martedì 28 aprile 2009

UNA NASCITA

amore


Il 28 Aprile di tanti, tanti anni fa, cadeva di domenica.

Una domenica importante per il piccolo paese di montagna, una piccola comunità in cui le stagioni di   Madre Terra scandivano il vivere e il morire.

Si festeggiava l’arrivo della primavera con grandi fuochi e balli per le strade.

 Ai bambini era dato il compito di correre per tutto l’abitato, chi trascinando grosse catene che di solito erano appese sui focolari domestici, altri coi campanacci (tolti per l’occasione alle mucche che ancora svernavano nelle stalle), martellavano col loro eco tutta la valle in risposta di altri suoni provenienti dai paesi vicini.

Una festa comune, dove tutti al calar del buio partecipavano con allegria, portando grosse fascine per alimentare i falò e intonare attorno ad essi cori di canzoni di cui ormai si è persa la storia.angeli

Non so se gli abitanti di allora fossero  coscienti di festeggiare Beltane, chiamata anche la notte di Valpurga, ma certamente sapevano che quella era la notte delle streghe!!!

Ma torniamo a “quella” domenica, il paese si stava preparando per la sera, tutto procedeva serenamente, nella piazza principale, dove sarebbe avvenuta la festa il fermento cresceva di ora in ora.

Su questa piazza si affacciava una casa, dentro una ragazza impaurita e incinta di 7 mesi.

Non capisce molto di che cosa le sta succedendo, sa solo che è troppo presto per la nascita del bambino; si chiama in fretta l’ostetrica della zona, (anche se si sa che ci vorranno ore prima che arrivi) a rassicurarla ci sono “le Anziane,” ma la paura e il dolore di non farcela è forte.

Il suo compagno non sa che fare, guarda con occhi colmi di tristezza il tutto, si sente in colpa, non può angeliportarla in nessun posto per alleviare la sua sofferenza.

Si sente uno straniero, non è del paese e non ha un lavoro, vivono di quel poco che lui riesce con piccoli lavori a reperire, ma sa che per il bambino è troppo presto per nascere, anche le Anziane di nascosto lo guardano scuotendo la testa.

La realtà si confonde con la fantasia, il travaglio dura a lungo, i rumori della piazza fanno da sfondo a urla di dolore, poi ecco il miracolo della nascita, una bimba.

Una bimba in miniatura, è talmente piccola che tutti  pensano che non sopravvivrà, sarebbe un miracolo!!

Non possono portarla in ospedale, il papà non ha la “mutua”, sarà quel che samorearà, non la vestono nemmeno, (non ci sono vestiti che le vanno bene) le fanno un vestito con la bambagia, anzi l’avvolgono nella bambagia e la mettono nella culla.

Alla mamma viene detto che non può assolutamente toccare la bambina mignon, ci penserà l’ostetrica una volta al giorno, quando passerà alla sera; tutti sono sicuri che la piccola morirà presto.

La madre è abituata alla morte, in paese è di casa, nei bimbi poi…..

Solo che la bimba piange con voce forte, vuole da mangiare, che fare?

La madre ha latte, il seno duole e il prezioso liquido esce da solo.

Non sapendo che fare ma ascoltando il suo cuore  va alla  culla della figlia e con cautela   lascia cadere goccia a goccia il latte nella piccola bocca,  sembra incredibile ma la bimba mangia!

Passano i giorni e  incredibilmente la bimba vive,  la madre non la prende in braccio ma ha tanto di quel latte che alimentarla non è un problema, anche se naturalmente non è facile .

Alla fine l’ostetrica da il suo verdetto, la piccola vivrà.

Ho raccontato questa vicenda perche è la storia della mia nascita, mi piace pensare di essere stata Photobucketaiutata a vivere da una fata o una strega, sento  ancora i loro poteri vegliare su di me, a mia volta “sento” , spiegarvi non posso, ma “so” e tanto basta a me. 


A mia volta ho dato vita a una bimba nata anche lei un mese “prima”, penso che la sua data di nascita dica tutto, Mara è nata la mattina alle ore 6 del 1/11/1991, una streghetta che adoro con tutto il mio cuore!!!!! 

Ultima cosa, io pesavo 1.800grammi con un asciugamano a mo’ di vestito!


