trascorso gli ultimi due giorni in ospedale, ieri su una scomodissima sedia fuori da un reparto.
 Un reparto che so essere uno dei migliori della lombardia, ma che non ti da nessuna garanzia!
Stamattina alle 7 ero già la, e come non esserci?
La mia vita è la, legata da sempre a Dario, badate bene, non è una schiavitù, ma una libera scelta.
Da sempre le nostre vite vanno a braccetto, da sempre sappiamo che il respirare di uno è l'espirare dell'altro.
Mi spiace a chi non ci crede, vorrei con tutta l'umiltà che sento farvi capire il mio essere profondamente sicura di questo amore.
Sono tornata stasera, stanchissima e con la schiena a pezzi, ho aperto il computer e come una vigliaccata mi trovo un commento anonimo che mi ha fatto male.
Perchè colpirmi quando si sapeva della mia assenza?
Sicuramente un "amico" che mi segue, che sa il mio vivere, un essere che non ha nemmeno il coraggio di firmarsi.
Ma perchè?
A che scopo?
Non penso sia invidia, e di che cosa?
Del mio stare male?
Del mio essere piccina?
Una cosa sola conta, che Dario stia bene, tutto il resto non ha la minima importanza.
Solo una cosa so, quello che si semina si raccoglie!
Stai attento fratello, ne la luna, ne le stelle possono proteggerti, la falsità e la vigliaccheria non hanno idoli!
Mollami, non ti chiedo nulla, solo di andartene, non sfidare chi sa cos'è il dolore, a volte il vivere diventa difficile, non chiedere di più a Te stesso,
buona vita, spero per sempre!
Scusatemi ma stasera sono veramente stanca, tanto stanca....

venerdì 1 ottobre 2010

PERSONE IN DIFFICOLTà

solitudine Pictures, Images and Photos Non so perchè ma oggi faccio fatica a "ingranare" come casalinga, ho dentro immagini che mi fanno male, pensieri che girano attorno alle mille cose che devo fare.
Va bene, mi fermo  e provo a scrivere quello che sento.
Stamattina piove, una pioggia fine scende senza fare rumore, accarezza le foglie e le lascia colme di gocce trasparenti.
Tutto parla del sonno che sta invadendo questa nostra parte del mondo, l'autunno, tempo di remi in barca e di coperte calde.
Tempo di riflessioni e di serenità, mettersi sul divano e coprirsi con la coperta di Linus, dirsi che siamo bravi ma sopratutto sapere che saremo al caldo.
Stamattina ho capito veramente che per tante persone non sarà così.
Sentirlo dire dalla televisione è una cosa lontana, irreale, anche i barboni sembrano fotografati "apposta" per farti sentire in colpa.
Stamattina ho toccato con mano la realtà di questa verità nascosta.
Ogni mattina vado a camminare al parco, e è da quest'estate che vedo un signore sempre in bicicletta, quando gli sono a pochi metri si allontana pedalando con foga, strano, pensavo, un timidone.
Il parco è bello, tanto verde con un percorso vita, gli anziani del paese hanno unito delle panchine e trovato un tavolino, alle sei di mattina quando faceva caldo li trovavo già lì.
Lo scambiarsi il buongiorno era l'inizio normale della giornata, ma ora alle sei e mezza è ancora buio pesto e poi fa fresco, più nessuno arriva al parco.
Già, più nessuno, ma c'è sempre quel signore che scansa ogni buongiorno!
Questa mattina pioveva e il buio era ancora più fitto, sono arrivata con la musica sparata nelle orecchie a farmi compagnia, a passo veloce inizio il percorso e subito mi accorgo di un  fagotto davanti a me.
Rallento e cerco di capire, quando il fagotto si gira mi accorgo che è il signore che gira in bici, ha sollevato il tombino e tirato fuori altri fagotti!
Cerco di far finta di niente, gli passo accanto, lo saluto e non ricevo nessuna risposta, però mi accorgo che le buste contengono roba da mangiare.
Tutto di colpo mi è chiaro è un senza tetto, è una persona sola, ora capisco le buste lasciate da persone su quel tavolo, buste con frutta, biscotti, vino e pane.
Erano per lui, e io che pensavo che servissero a far merenda in compagnia!
Vorrei rincorrerlo, vorrei chiedergli tante cose, poi rifletto sulla dignità di quest'uomo, non ha mai chiesto aiuto, non ha mai voluto far sapere il suo essere solo, chi sono io per umiliarlo?
Magari anche solo chiedendogli se ha bisogno per lui è già male.
L'ho guardato spostarsi a ogni giro che facevo nella panchina più lontana, quasi a deliniare un territorio provvisorio, non potevo oltrepassarlo.
Con una tristezza infinita sono arrivata a casa e lungo la via ho visto un signore che distribuiva le guide telefoniche, ricordandomi di come era ridotta la mia mi sono avvicinata.
Il signore era distinto e gentilissimo, alla mia richiesta di volere un'altra guida e spiegando il perchè la mia era inutilizzabile mi ha rivolto un sorriso tristissimo.
Mi ha spiegato che era italiano, laureato e costretto a fare piccoli lavori come quello che stava facendo e che lo faceva con scrupolo.
Parlando mi ha raccontato un pò della sua vita concludendo che sperava in Dio per una fine rapida.
Confesso che sono rimasta malissimo, ho cercato di rasserenarlo ma il magone che sentivo era grande.
Sono salita in casa con la guida stretta al cuore e pensando alle tante realtà che ci sfiorano e per le quali non possiamo fare niente.
Tante vite che ci sfiorano lasciandoci un pensiero per tutta la mattinata e che ti costringono a scriverlo per fermare nel cuore quelle persone e sperare per loro un futuro degno di quel vivere a cui tutti noi siamo nati.