lunedì 30 maggio 2011

LUCCIOLE E URLA

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Le urla sono finalmente fuggite, solo l'eco è rimasto tra le trame del tempo.
Urla come farfalle impigliate in reti di pensieri, colori di lucciole impazzite contro il barattolo di vetro.
Urla di voci chiassose, indifferenti al dolore di occhi colmi di lacrime.
Lucciole prese in una sera di maggio, notte magica a rincorrerle al chiarore di luna.
Fuochi fatui, promesse di gioia rinchiuse in scatole nere.
Come lanterne di fate non indicano nessuna strada, il bosco di notte fa solo paura.
Solo le urla trovano la strada, quella più corta, la maledetta!
Può sorgere la luna ma non sempre è luna piena.
Luna buona.
Luna nera fa paura, il silenzio ne è garante.
Anche il silenzio tace nel bosco, nemmeno un albero si scuote.
Silenzio fatto di pece, la volpe stanotte digiuna e danzano sole le streghe.
Sciamane sorelle dimenticate, solo le urla vi sono amiche, il vuoto che vi attornia fa casa.
La notte come ogni notte finisce, il sole sorge, resta solo il barattolo e le lucciole.
Nulla è più magico, nemmeno le lucciole, insetti neri senza più luce....

giovedì 19 maggio 2011

NIENTE PERDONO

abuso Pictures, Images and Photos La notizia le arrivò dopo giorni, ma le esplose dentro e fece male.
Era morto e sepolto, già la pioggia filtrava nella bara e il buio lo stringeva nell'abbraccio eterno.
Ancora e ancora non riusciva a perdonare, tutto il silenzio e il dolore che circondava quella sua piccola e immensa storia le tolsero il tempo ributtandola all'origine di quel dolore.
Una manciata d'anni, sei? Oppure di meno?
Non ricordava, sa solo che era primavera e con la mamma era andata per cicorie, che bello!
Era raro uscire da sola con la mamma, era bello, la mamma le insegnava posti segreti e le raccontava storie vissute da bimba.
Anche quel giorno era riuscita a far suonare il tarassaco cantando la canzoncina magica.
Sona sona bel fiurì, sona sona bel fiurì, fal per me bel fiurì, sona sona sul per me....
Era quasi sera, l'azzurro si infittiva di rondini chiassose e le cime erano oro puro, la salita era un mare  verde punteggiato di fiori un vento dolce le accompagnava verso il paese.
La bimba era stanca, la bocca sporca e appicicosa del colore e del succo di fragole, sdraiata in quel mare d'erba, gli occhi appesi alle nuvole e il cuoricino aperto alla vita, era stanca e felice.
Felice di esistere, felice di vivere, ogni cosa era perfetta, anche il falchetto che volteggiava su di lei, certamente in cerca di una lepre o di un pollo, tutto era giusto.
Anche il ragazzo suo vicino di casa, una manciata d'anni più di lei era lì, seduto a guardare a valle.
Quante volte la bimba e il ragazzo avevano giocato assieme?
La mamma non si preoccupò, in paese tutti i bimbi erano fratelli, si avviò verso casa svelta già pensando alla cena, lasciò la bimba ai suoi sogni.
Sogni che diventano incubi!
La bimba non poteva sapere di curiosità malate, sa solo che di colpo il cielo sopra lei è diventato nero di paura, "l'amico" è diventato una bestia.
Con forza la preme contro l'erba alta, quasi soffoca in quel groviglio di steli e calore, cerca di diffendersi, il perchè non lo sa ma lo intuisce.
Una lotta silenziosa, inutile gridare, lo sa, mille mani che cercano di alzare la gonnellina, le sue manine che cercano di tenerla ferma, le mutandine quasi strappate e alla fine solo quella voce "sta ferma, voglio solo vedere come sei fatta".
Ricorda le lacrime che si fermano nelle orecchie, pozzi di vergogna.
Vergogna verso se stessa, lotta ancora e alla fine lui la lascia, vergogna verso lui, lo guarda negli occhi e sa già che mai e poi mai lo perdonerà, mai!
Sa che ha subito una violenza grande ma sa che non ne parlerà, il perchè è perso nel suo essere donna, sa solo che non si fermerà mai più da sola con un "amico".
Le rondini gridano e loro dicono tutto al mondo, ma il mondo continua indifferente.
Anche la mamma non si accorge di nulla, la cena è pronta ma la bimba non ha fame, cerca dentro di lei un pensiero per assolversi e per perdonarsi.
Tante sere d'estate sono passate, la bimba è diventata donna ma si è sempre portata quel segreto addosso, un male che sgorgava ogni volta che vedeva il "ragazzo".
Piccola e crudele donna anche lei, quando l'ha visto malato e in balia di un male lungo e incurabile ha gioito, ecco la giusta punizione ha pensato.
Una punizione per quello che lui le ha fatto, anche ora che sa che è morto quello che sente sono ancora i gridi delle rondini, anche ora il perdono non c'è....
Non c'era bosco, ma prati, non c'era buio ma sole non c'era un lupo ma un "amico", non era fiaba ma realtà..... forse.
Ma il perdono sicuramente no!


