Non pensavo di scrivere stasera, poi un PVT mi ha fatto cambiare idea.
é venerdi, dunque questa notte sarà lunga, troppo lunga per tante persone.
Lunga per i nostri ragazzi che andranno in discoteca.
Lunghissima per noi mamme che ad ogni suono di sirena che sentiremo
nella notte ci sembrerà di morire.

Sono tanti i ragazzi persi per strada, strade fatte di divertimento, credendosi invincibili, immortali.
Il ricordo mi porta a tanti anni fa, ricordo perfettamente tutto, il giorno, l'ora e il mio vedere e gestire la cosa come attraverso una lente al rallentatore.
Non è accaduto di notte, ma alle 16 pomeridiane, ricordo che ero in doccia, il telefono che suona, Dario che risponde, le poche frasi captate,
incidente... eliambulanza.... Brescia...
Poi l'incubo che continua, ricordo mia madre con una borsina con la camicia da notte, io che crudelmente le sbatto in faccia "se l'hanno portata via con l'elicottero non ha bisogno di pigiami".
La corsa agli Spedali Civili, io che lavoravo all'ospedale mi qualifico, mi fanno passare, la vedo, non è bianca è grigia, nel vedermi si agita ma non riesce a parlare, la rassicuro, poi mi fanno uscire.
Più tardi quando è stabilizzata e sedata, la portiamo in sala operatoria, se penso a quel momento ho ancora gli incubi, lei ventilata con l'ambo, il cardiolin fra le gambe, io e due infermieri che correndo spingiamo la barella lungo il tunnel che dalla prima rianimazione porta al satellite.

é ora di visite, il tunnel è pieno di gente che si ferma a guardarci con curiosità, forse capisce il dramma, ricordo che delle signore si fanno in segno della croce, il nostro gridare "VIA VIA" si perde in un silenzio assordante.
Troppo lunga raccontare questa storia, questa agonia durata 10 giorni.
Giorni vissuti su un divano di similpelle verde, in una stanza con persone che nel dolore, sono uguali a me, mamme e papà, perchè in prima rianimazione ci andavano i giovani, i più gravi.
Dalla "prima" ne escono pochi, li potevi vedere solo attraverso un monitor, due volte al giorno, ma nessuno andava via, potevono morire, ma se tu stavi lì non sarebbe mai accaduto!
Ricordo che per scendere non usavo l'ascensore ma la scala, così mi preparavo ad entrare di nuovo nella vita, dove ancora si rideva, si parlava a voce alta e si sognava.
Una scala di cui il muro era tutto pieno zeppo di frasi.
Parole che leggevi e che erano tue, sentivi quelle suppliche e capivi anche le bestemmie, frasi che dicevano " svegliati, SVEGLIATI, stai dormendo da troppo tempo" ... "APRI GLI OCCHI" ... "sono già 20 giorni che dormi, fuori è primavera" .... preghiere... nomi , urla fatte con matite e lo capivi che erano urli, perchè erano come quelli che avevi dentro tu.
Ogni giorno quando scendevo ne scoprivo dei nuovi, nomi, tanti nomi, gli anni no, quelli erano sempre 16, 18, 20, non arrivavano mai oltre i 30.
In quella maledetta sala ho scoperto come il dolore fa diventare fratelli gli uomini,come la speranza aiuta e ti fa aggrappare a qualsiasi cosa.
Ricordo l'invasione degli amici di quei ragazzi, adolescenti spaventati e piangenti, abbracciati a formare un muro contro il quale la morte avrebbe dovuto vergognarsi di esistere.

Ma la morte, si sa, non ha paura, così si è presa mia sorella, 26 anni.
L'incidente non è successo di notte, ma la ragazza che l'ha provocato era una ballerina, per il troppo sonno non ha visto la moto, non ha visto niente.
Ho un rimpianto, quello di non avere chiesto di entrare a trovarla,
la mia vigliaccheria è stata più forte dell'affetto, spero che lei mi abbia perdonato.
Mi manchi, ciao Antonietta.