mercoledì 12 marzo 2008

...I RITI PER IL DIO SOLE ...

Il tema del sole è presente già dell’inizio della sua storia per il popolo camuno. Il nome etrusco è «catha» e ricorre a Saviore nella località Catacapra o Cazacapra, in cui accanto alla parola riferita al sole «cata» vi è capra, un termine che non niente a che fare con i caprini, ma piuttosto con il nome etrusco «capra», recipiente, urna funeraria sarcofago. Il nome ha un alto significato in quanto s’inserisce nel nome dell’Adamello e nella considerazione che gli antichi camuni avevano della Valsaviore costituita come unità. Accanto al culto del sole, un animale, portato proprio dai primi artigiani, è il cavallo, chiamato come «dam». Da un punto di vista della considerazione degli artigiani, che, comunque, avevano osservato la Valle dell’alto, il ghiacciaio del Pian di Neve si poteva vedere come un cavallo con la testa, corrispondente all’Adamello e la coda con il Carè alto. L’Adamello è quindi il cavalluccio, detto in modo affettuoso. Ma la considerazione degli artigiani contemplava anche l’altra parte delle montagne, in particolare il Re di Castello che aveva una struttura simile, considerata dal Passo di Campo. In questo caso le due catene potevano essere viste come i due o più cavalli che tiravano la biga del sole che spuntava, nelle diverse età dell’anno, proprio ad oriente della Valsaviore. Il racconto della biga del sole era collegato nella mitologia greca alla storia di Fetonte che, guidando il carro del padre, era caduto bruciato sulla terra. In questo racconto si può scorgere le paure caratteristiche del fonditore che teme di non riuscire a dominare il fuoco che egli stesso ha acceso. In questo senso Cathacapra era il sepolcro del sole che era precipitato col suo carro sulla terra. Non è possibile se il luogo fosse meta di cerimonie religiose.

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