giovedì 5 maggio 2011

GRAZIE

A volte è veramente difficile capire cosa si vuole, cosa fare della propria vita.
Da bambina non avevo grandi sogni, l'importante era vivere.
Sembrerà assurdo ma non c'era la certezza del domani come non c'era mai un letto caldo d'inverno.
Si viveva così, già ero leggenda con la mia nascita a 7 mesi, io che camminavo a 9 mesi, uno sgrufolo piccino piccino che faceva pena alle donne della fontana.
Ancora adesso in paese trovo l'anziana che si ricorda con quanta forza mi fossi attaccata alla vita.
Vita fatta di giorni ricamati a catinelle verso anni più belli, ma tutti bagnati dal sudore del lavoro non sapendo che era lavoro.
Anche l'imparare a falciare un prato a 11 anni non sembrava peccato, altro che lavoro minorile!
Portare a casa il latte appena munto per la colazione del mattino era cosa da fare, non si giocava a bambole ma c'erano i fratellini fasciati a mummia da spupazzare.
Forse non si sapeva sognare, troppa era la realtà.
Bastava per riempire un'infazia e l'adolescenza, non c'era tempo per i principi azzurri ne per i ranocchi, bastavano i folletti e le fate del bosco.
Bastava la luna e il suo chiarore a fare piangere di gioia senza sapere il perchè.
E quel tremito dentro, quella voglia di andare "oltre", piangere su pagine lette di nascosto e scoprire così un mondo voluto.
Nascondersi ai margini e spiare la vita, chiudersi a riccio e aspettare il risveglio.
Capire che c'è sempre il tempo del vivere e del crescere e dell'amare.
E ci sono i sogni-verità, allora si possono lasciare i libri e entrare senza paura nella realtà.
Grazie vita, tu mi hai dato tanto, tantissimo, tutti i  miei sogni in una realtà concreta e vissuta.
Anche i dolori ne fanno parte, aiutano a restare a terra, mai volare troppo in alto, Icaro insegna l'umiltà.

Anche il tempo non ha età, è di nuovo maggio, ancora alla finestra osservo il vivere del mondo, le sue guerre e le sue fasulle promesse, come un miraggio la pace ci fa sognare.
Ma in fondo la pace non esiste, forse nella morte si concretizza, anche la parola stessa suona vuota.
Mi allungo pigra su questi giorni senza scopo se non il vivere e mi sento una miracolata, sto bene, vorrei che durasse all'infinito con tutti i miei problemi ma va bene così.
Ogni alba mi trova in pista, sempre cosciente della fortuna del nuovo giorno, anche stamattina ho incontrato un passerotto ai suoi primi voli di vita e se riesce a vivere lui....
Grazie vita, Grazie