Questo è il post scritto l'anno scorso, oggi mi sento pigra,

e ne ho ragione, sono più vecchia di un anno,

oggi è tutto per me,

buona giornata a chi passerà a trovarmi,

Cesy 

venerdì 24 aprile 2009

... RICORDANDO LO





.... ricordo confuso....

lo zio matto, perchè?

ricordo la bara, il suo viso fasciato ....

un suo amico di prigionia che mi prese in braccio,

io piccola bimba di 4 anni,

ricordo... anzi ... incubo..

mi schiacciò sul quadrante tagliato,

dove solo il viso del "zio matto" si vedeva...

impressa nella mia memoria da quasi 50 anni.. lui.

lo zio matto.

... quello che nei campi di concentramento ci ha lasciato la testa....

quello che non riusciva più a vivere...

a mangiare... ad amare ...

quello che quando la frana si staccò dal monte non fuggì ....

anzi ..

alzo la testa .... tutti lo videro,

e si mise a ridere ....

morì ridendo ....

certamente era una risata incredula ...

morire così .... semplicemente così ....

impensabile dopo tutti gli orrori visti .....

ciao zio Piero, ciao zio matto, sei ancora nel mio cuore ...




partigiani Pictures, Images and Photos
Zio Piero non era matto di suo, è stato tutto l'orrore che ha vissuto come combattente e poi come prigioniero a farlo diventare così.

Per lui la guerra non è mai finita, era nel suo cuore, non riusciva a vedere la "liberazione", troppi gli amici morti, troppe le botte e la fame.

Fantasmi abitavano dentro di lui, urla e dolore camminavano con lui, non era solo sotto la frana che l'ha ucciso, erano in tanti, tantissimi, tutti quelli che lui ha visto morire.

 



domenica 19 aprile 2009

RIPOSO


Sono tornata a casa con tanti bellissimi ricordi dentro di me.


Giornate passate solo per vivere, sembra una sciocchezza ma è la verità, a volte si vive senza farci caso, si respira e basta.


Io per 6 giorni ho respirato felice solo di farlo, consapevole del dono che stavo vivendo con il mio compagno di sempre, vivere per noi!


La domenica di Pasqua l'abbiamo passata sull'Argentario, in macchina piano piano abbiamo girovagato per strade impervie con attorno a noi solo gabbiani e  vento.


Avvolti dal profumo di rosmarino che cresceva ovunque ci siamo fermati a guardare il mare, uno spettacolo stupendo e unico.


Abbiamo pranzato in riva al mare, panini con prosciutto e bevuto birra direttamente dalla bottiglia, ci siamo stesi a riposare guardando pigramente il gioco delle onde.


Il lunedì ci ha visti turisti sul monte Amiata, ogni collina sembrava un mondo a se, ogni fazzoletto di terra era diverso dall'altro, mille fiori sembravano sbocciati solo per farci piacere.



La sera ci trovava a mangiare "toscano", solo sul  vino rosso avrei da ridire... troppo "pesante", (meglio il chiaretto del nostro Garda).


Martedì finalmente, Saturnia, le terme!!


A mollo per circa 4 ore, una beatitudine!


Mi sono cercata la vasca con le bolle grosse e non ne sono più uscita.


Poi dormire, tanto, un silenzio grande, perfino gli uccelli sembravano dormire con noi.


Mercoledì terme di Sorano, acque diverse ma beatitudine uguale!!  


Visitato tante piccole città, Pitigliano la più diversa, unica, intagliata nel tufo, Montemerano, Manciano, Sovana e tante ancora con una caratteristica uguali per tutte, BELLISSIME!!!!


Giovedì sera sono rientrata a casa, della serie, le cose belle non durano!


Ma ho dentro tutto, la simpatia dei gestori di Poggio Petrella, il calore del sole che ci è stato amico sempre, i colori di questa primavera che ci ha accompagnato dalla pianura Padana fino al mare e oltre, i sapori del cibo, tutto è chiuso dentro di me.



Anche ora che sto scrivendo sento il profumo di rosmarino.


Si, devo confessarlo, sull'Argentario ho rubato.


Abbiamo fatto uno scambio, a lui è rimasto un pezzetto del mio cuore, a me una piantina  che con il suo profumo mi riporterà sempre a lui.


 

venerdì 10 aprile 2009

... UN PENSIERO

Per chi passerà in questa casa auguro un mondo di serenità e pace,


a volte basterebbe poco,


veramente poco,


basterebbe solamente volerlo un mondo di pace,


cominciando dalla propria famiglia, a volte ci si perde in ripicche stupide e senza senso, gelosie e meschinità che sappiamo solo leggere nella vita altrui ma mai nella nostra!


