
In paese e fuori la chiamavano tutti "la strega", ma il suo vero nome era Domenica.
Da piccina aveva imparato tutto quello che si poteva imparare sulle erbe e radici che crescevano per tutta la vallata.
Come insegnanti le vecchie custodi, da sempre depositarie di antichi rimedi, contornati di misteri e amalgamati con paure che si perdevano nelle leggende tramandate di bocca in bocca attraverso gli anni.
La vita con lei non era stata generosa, sempre sola, viveva di quel poco che riusciva a trovare, d'estate raccoglieva funghi e legna, d'inverno si arrangiava con la canocchia della sua povera mamma, filava la lana per pochi soldi.
Tutti se potevano la evitavano, salvo chiamarla quando stavano male.
Certo, la mamma che si presentò alla sua porta quella sera, di norma voltava la testa al suo passaggio, ma ora non poteva ignorare il suo potere, anche se con paura, bussò alla porta.
"Menica, bisogna proprio farmi guarire il mio bambino"
disse con fare implorante la povera mamma, mentre dondolava con le braccia il suo piccolo, che continuava a piangere disperatamente.
La vecchia sdentata, ritta dinanzi al fuoco, stette impassibile e muta, non guardò nemmeno la donna che era entrata nel suo tugurio.

" Che vi ho fatto Menica di non rispondermi? Vi ho dato le patate, vi ho dato il lardo e il salame, se mi guarite il bimbo vi darò ancora qualche cosa".
La vecchia alzò il capo finalmente, e con una faccia di mistero e di paura disse:"il vostro Giacomo, Dora, mi ha detto "strega", e io quella parola non la voglio.
La Dora comprese allora: il suo bambino s'era ammalato perchè quello scavezzacollo di Giacomo, il primogenito, un maschietto dai dodici ai tredici anni, nel tornare dalla scuola s'era unito alla frotta di monelli che gridavano dietro alla Menica: "Strega! Strega!".
Intanto però la "strega" s'era rabbonita, aveva preso una scodella con dell'acqua pura, vi aveva messo del refe in forma di croce e biascicava non so quali preghiere sibilline.
Anche il bambino si quetava, e quando gli scongiuri furono finiti, Dora trasse di sotto al grembiule un cartoccio e lo diede a Menica, Menica lo prese senza dir parola, e l'altra se ne andò.

Così da tanti anni ella esercitava il suo mestiere superstizioso, che le faceva guadagnare un pò di pane....
Bella storia...
RispondiEliminaUn bacio per un bel w.e.
molto piacevole... buon fine settimana!
RispondiEliminabacio
charlie
come diceva il buon De Andrè..."dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori". un bacio
RispondiEliminaè una storia d'altri tempi...di quelle che si ascolterebbero volentieri davanti al camino in una sera d'inverno. Grande magia...ed incantesimo di mondi paralleli.
RispondiEliminaun sorriso
saggezza antica e magìa si mescolano nel tuo bel racconto e io ti auguro un bel week end.
RispondiEliminaun abbraccio :o)
Ancora oggi nei paesini sussistono alcuni personaggi bravi nei massaggi e nel calmare i dolori, ricordo con piacere una figura simile a Menica... si chiamava Nunziata... era molto brava nel calmare i dolori addominali...
RispondiEliminaciao carissima... ma lo sai che hai veramente un bel blog?!?...
Ah, però... Sei piena di sorprese!!
RispondiEliminaUn abbraccio :-))
Ark.
una bella storia , che sa di antico,anche se i pregiudizi verso i "diversi" , ancora ai nostri giorni , ci stanno avvelenando la vita. Dovrebbe insegnare qualcosa una storia come questa. O no?
RispondiEliminagrazie cesy ,un abbraccio
un pò inquientante ma affascinante;)
RispondiEliminaun bacio e buona Domenica(tanto per restare in tema):D
Ci sono ancora...e ti lascio un abbraccio..
RispondiEliminasei cara cesy a raccontare...tenera,
RispondiEliminaun caro abbraccio e una buona domenica...
Gio...
Che bella storia e che bel blog!
RispondiEliminaE' stato un piacere averti trovata. Un abbraccio e buona domenica da Lucia
Buona domenica sister, ora la mia casa pare funzioni di nuovo bene :-)
RispondiEliminaciao sister, un bacio! :o)
RispondiEliminaMi piacciono le favole :-)
RispondiEliminaBuona domenica...
Sai....
RispondiEliminaal paese in cui mi sposai tanti anni fà
abitava una vecchietta....e stava sempre in casa.......
Guardava solo fuori dalla finestra...diciamo sbirciava....era a piano terrà.......
Molte case del paese come quella di mia moglie....avevano un ballatoio tra le camere da letto e il bagno esterno quindi per accedervi si era in "bellavista".
La Nina..cosi' si chiamava guardava sempre.....ma era il suo unico svago....perchè era sempre sola.
Qualche volta andavo a trovarla con mia moglie era felice e ci offriva un cynar.
In realtà la Nina proveniva da una minoranza Rom.....e quando mia moglie da piccina....rischio' grosso...la Nina la guari'.....
ciao....bello il post...spesso le chiamiamo favole perchè appartengono a un mondo passato..ma sono esistite...
Mi piace questo racconto, la storia è piena di donne che furono messe al rogo per aver aiutato con le erbe. Streghe. Quanta ignoranza...
RispondiEliminaRue
Storie che non dobbiamo mai dimenticare...perchè siamo noi.
RispondiEliminaUna dolce domenica sera e un meraviglioso lunedì di festa!!
Un bacione Sister!! ;*
qui da me c'erano queste donne...se lo ricordano ancora...
RispondiEliminaun abbraccio
ma sei bravissima come scrittrice lasciatelo dire
RispondiEliminache bel racconto....magico direi
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