Basterebbe mettersi dall'altra parte, intuire o almeno cercare di capire che c'è sempre un perchè,


ma a volte è un perchè che fa comodo solo a noi, distorciamo a nostro favore quello che vogliamo senza mai chinare il capo,


senza vedere che i nostri figli ci guardano,


inutile piangere davanti al dolore altrui se non si è capaci di perdonare il fratello.


Buona Pasqua, io me ne vado a zonzo per la bella Toscana,


arrivederci,


Cesy


sabato 4 aprile 2009

MAX

silenzio..e angoscia Pictures, Images and Photos

Era  mattina ma la notte invernale sarebbe stata ancora lunga, iniziava il turno alle 6 e intanto si godeva in silenzio il caffè della macchinetta dell'ospedale.


Era partita da casa in anticipo, come sempre, gli piaceva alzarsi per poter leggere due pagine così iniziava bene la giornata.


Dar da mangiare al pesce rosso che nel silenzio della casa addormentata la chiamava  con schiocchii fatti a pelo d'acqua la faceva sorridere.


E il profumo del primo caffè era fatto solo per ricordarle quanto fosse bello poter sentire che nel silenzio del suo piccolo mondo tutto andava bene.


Scese e  la nebbia l'avvolse come una ingombrante coperta, per fortuna a quell'ora le macchine erano poche, guidò piano, immersa in quel silenzio irreale fatto di bianco e buio.


Negli spogliatoi salutò ricambiata con cenni, quasi fossero senza voce delle colleghe, poi si avviò a prendersi il primo caffè della macchinetta.


Chissà perchè la sua preferenza andò alla macchinetta del piano della Pediatria, di solito era quello più affollato e lei lo evitava, ma quella mattina era deserto e così decise di fermarsi lì.


Fu mentre beveva piano il suo caffè guardando il buio fuori dalla finestra che vide vicino a lei, riflessa sui vetri quella donna.


Veramente la sua mente registrò che non era "nuova", era una figura che  vedeva spesso, cortesemente la salutò cercando un argomento banale per potersi accomiatare.


Fu sorpresa dalla reazione della donna, la quale scoppiò in un pianto fatto di singulti e gemiti, la bocca aperta  a mangiare l'aria che sicuramente non arrivava ai polmoni, scossa da un dolore che faceva paura.


Istintivamente l'abbracciò, non sapeva che fare ma sentiva che era solo  quello che poteva e doveva fare!


Solo un nome usciva da quella bocca devastata dal dolore, Max... Max...


Fu il suo essere donna che la portò a conoscere quella storia?


O fu un dolore giunto ad un punto non più sopportabile?


Divennero amiche e così seppe di Max, un bimbo biondo che pesava poco più di un lattante, Max che non aveva futuro, che non aveva mai avuto un futuro.


Era nato "male" strappato con il forcipe dal caldo corpo di sua mamma e mai nato alla vita.


Max che l'unica cosa che riusciva a fare da solo era respirare e basta!


Max un guscio vuoto, un viso inespressivo gli occhi di un azzurro cielo da far stare male chi vi cercava un sorriso.


Max che era meglio se moriva subito, per tutti, ma non per lei.


Lei  gli raccontava dell'altra sua figlia, del marito ormai etilista, del non vivere la famiglia, del suo sacrificarsi solo per Max, non chiedeva se era giusto, lo faceva e basta!


Un'amicizia dura, impegnativa, fatta di abbracci e di discussioni, per Max poteva  tutto, per gli "altri" niente.


Nulla per la figlia adolescente, rabbiosa verso la sua vita e verso quel fratello che le portava mia l'amore della mamma, niente per il marito che sapendo di aver perso due persone in una volta sola si era rivolto alla bottiglia.


Questo tutto per Max.


Max che "viveva" in un letto su misura, girato e rigirato in continuazione, Max sedato contro attacchi epilettici, Max a cui veniva dato da mangiare tramite un tubicino impiantato nello stomaco, Max a cui lei doveva aspirare il muco dalla gola, Max.....


Una sola domanda alla fine, perchè?


Lei guardando il "suo" Max rispose la sua verità,


"perchè lui mi muore, lo so che mi muore....."


Non seppe più che dirgli, pensò che la morte aveva già colpito nel cuore di una ragazza e di un uomo solo...